''Villa Greppi per l'Arte'', online conferenza su Claude Monet

Nel tardo pomeriggio di martedì 3 novembre si è svolto l’evento online dedicato al dipinto “La gare Saint-Lazare” di Claude Monet, realizzato nel 1877 ed esposto al Musée d’Orsay di Parigi.
La lezione virtuale fa parte del corso intitolato “La poesia muta” e rientra nel progetto “Villa Greppi per l’Arte”, promosso dal Consorzio Brianteo Villa Greppi con l’intento di presentare e approfondire un’opera d’arte a ogni incontro, scegliendola tra i più grandi capolavori di tutti i tempi. Attraverso l’analisi dell’opera e il racconto della biografia dell’artista, la consulente per le arti visive del Consorzio Simona Bartolena indaga i motivi della sua importanza e contestualizza il momento storico-artistico in cui è stata creata.

“Villa Greppi per l’Arte non si ferma e andiamo avanti nel nostro progetto anche online. Oggi indaghiamo un artista molto famoso e interessante: Monet. Ho scelto un’opera non famosissima, ma fondamentale “La gare Saint-Lazare”. Ha una serie di questioni e di temi che ci permetteranno di indagare a fondo questo artista e il movimento impressionista. Nel 1877 Monet era già uno degli animatori del movimento impressionista, che aveva realizzato la sua prima esposizione tre anni prima negli ex studi del fotografo Felix Nadar. Quella mostra è stata un punto di non ritorno nella scena artistica francese, in rottura con le accademie.

Agli inizi della sua carriera, Monet era noto per le sue caricature molto felici, ben realizzate, che destano l’attenzione dell’artista normanno Boudin. Intravede in Monet un talento sincero e pensa che possa essere un suo pupillo. Iniziano a dipingere il mare e le spiagge normanne dal vero. Boudin è il vero padre dell’impressionismo e si dedica all’aria aperta ancora prima degli impressionisti stessi. Monet comincia così ad appassionarsi ad una pittura dal vero. Il paesaggio viene però guardato con sospetto in Francia, non rientra ancora nei generi ufficiali della pittura” ha introdotto Simona Bartolena.

“Quando Monet dal nord della Francia approda a Parigi inizia a dipingere i paesaggi e lo fa nella foresta di Fontainebleau. Dipinge in una maniera abbastanza classica, ma comunque già spinta verso un paesaggio tout court. Nel frattempo, si è iscritto in una scuola per seguire il corso di Gleyre, un’artista molto classico che però non disdegnava il dipingere dal vero. Il disegno dal vero era funzionale ad una rielaborazione in studio.  Monet invece è contrario a questo: il quadro si dipinge all’aria aperta, dal vero e non si ritocca in atelier. È un ribelle, litiga con il professore. Un esempio importante per l’artista è sicuramente Manet. Gli impressionisti vivono nella Parigi degli anni ’60 e Monet racconta la vita attraverso il paesaggio. Troviamo delle soluzioni tecniche molto evidenti: una è quella delle ombre. L’ombra realizzata con il nero non aveva più senso, le ombre infatti sono colorate come l’oggetto che si proietta e la luce gioca un ruolo importante.

Il vapore de “La gare Saint-Lazare” è viola perché noi quando guardiamo la luce del sole siamo abbagliati dall’alone del complementare della luce del sole, quindi di questo raggio violaceo che rimane nei nostri occhi. Sullo sfondo del dipinto troviamo palazzi tipicamente parigini e il vapore ci racconta l’atmosfera della stazione. Il soggetto del dipinto è la stazione, che secondo Zola è la “cattedrale della vita moderna”, luogo della vita e della socialità. La stazione di Saint-Lazare è una delle ultime costruite, un’architettura di ferro e di vetro molto moderna. A Monet non interessa descrivere la stazione, ma gli interessa descrivere la percezione dell’attimo. Lazare lo appassiona così tanto che decide di fare una serie di dipinti. Inizia a studiare quel luogo da più punti di vista e in differenti condizioni climatiche. Si concentra sul gioco del vapore, su questo quasi spettrale apparire dei palazzi che sono così perché il nostro occhio li coglie dietro la cortina del fumo. Abbiamo la sensazione di essere dentro la stazione e non semplicemente di osservare il dipinto dall’esterno”

“Monet è stato molto attratto dal concetto di serie e ne ha fatto il motivo di ricerca nell’ultima fase della sua pittura. Quando arriverà a dipingere la facciata della Cattedrale di Rouen in diverse condizioni climatiche e in diversi momenti del giorno sistematizza quello che stava cercando già da tempo nella sua pittura. Il soggetto non esiste oggettivamente, la cattedrale può cambiare in ogni momento a seconda della luce e dell’ombra, per il cambiamento climatico e per l’occhio del pittore. Dopo la cattedrale, Monet si dedicherà ai Covoni e si distaccherà dal movimento impressionista per questioni interne. La prima moglie è morta, si fidanza con un’altra donna e andranno a vivere nel paesino di Giverny. Monet acquista una villa in modo da poter realizzare il suo sogno: costruire un giardino acquatico con fiori e un ponticello giapponese.

Questo ponticello e le ninfee diventano il soggetto esclusivo dei suoi dipinti. Quel concetto di serie che aveva inaugurato con la stazione di Lazare diventerà l’unico motivo della sua pittura. Anche quando verrà operato agli occhi, Monet continuerà a dipingere le ninfee e dirà di sentirle, di percepirle. Le ninfee più note sono quelle realizzate per le due sale del Museo dell’Orangerie. Studiò i passaggi nelle diverse ore del giorno e in diverse condizioni climatiche del suo stagno di ninfee. Tutta la rivoluzione dell’impressionismo è dovuta anche a Monet e le sue intuizioni verranno riprese dalle generazioni successive di pittori” ha concluso la consulente per le arti visive.

Il prossimo evento online sarà “Vincent Van Gogh. Campo di grano con corvi” che si terrà martedì 10 novembre alle ore 17.30.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.