Associazione Sajopp Onlus
Via San Gregorio, 12 Cassago Brianza
Via San Gregorio, 12 Cassago Brianza
ASSOCIAZIONE
Organizzazione della Festa di Tremoncino (o Festa di "Sajopp") nel mese di maggio. Valorizzazione del Mausoleo Visconti
(il ricavato della festa viene devoluto in beneficenza, ad esempio per adozioni a distanza).
SAJOOP SUI CAVALEE
Attorno alla chiesa di san Salvatore a Tremoncino si è sviluppata nei secoli scorsi una devozione a San Giobbe legata a doppio filo alla coltivazione dei bachi da seta e alla tradizionale fiera contadina che lì si svolgeva. Durante la festa di san Giobbe, il 10 maggio, venivano benedette le cosiddette “Maestà”, cioè delle immagini sacre che sarebbero state affisse nelle case contadine a protezione della coltivazione dei bachi da seta. Proprio lui, san Giobbe, era infatti invocato a protezione dei cavalé e dei bigàtt, cioè di quei preziosi bachi da seta e dei loro bozzoli che, dopo un duro ed estenuante lavoro pieno di sacrifici (le camere più belle e arieggiate della casa del contadino diventavano il luogo di allevamento dei bruchi!) permetteva ai contadini di ottenere delle entrate importanti in un’epoca in cui la vita nelle campagne era difficile. A Cassago le prime vendite di bozzoli o cavalé risalgono al Cinquecento. Probabilmente già allora il santo veniva invocato, come lo invocavano migliaia di contadini di tutta Italia, dalla Lombardia alla Calabria, dalla Toscana al Veneto.
Questo culto arrivava da lontano e precisamente dalla Palestina dove una rilettura dei racconti biblici in età medioevale, lo diffonde dapprima nel mondo panarabo, poi in quello iranico e infine, attraverso Venezia e il mondo greco, anche in Italia. Non è noto quando sia iniziato questo genere di attività nelle nostra campagne brianzole, ma nella seconda metà del Seicento era sicuramente già molto fiorente, ma un tempo fu sicuramente una coltura assai sfruttata e certamente diffusa, (si pensi solo all’esempio di Como, e alla fama delle sue industrie seriche), coltivazione che, si racconta, fosse stata incoraggiata ai tempi di Ludovico il Moro, tanto che la pianta del gelso, delle cui foglie si nutrono i bachi, in lingua dialettale in alcune zone veniva chiamata Moroni.