Cassago: il coronavirus in paese e a Cuba attraverso due testimonianze d'eccezione

Siamo immersi nel racconto compulsivo del coronavirus da svariati mesi ormai, eppure per tante persone rimane un racconto indiretto, mai vissuto in prima persona o da persone vicine, ma sempre da terzi. Sul giornalino della parrocchia di Cassago è invece comparsa una testimonianza personale, di un membro della comunità, che parla della sua lotta contro il coronavirus.
Il suo racconto è particolarmente interessante perché ricorda quei primi momenti di confusione, quando iniziavano ad essere istituite le zone rosse e la paura dilagava.
Il cassaghese è stato il primo caso noto di paziente affetto da Covid19 nella provincia di Lecco. Dopo essere stato ricoverato all'ospedale di Lecco il 24 febbraio, è iniziato il lungo periodo di ricovero che lo ha portato a sottoporsi a dodici tamponi, di cui otto a Lecco, mentre 4 all'ospedale di Sondalo, dove è stato poi trasferito. Il paziente ha passato tre settimane di ricovero a Lecco, in cui, dopo i primi giorni, poiché asintomatico, i medici si accertavano della sua condizione fisica per mezzo del telefono. Dopo i primi otto tamponi, che hanno dato tutti esito positivo e dopo essersi sottoposto a cure sperimentali che non hanno dato l'esito sperato, è stato traferito all'ospedale di Sondalo. È proprio qui che il cassaghese si è reso conto della tragicità del virus e di quanto fosse distruttivo, avendo visto persone sintomatiche e asintomatiche perdere la
Don Adriano Valagussa
vita. Il ragazzo ha ammesso di essersi rivolto a Dio e alla sua fede per superare il difficile momento capitatogli.
Un'altra personalità conosciuta a Cassago ha raccontato, invece, come Cuba ha fronteggiato il virus: l'ex parroco don Adriano Valagussa ha scritto una lettera nelle scorse settimane, pubblicata poi sul giornalino parrocchiale nel numero di ottobre. Verso la fine luglio, nella zona orientale dell'isola si era entrati nella fase 3, ma la popolazione si trovava a dover combattere anche contro il dengue, contratto da don Adriano, che fortunatamente è guarito. Il resoconto da oltreoceano però riguarda più dinamiche sociali e religiose. Infatti, mentre il covid-19 continuava inarrestabile a mietere vittime, il governo chiedeva di continuare a produrre e a coltivare, ma molte persone si rifiutavano di farlo, continuando a provvedere semplicemente per il sostentamento della propria famiglia. A ciò si è aggiunto il proliferare di un'economia illegale per reperire i prodotti di prima necessità, a cui il governo ha risposto imponendo in alcuni negozi di pagare con il bancomat, portando ad una ancora più accentuata segregazione dei più poveri, che non possono permettersi il bancomat. Per questo, la presenza e l'aiuto della comunità parrocchiale si è fatta più importante nel paese di don Adriano, che ha invocato una chiesa che sappia intercettare il bisogno latente dell'uomo, in modo che sia più semplice salvare la persona, rosa da quella mancanza.
Don Adriano ha riscontrato l'attenzione del governo nel porre rimedio alle situazioni più precarie e difficili, ma sembra che alle persone, che arrancano per la sopravvivenza giornaliera, manchi il conferire una direzione, un valore alla loro vita. Il rischio - condiviso dalla comunità parrocchiale stessa - è quello di credere che più soldi e più cose possano migliorare la loro esistenza.
M.Bis.
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