L’ecocardio e la Bmw del 118. Storielle di sanità lombarda
Caro direttore,
ti racconto due brevi storielle con le quali altrettanti amici mi hanno curiosamente intrattenuto a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro e che ho pensato potessero interessarti.
Il primo che deve prenotare in sessanta giorni una ecocardiografia, chiama il numero unico regionale. Gli risponde una gentilissima signorina con accento marcatamente siciliano. Lui va matto per le colorite parlate d’Italia e pur di ascoltarne una che gli garba molto fa mille domande a chi sta dall’altra parte, solo per amor d’inflessione. Lei non si sottrae, sono giornate poco dense di lavoro: chi può sta lontano da un ospedale. Dopo aver raccontato che risponde dalla provincia di Catania, il mio amico pensa al mare e quasi si dimentica della sua visita.
Lo riporta alla realtà la centralinista che con garbo estremo fa capire che è il caso di procedere. Ma da qui in poi è un’antologia di ostacoli. A Vimercate nessuna disponibilità, a Monza non se ne parla, a Lecco e Merate si va a aprile 2021, quando il cuore chissà che fine avrà fatto. Anche allontanarsi dai nostri lidi non coglie nel segno: al Policlinico di Milano il primo posto è il 15 ottobre 2020, al Sant’Anna di Como l’8 febbraio 2021.
Ma lui è un ficcanaso che ha cieca fiducia nel distanziamento fisico e nell’uso delle mascherine ed è disposto addirittura a spingersi in Valseriana, ma nettampoco gli tornerebbe utile. Al Locatelli di Piario c’è una disponibilità ed è a luglio 2021, come al glorioso Papa Giovanni XXIII di Bergamo, solo al Pesenti di Alzano va meglio.
Però ogni problema si dissolve quanto spuntano le agende delle strutture convenzionate. All’Istituto Sant’Ambrogio di Milano in sei giorni si fa l’esame, al Valduce di Como addirittura in cinque, al San Carlo di Milano ci si spinge un poco più in là, a fine giugno, ma niente a che vedere con i tempi biblici del pubblico.
Il mio amico, che pure è digiuno di queste faccende, si domandava nondimeno perché la sanità pubblica dà una risposta lenta e fiacca, mentre quella convenzionata pronta e scattante. E si rispondeva che forse c’è una volontà precisa, un disegno chiaro, di agevolare la seconda.
Giulio Gallera, assessore regionale al welfare,
e Luigi Cajazzo direttore generale al Welfare di Regione Lombardia
L’altra storiella attinge allo stesso pozzo della sanità. Ma questa volta è solo la pubblica al centro della chiacchierata a distanza con l’altro amico. Mi riferisce che gira voce in città che uno di alti dirigenti regionali, per fare ritorno alla sua vistosa villa in frazione e poi recarsi sul luogo di lavoro, utilizzi una Bmw i3 fiammante, con catarifrangenti del soccorso sanitario e lampeggianti blu, di quelle che usano solo i medici del 118 per sfrecciare sui luoghi di incidenti dove l’ambulanza non basta e serve un surplus di competenza. Sono belle e lucenti, scattanti e snelle, hanno una ripresa da brivido e una linea accattivante, anche se costano un occhio della testa. Soldi ben spesi, mi dice l’amico. Ma non è per niente chiaro il motivo per cui una di queste belle auto raggiunga spesso Merate, e men che meno quale sia il surplus richiesto a casa del dirigente e la frequenza con cui ciò accade. L’unica certezza è che medico non è.
Ho pensato un po’ alle due storielle e ho ricavato la stessa morale: la sanità lombarda, dopo tanto tempo, dovrebbe cambiare testa.
ti racconto due brevi storielle con le quali altrettanti amici mi hanno curiosamente intrattenuto a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro e che ho pensato potessero interessarti.
Il primo che deve prenotare in sessanta giorni una ecocardiografia, chiama il numero unico regionale. Gli risponde una gentilissima signorina con accento marcatamente siciliano. Lui va matto per le colorite parlate d’Italia e pur di ascoltarne una che gli garba molto fa mille domande a chi sta dall’altra parte, solo per amor d’inflessione. Lei non si sottrae, sono giornate poco dense di lavoro: chi può sta lontano da un ospedale. Dopo aver raccontato che risponde dalla provincia di Catania, il mio amico pensa al mare e quasi si dimentica della sua visita.
Lo riporta alla realtà la centralinista che con garbo estremo fa capire che è il caso di procedere. Ma da qui in poi è un’antologia di ostacoli. A Vimercate nessuna disponibilità, a Monza non se ne parla, a Lecco e Merate si va a aprile 2021, quando il cuore chissà che fine avrà fatto. Anche allontanarsi dai nostri lidi non coglie nel segno: al Policlinico di Milano il primo posto è il 15 ottobre 2020, al Sant’Anna di Como l’8 febbraio 2021.
Ma lui è un ficcanaso che ha cieca fiducia nel distanziamento fisico e nell’uso delle mascherine ed è disposto addirittura a spingersi in Valseriana, ma nettampoco gli tornerebbe utile. Al Locatelli di Piario c’è una disponibilità ed è a luglio 2021, come al glorioso Papa Giovanni XXIII di Bergamo, solo al Pesenti di Alzano va meglio.
Però ogni problema si dissolve quanto spuntano le agende delle strutture convenzionate. All’Istituto Sant’Ambrogio di Milano in sei giorni si fa l’esame, al Valduce di Como addirittura in cinque, al San Carlo di Milano ci si spinge un poco più in là, a fine giugno, ma niente a che vedere con i tempi biblici del pubblico.
Il mio amico, che pure è digiuno di queste faccende, si domandava nondimeno perché la sanità pubblica dà una risposta lenta e fiacca, mentre quella convenzionata pronta e scattante. E si rispondeva che forse c’è una volontà precisa, un disegno chiaro, di agevolare la seconda.
Giulio Gallera, assessore regionale al welfare,
e Luigi Cajazzo direttore generale al Welfare di Regione Lombardia
L’altra storiella attinge allo stesso pozzo della sanità. Ma questa volta è solo la pubblica al centro della chiacchierata a distanza con l’altro amico. Mi riferisce che gira voce in città che uno di alti dirigenti regionali, per fare ritorno alla sua vistosa villa in frazione e poi recarsi sul luogo di lavoro, utilizzi una Bmw i3 fiammante, con catarifrangenti del soccorso sanitario e lampeggianti blu, di quelle che usano solo i medici del 118 per sfrecciare sui luoghi di incidenti dove l’ambulanza non basta e serve un surplus di competenza. Sono belle e lucenti, scattanti e snelle, hanno una ripresa da brivido e una linea accattivante, anche se costano un occhio della testa. Soldi ben spesi, mi dice l’amico. Ma non è per niente chiaro il motivo per cui una di queste belle auto raggiunga spesso Merate, e men che meno quale sia il surplus richiesto a casa del dirigente e la frequenza con cui ciò accade. L’unica certezza è che medico non è.
Ho pensato un po’ alle due storielle e ho ricavato la stessa morale: la sanità lombarda, dopo tanto tempo, dovrebbe cambiare testa.
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