Da Missaglia in Piazza Duomo per difendere lo sport. ''Noi, ritenuti lavoratori sacrificabili''

''Siamo la categoria dei sacrificabili''. E' questo in sintesi il messaggio che il mondo dello sport - soprattutto i gestori di piscine, palestre e personal trainer - hanno voluto lanciare ieri mattina nella manifestazione (assolutamente pacifica) svoltasi in Piazza Duomo a Milano.

Alcune immagini della manifestazione in scena ieri mattina in Piazza Duomo a Milano

Una sessione di allenamento che, al di là dell'apparenza fatta di musica, colori e danze, aveva un significato ben preciso: protestare contro il Dpcm in vigore che ha portato dall'oggi al domani, alla chiusura di gran parte degli impianti sportivi.
''I gestori hanno riaperto chi a giugno, chi a settembre: in tutti i casi però, sono stati messi in campo sforzi enormi per adempiere ai protocolli di sicurezza richiesti'' ci ha raccontato una lavoratrice del settore sportivo che da Missaglia ha raggiunto Milano per prendere parte alla manifestazione organizzata dal Movimento Collaboratori Sportivi Italia.

''Sono stati acquistati gel igienizzante, mascherine e tutto l'occorrente per offrire un servizio consono e garantire un allenamento sicuro. Ma non è bastato: anche questa volta, esattamente come avvenuto a febbraio, le palestre sono state le prime a dover chiudere perchè evidentemente non sono ritenute un servizio essenziale. Peccato che i centri sportivi sono portati avanti da persone che vivono di questo lavoro e che, come tutti, hanno bollette e mutui da pagare alla fine del mese''.

Durante la manifestazione in Duomo, sono state tante le testimonianze offerte dai protagonisti. A sintetizzare lo stato d'animo dei partecipanti è stato Matteo Bovi, personal trainer che ha guidato la sessione di ginnastica. ''I lavoratori sportivi sono spesso inquadrati con contratti di collaborazione e non hanno ammortizzatori sociali. La nuova chiusura rappresenta la fine per molti centri che stavano in piedi per miracolo e nello stesso tempo pensiamo che si comprometta la salute e il benessere delle persone" le parole dello sportivo, che inquadrano piuttosto bene la situazione di un settore messo in ginocchio dal Covid, ma soprattutto da incertezza e mancanza di garanzie per il futuro.

''Io percepisco la cassa integrazione essendo una lavoratrice dipendente, ma chi, al contrario mio, non lo è, non può nemmeno godere di questo sussidio'' ha proseguito la trentenne missagliese, rilevando inoltre come la chiusura di palestre e piscine è una scelta che non si giustifica con nessun dato scientifico concreto.

''Siamo scesi in piazza per far capire che non esistono lavori sacrificabili e che tutti hanno il diritto di poter lavorare. Dal Governo ci era stata concessa una settimana di tempo per poterci mettere in regola: sono stati fatti sforzi, i controlli non hanno portato alla luce nulla di anomalo, eppure ci hanno fatti chiudere a distanza di poche settimane dalla riapertura degli impianti. Non si può giocare in questo modo con la vita ed il lavoro delle persone. In questi mesi molti colleghi si sono giustamente reinventati proponendo corsi online: ci sta tutto, viste le condizioni, ma la palestra è un'altra cosa. Non deve passare il messaggio che possa essere sostituita da un video''.

E la paura, oltre che nella situazione attuale, risiede soprattutto nel futuro, più che mai incerto per il mondo sportivo. ''Quanta gente sarà disposta a tornare ad allenarsi a queste condizioni? Cosa succederà a tante piccole realtà sportive dopo il 24 novembre? Saranno probabilmente costrette a pagare un prezzo troppo alto, senza che nessuno delle istituzioni abbia mosso un dito in questi mesi per cambiare la situazione'' ha concluso la missagliese.
G. C.
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