Oggiono: con il circolo culturale Tenchio una conferenza su Filippo Brunelleschi e la cupola di S.Maria del Fiore
In occasione dei seicento anni dalla costruzione del capolavoro di Filippo Brunelleschi, il circolo culturale oggionese Angelo Tenchio, in collaborazione con il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Lecco e di Lariofiere, ha organizzato nel pomeriggio di giovedì 5 novembre una conferenza webinar intitolata “Il segreto della cupola di Santa Maria del Fiore”, all’interno delle iniziative del MECI- Edilizia 2020.
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Massimo Ricci, laureato in architettura presso l’università degli studi di Firenze dove è attualmente professore, iniziò la sua esperienza professionale nel 1971 e cinque anni più tardi iniziò a dedicarsi allo studio della Cupola di Santa Maria del Fiore approfondendone la sua tecnologia generale con lo scopo di individuarne il metodo costruttivo adoperato da Filippo Brunelleschi.
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È entrato nel merito della tecnica operata che egli stesso definisce" un'incredibile impresa tecnologica", rimasta incompresa o travisata per tanti secoli, partendo dal vero impiego e significato della tecnica della spinapesce all'utilizzo delle centine mobili, adottate al posto delle armature tradizionali, impossibili da realizzare per l'enormità del cantiere.
“Brunelleschi, malvisto ed allontanato dai suoi contemporanei perché affermò di costruire la cupola senza armature e senza centine, ha cercato in tutti i modi di tutelare la tecnica costruttiva che mise in opera, arrivando addirittura a posizionare, in vista, mattoni apparecchiati “ad arte” per confondere le idee. Si rilevò quindi molto difficile studiarne la tecnica, alla luce anche del fatto che fu ideata appositamente per realizzare la cupola di Santa Maria del Fiore, cupola di 28 mila tonnellate” ha spiegato l’esperto definendo il procedimento costruttivo estremamente geniale: “La cupola è, per me, il simbolo dell’intelligenza dell’uomo, tanto grande da arrivare a risolvere una situazione impossibile come questa.”
Confrontando il sistema costruttivo di Brunelleschi con il sistema che un altro architetto avrebbe tentato di applicare, il professore ha spiegato come l’autore cercò di risolvere il problema del tracciamento geometrico senza centinatura e dell’autoportanza strutturale vista l’impossibilità di utilizzare le armature. “Dalle soluzioni adottate per risolvere queste due questioni se ne pone una terza: come permettere ai muratori di mettere in opera i mattoni senza i necessari strumenti operativi. La regola utilizzata, per definire il posizionamento dei mattoni e realizzare una muratura a piattabanda, pseudo-orizzontale, che conferisce l’autoportanza ai filari, fu quella della spinapesce. Con gli anni mi sono reso conto che tutte le invenzioni hanno una meccanica: l’idea fondamentale e vincente del Brunelleschi fu quella del tracciamento geometrico senza centinatura ricavato dalla costruzione geometrica “a quinto acuto”. Per poterlo costruire fu necessario un ponte di circa 9 metri che avesse getti nel vuoto della cupola dove è posizionato il centro relativo che permette il tracciamento dell’angolo”.
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“Questa conferenza – ha spiegato Dario Ripamonti, coordinatore del circolo - non è solo una risposta ma anche una sorta di sfida che come circolo, nel nostro piccolo, lanciamo alla situazione critica che stiamo vivendo, e che ci ha costretti a riflettere e a rivedere la prospettiva dei nostri spazi di interazione sociale, lavorativa, comunicativa, e in generale di vita. A distanza di seicento anni, e proprio in un periodo in cui dobbiamo imparare a collaborare tutti insieme per affrontare questo periodo, Brunelleschi ci insegna che occorre essere presenti in cantiere ciascuno nel proprio ruolo, nella propria competenza specifica, nella propria professionalità e artigianalità e nel proprio talento se si vuole lavorare bene e insieme nel costruire ciò che deve rappresentare la skyline spirituale e civica di un Paese”.
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