Casatenovo R-Esiste: i santi protettori della 'vita contadina' tra vie e cascine

Il documentario Casatenovo R-Esiste è arrivato all’ultima puntata, dal titolo “I Santi protettori della vita contadina”. Lo scorso sabato è andato in onda il terzo e ultimo capitolo del documentario storico che ha fatto luce su alcuni segreti e aneddoti nascosti del territorio casatese. Il lungometraggio è stato realizzato nell'ambito dell’iniziativa “Casate a un metro da te”, dall’assessorato alla cultura del Comune di Casatenovo, la Proloco, Atonga, con il contributo della Fondazione Cariplo e in collaborazione con l’associazione Sentieri e Cascine e AFCB.


Se nella precedente puntata si era parlato di alberghi e osterie più o meno antiche, con la terza puntata Michele Lavelli, voce narrante nella ricostruzione storica, indaga quali erano e come venivano rappresentati i santi protettori della vita contadina di un tempo. Con l’aiuto di Aldo Villa e Francesco Biffi, facenti parte dell’associazione Sentieri e Cascine, ha ricostruito una parte di storia che rischiava di venire dimenticata.


Fino agli anni 60 del secolo scorso, Casatenovo era diviso in frazioni e cascine. Le persone frequentavano la chiesa nei giorni festivi, mentre nei giorni feriali tendevano a pregare vicino alle loro dimore, sotto ai portici, lungo le vie, nelle corti o nelle cascine. Proprio in questi luoghi venivano raffigurati immagini di Santi o della Madonna. I motivi della pregheria spaziavano dalla richiesta di protezione personale, per la propria o altrui salute, per gli animali, o ancora dalle pestilenze ed epidemie.

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La prima immagine sacra significativa che il documentario affronta è la Madonna Addolorata della Ca’ Rossa, così definita per via della croce che trafigge la donna e per le croci del Calvario sullo sfondo. Costituisce una rappresentazione sacra a cui sia gli abitanti del paese, sia quelli dei paesi vicini, erano molto devoti e si pensava facesse delle grazie.


Un’altra icona importante di Casatenovo si trova all’entrata del Cimitero, dove è raffigurata la Madonna del Carmine, che è anche la protettrice del paese. Si tratta di una rappresentazione particolarmente rara per la presenza dello scapolare, cioè di due ritagli di cotone che venivano e vengono tutt’ora portati al collo dalle persone che ritengono che il sabato seguente alla loro morte, saranno portate dal Purgatorio al Paradiso. Questa decorazione costituisce una parte dell’abito religioso indossato dai monaci.


A Galgiana, invece, è conservata la statua della Madonna Immacolata, che costituisce una delle rappresentazioni più venerate. Precedentemente era posta su un edificio che invadeva l’attuale sede stradale, in quella che una volta era definita “la strencia”, cioè la strettoia, tanto che neanche lo stendardo del paese riusciva a passare se non di traverso.




Una volta trattato del culto mariano diffuso ampiamente lungo le vie del paese, Michele Lavelli spiega i cambiamenti a cui le vecchie cascine sono andate incontro a partire dalla seconda metà dell’800. Infatti, corti ed edifici rurali vennero risistemati per essere adattati alle nuove esigenze di un’agricoltura sempre più moderna e in funzione della bachicoltura che cominciava a dare i primi frutti. Numerose sono le immagini sacre custodite tra le mura della Cascina Gemella, tra cui la Madonna di La Salette, apparsa nel 1846 a due pastorelli nei pressi della suddetta località.


Per di più, quest’ultima è stato oggetto di una specie di miracolo: quando durante il Novecento il nuovo proprietario aveva imbiancato la parete, chiudendo la visione dell’immagine, questa è misteriosamente riapparsa, scrostando il muro stesso e portando la gente a gridare al miracolo. Molti dipinti sacri sono purtroppo andati persi, ma alcuni come le due Madonne Immacolate della Cascina Bracchi sono state staccate dalla parete, prima dell’abbattimento, e restaurate.


Una grande parte dei protettori dei contadini è costituita dai Santi, raffigurati all’interno delle stalle o sotto numerosi portici. Tra questi si ricorda Sant’Antonio Abate, monaco egiziano vissuto tra la fine del 200 e il 300, che proteggeva dagli incendi, che potevano significare la carestia per intere cascine.


Un’altra figura sacra venerata dai contadini, nonostante non fosse riconosciuto dalla Chiesa come un santo, era Giobbe, rappresentante della pazienza e protettore dei bachi da seta. Infine, molto importante erano le raffigurazioni di San Sebastiano sotto i portaci e soprattutto nelle stalle. Quest’ultimo costituisce il protettore dalla peste e da tutte le altre epidemie. I dipinti venivano prodotti da alcuni pittori di strada, che in cambio di vitto, alloggio e a volte qualche soldo, realizzavano le rappresentazioni sacre.
Martina Bissolo
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