Villa Greppi: l'artista Attilio Tono dà nuova vita al secolare 'cedro del libano' del parco

Nonostante le difficoltà dovute all'emergenza per il Covid-19, il Consorzio Brianteo Villa Greppi continua ad accogliere l’arte. Per il terzo anno consecutivo, infatti, verranno ospitati tre artisti molto diversi per formazione e linguaggio. In questi giorni di pandemia imperante è all'opera, tra motoseghe e trucioli, Attilio Tono che si è aggiudicato la sezione speciale del bando "Residenze d'artista": all'artista, che si divide tra Berlino e Milano, è stato affidato il compito di dare nuova vita al cedro del Libano che si trova all'ingresso del parco.
Alla base dell'opera di Attilio Tono c'è la ricerca di una sintesi armonica tra poli opposti che non tralascia l'azione inevitabilmente del tempo, determinate e necessario per l'opera stessa. A partire dall’elemento naturale – che non è stato drasticamente modificato – l'artista ha innestato l'elemento umano (e dunque artificiale), così da permettere il  dialogo e lo scontro inevitabile.


“Questo tronco è già una scultura – ha spiegato Tono. – Non volevo alterare la struttura dell’albero ma innestare un elemento in ferro che potesse abbracciarlo. L’elemento artificiale è il simbolo dell’uomo che, in questo caso, non si finge parte della natura, ma vuole creare contemporaneamente un contrasto e un dialogo”.
La struttura in ferro non ha un orientamento casuale: il suo inizio è rivolto verso Mariano Comense, città natale dell'artista, mentre la fine è rivolta verso est, in direzione della nascita del sole. Inoltre, verranno piantate un’edera e una vite. “Queste due piante cresceranno una di fianco all'altra e si svilupperanno insieme. La scelta non è casuale poiché nella simbologia rappresentano gli opposti: una è sempre verde e l'altra è caduca, una fa i frutti commestibile e l'altra no, una fiorisce in primavera e l'altra verso l'autunno. Anche con la scelta di queste due piante c'è uno scontro-incontro che è poi il senso della vita: senza questo scontro non nasce mai nulla di nuovo”.


Per Tono non è stato semplice approcciarsi a un albero di queste dimensioni. “Mi sono subito reso conto di avere di fronte un tronco bellissimo, una struttura imponente come un totem. Ho cercato inizialmente di non rovinare l'albero e solo dopo ho pensato come utilizzarlo. Anche fisicamente è stata dura: ci sono stati dei giorni davvero difficili in cui avevo le mani doloranti. Ho dovuto inventarmi degli strumenti ad hoc per cavare un tronco di questo tipo.”




Lo scopo di Tono è sorprendere chi entra in questa villa. “Tutti si aspettavano una modifica sostanziale di questo albero, ma ho deciso invece di valorizzare le forme della natura. Gli elementi vivi saranno decisivi e contribuiranno a modificare l'opera d'arte che cambierà nel tempo senza mai essere uguale a se stessa.  Di solito ci si approccia all'opera l'arte come qualcosa di statico. Nei musei tendiamo a mostrare le opere in maniera statica, sotto una teca. E’ necessario invece assecondare la trasformazione data dal tempo; la mia non è un'opera nata per durare. Noi lottiamo contro il tempo, ma è inevitabile che questo modifichi le cose, come modificherà questa mia opera che alla fine, inevitabilmente, si sgretolerà" - ha illustrato l'artista.


"Il progetto con cui Attilio si è aggiudicato la residenza – ha spiegato Simona Bartolena, responsabile per le arti visive del Consorzio – è molto interessante e ben rispecchia la sua produzione di sculture polimateriche che mettono in relazione materiali diversi, che aprono un dialogo tra sensazioni tattili e visive opposte. Abbiamo accolto con favore la sua proposta per ridare vita ad un albero ormai morto”.
B.V.
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