Garbagnate: l’oncologa Villa spiega perchè il Covid ha bloccato la prevenzione

Relazione tumori e Covid. Quanto l'attuale pandemia ha portato ritardi nell'ambito oncologico? A dare risposte, nella sala consiliare di Garbagnate Monastero, in occasione della serata di sensibilizzazione alla prevenzione, è stata Silvia Villa, oncologa e presidente della Lilt lecchese. Trattando l'argomento di estrema attualità, ha catturato l'interesse nel pubblico, attratto dalla possibilità di fare chiarezza, grazie alla presenza di un medico, sulla miriade di informazioni circolanti sul virus.

L'ospite con il vicesindaco Ilaria Villa

"Il coronavirus è una famiglia di virus vecchissima - risale addirittura ai tempi dei dinosauri - che però si diversifica e ha come incubatrice i pipistrelli. Quella attuale, però, è patologia completamente nuova" ha subito chiarito la dottoressa, spiegando le due principali complicanze riscontrate nei soggetti che hanno contratto l'infezione da Sars-CoV2 a distanza di sei-otto mesi: sono di tipo neurologico come le crisi epilettiche o situazioni di simil ictus e altre sono di tipo cardiologico con infarti legati a trombi da Covid. La malattia, infatti, gonfia le pareti di arterie e vene, facendo passare meno sangue e dando origine a questi episodi.
Secondo l'organizzazione mondiale della sanità (OMS), è stato contagiato il 10% della popolazione mondiale ma, secondo la dottoressa Villa, tale dato non è reale per la presenza di numerosi asintomatici che non si sottopongono al test.

"L'interruzione dei servizi sanitari può comportare un aumento del 10% di casi di tumore al seno e 15% di tumore al colon". Negli scorsi mesi, in piena pandemia, abbiamo assistito al blocco degli ospedali per fare fronte all'emergenza. Fatto questo che si sta riproponendo con forza nelle ultime settimane. "Negli ospedali ci sono stati 1.400.000 screening (mammografia e esame sangue nelle feci) in meno durante gli ultimi sei mesi" ha rimarcato Villa. "Reinserirli nelle liste ospedaliere è difficile perché sono già piene. Se la scoperta di tumore avviene nel 6-10% delle persone, calcolate quante persone hanno una diagnosi ritardata". Il ritardo comporta spesso una diagnosi quando la forma tumorale è già a uno stadio avanzato, con il tumore è già grande oppure ormai inoperabile. Il fattore preventivo è fondamentale: "In questo periodo sono stati diradati i controlli anche perché le persone stesse non andavano in ospedale per il timore di contrarre il virus. Questa è stata causa di ritardo nella somministrazione di terapie e nella scoperta di metastasi".

La dottoressa Silvia Villa


Quanto all'emergenza in corso, ha affermato: "Sicuramente nei confronti del Covid, sono state più brave le donne. Il 64% ha seguito le regole e ha accettato tutte le limitazioni, contro il 48% degli uomini e questo ha portato a minori infezioni tra le donne". C'è un'altra differenza di genere di cui tenere conto: "Gli uomini hanno una produzione ormonale di androgini che permeabilizzano le cellule e permettono l'ingresso del virus e hanno anche un'altra via d'uscita del virus attraverso le vescicole seminali. Questo significa che, in un rapporto, possono andare a infettarsi essi stessi o infettare la partner".
Il problema a livello oncologico sarà quindi per il futuro: "Quello che è successo non deve più succedere - è stata perentoria la dottoressa - L'OMS calcola che ci saranno 10.000 morti in più per tumore: se negli ultimi anni abbiamo abbassato la soglia di mortalità (arrivando, ad esempio, per il colon al 7% in meno), ora che non facciamo più controlli, le cifre torneranno a salire. Ora i ricercatori stanno studiando come prevenire queste cose in caso di ulteriore pandemia".
Altre branche in difficoltà, oltre all'oncologia, sono quelle che trattano i nefropatici così come i cardiologi che hanno segnalato un incremento della malattia del 10%.

Un ultimo dato sulla pandemia è relativo all'attività sessuale, in controtendenza rispetto alle aspettative: "Ci si aspettava la nascita di più bambini, invece i rapporti sessuali si sono ridotti di un terzo. A questo ci sono diverse risposte come la convivenza stretta durante la chiusura totale che ha comportato l'allontanamento tra le coppie e la paura del passaggio del virus tra conviventi".
La convivenza con il virus sarà ancora lunga: "Non aspettiamoci che il vaccino arrivi prima di febbraio. Continuiamo a mettere la mascherina. Sulle terapie, occorre dire che fino a oggi non c'è stato un farmaco che ha dato risposte diverse, cambiando la prognosi della malattia. Sono cambiati i tempi: la gente va prima a farsi controllare e c'è una terapia di supporto molto consistente. I due farmaci con risposta migliore sono il cortisone e l'eparina. Viene anche consigliata una copertura antibiotica per evitare infezioni".

Per il 2021, ci si aspettano 337.000 nuovi tumori a livello nazionale. Dobbiamo trarre una lezione da quest'esperienza: "Dobbiamo prepararci meglio per le emergenze, ma anche continuare a investire in sistemi sanitari che rispondano pienamente ai bisogni delle persone durante tutto il corso della vita".
M.Mau.
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