Oggiono: cosa significa essere orfani? Lo racconta, con ironia, Nicola Bizzarri a teatro

Uno spettacolo per raccontare la propria condizione di orfano, attraverso l'ironia e i parallelismi con i supereroi dei cartoni animati d'infanzia. Non un argomento semplice per realizzare uno spettacolo teatrale; ancora meno se si tratta di un'autobiografia. É stata la sfida di Nicola Bizzarri, che sta portando in giro per i comuni del lecchese questo prodotto.

Nicola Bizzarri

Nicola, 37 anni, è nato ad Oggiono e durante l'infanzia ha perso entrambi i genitori, crescendo con gli zii e la sorella. Poi, dopo il collegio, a 18 anni è andato a vivere da solo e si è allontanato dalla Brianza per studiare al teatro Arsenale di Milano dove si è diplomato. A Oggiono ha fatto rientro qualche anno dopo, dove ancora oggi risiede e lavora come attore, regista e insegnante di teatro a Stendhart.

Alcune immagini dello spettacolo ''SuperHero''

"SuperHero" è lo spettacolo in cui narra di una parte di sé, forse la più intima: "È un lavoro autobiografico, di esperienza personale, altrimenti non avrei osato trattare un tema delicato - ha confessato Nicola - Ho trovato le note giuste per raccontarlo in modo ironico, inserendo anche esperienze buffe. Sono orfano da quando ho 10 anni e, relazionandomi con il mondo, mi sono trovato in alcune situazioni che ho trovato ideale inserire nello spettacolo: ho messo da parte materiale e ricordi. Nello spettacolo si crea un'altalena emozionale: si passa da una situazione profonda, mai drammatica a risvolti comici e ironici".
La messa in scena, di 45 minuti, prevede un monologo del protagonista che viene affiancato da due ballerine, Loredana Mazzoleni e Marta Milesi. Oltre alla coreografia, le due donne fanno da appoggio in alcuni dialoghi e sono servi di scena.
La scelta del monologo è dovuta al fatto che è tutto è nato "da riflessioni personali: non avrebbe potuto essere altrimenti. Le parole sono pesate e cariche di significato".


Come lo stesso titolo dell'opera accenna, c'è un riferimento ai super eroi dei cartoni animati come Batman, Peter Pan, Dumbo, anche loro orfani. "Tanti super eroi - ha proseguito Nicola - sono orfani e in loro nasce un senso di rivalsa. L'infanzia difficile scaturisce nell'adulto con una sete di vendetta e di giustizia. Nel fumetto il supereroe ha un nemico da combattere, ma io no".
Lo spettacolo, dopo il debutto nel 2018 a Teatro invito, è stato rivisto in alcune parti. "Dopo la prima, ci sono state grandi emozioni ed entusiasmo. C'è stato anche il sentirsi nudi, un sentimento che poi però è andata via. Intanto ci ho lavorato ancora sopra. È un azzardo portare in scena questo tema, soprattutto nel momento in cui devi vendere spettacolo e non hai un nome - ammette Nicola - Per parlare di te stesso o hai una storia valida o risulta essere un lavoro egocentrico piuttosto che forzato. Io, invece, mi sono sentito di coinvolgere gli altri, anche se la gran parte degli spettatori non è orfana. Nel testo infatti, si parla anche di affetto, di amicizia, di relazione con il mondo. È una storia bella e interessante, quindi ho sentito giusto raccontarla agli altri e non tenerla solo per me. In un orfano la morte è il primo giorno, poi c'è la vita e c'è molto altro al suo interno".
Nelle sue parole è ricorrente una linea di demarcazione netta tra un prima e un dopo. "Il lutto è una tragedia della vita. Di sicuro le tragedie possono creare lo spazio per diventare super eroi, quindi tutti possono diventarlo. Io - scherza - la notte metto la maschera e salgo sui tetti di Oggiono".


Lo spettacolo è parte del processo personale per superare una ferita, un vuoto che non sarà mai colmato. "Vedo persone che subiscono per tutta la vita il trauma, in realtà bisogna superarlo. Lo spettacolo fa parte di questo processo, per andare oltre e guardarmi dall'esterno. Il messaggio che voglio far arrivare è mostrare il modo in cui "si supera" la gente che si ritiene morta. Lo spettacolo parla di morte e di vita, anche perché sono due facce della stessa medaglia e una dà valore all'altra".
Lo spettacolo, per chi vorrà vederlo, andrà in scena sabato 29 a Molteno.


Nel frattempo, Nicola sta portando avanti un progetto sulla Divina Commedia in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri che ricorrerà nel 2021. "Sto lavorando sulla Divina Commedia in modo leggero, senza la pretesa di raccontare e spiegare il significato, ma accompagnandola con il vino. È una formula nuova per presentare il testo a un pubblico meno impegnato, ma non si vuole schernirla: ci saranno momenti culturali e altri di alto apprezzamento di vino". Nello specifico verranno lette alcune terzine di alcuni canti, scelti per accompagnare l'assaggio dei vini con i consigli dell'enologo Luca Redaelli che si occuperà anche delle note di violino in sottofondo. Il debutto è in programma per il primo fine settimana di settembre a Robbiate.
Michela Mauri
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