Barzago: Andrea Mollica e Marilisa Palumbo ospiti di BZG per parlare di elezioni USA ‘20

Andrea Mollica, Marilisa Palumbo  e il vicesindaco Michele Bianco
Le ultime elezioni americane sono state definite come la chiamata elettorale più sentita degli ultimi 20 anni e hanno visto trionfare Joe Biden con il record di voti più alti per un candidato alla Casa Bianca. Per scoprire alcuni dei retroscena più rilevanti e interessanti di queste elezioni, Il Gruppo BZG di Barzago ha organizzato un incontro in diretta Facebook con due giornalisti esperti di questioni americane, Marilisa Palumbo, giornalista del Corriere della Sera, e Andrea Mollica, giornalista ed esperto in elezioni americane. L’evento si è tenuto nella serata di questo mercoledì ed è stato coordinato dal vicesindaco Michele Bianco, che ha accompagnato i partecipanti alla diretta nella scoperta delle dinamiche principali e in quelle che saranno le conseguenze più rilevanti di questo risultato. È d’obbligo, però, una breve introduzione sulla figura di Biden, il quale non partì bene inizialmente alle primarie dei Democratici, attirandosi i commenti di utti gli osservatori che lo davano ormai per fallito, incapace di reggere il confronto e la  pressione dalla competizione per la Casa Bianca. A fine febbraio di quest’anno, però, alle primarie della Carolina del Sud, Biden ebbe un grande successo elettorale, ed è da quel momento che parte la sua rincorsa alla presidenza, conclusasi qualche giorno fa con un risultato di 77 milioni di voti, a scrutinio al momento non ancora terminato, superando il rivale Donald Trump, che ha raccolto circa 72 milioni di voti. Nel suo intervento, Andrea Mollica ha definito l’avvenimento come un’elezione storica, perché solitamente i presidenti americani dopo il primo mandato vengono confermati o comunque lasciano il testimone a qualcuno del proprio partito, cosa che non è successa nel caso di Trump e che sta permettendo a Biden di avvicinarsi al successo elettorale che ebbe Obama nel 2008. Il voto alla camera fotografa comunque una situazione diversa, dove gli elettori che hanno votato Biden sono stati anche quelli che hanno preferito dei deputati repubblicani, nonostante lo stesso attuale presidente sia stato in grado di recuperare dei voti nei ceti sociali dei sobborghi, delle aree rurali e tra gli adulti maschi bianchi, che si pensavano irrecuperabili dai democratici fino a pochi mesi fa, ottenendo risultati migliori di quelli dello stesso Trump nelle elezioni del 2016 in stati come la Pennsylvania, il Michigan e il Wisconsin.
I democratici sono però andati meno bene del previsto a livello congressuale, e ciò renderà sicuramente più complicata la presidenza di Biden, non avendo un senato nettamente a suo favore. D’altro canto, Donald Trump si è rivelato un candidato molto competitivo, perché nonostante negli ultimi mesi, anche a causa della gestione maldestra dell’emergenza snaitaria, si pensava che l’elettorato americano da sempre polarizzato potesse riunirsi nel ripudiare il presidente più inusuale di sempre, ciò non è evvenuto, e anzi Trump è riuscito a raccogliere 1 milioni di voti in più rispetto alle elezioni passate. Inoltre, The Donald si sta comportando coerentemente con quello che ha sempre affermato in campagna elettorale e cioè che avrebbe accettato l’esito delle elezioni solo se le avesse vinte lui e in questa affermazione i repubblicani lo hanno seguito praticamente fedelmente fino all’emblematica uscita di Mike Pompeo di qualche giorno fa secondo cui l’America si starebbe preparando alla transizione verso una seconda presidenza Trump. L’elettorato, come hanno spiegato i due esperti, è in effetti così polarizzato che il 65% crede che ci siano state frodi nel conteggio dei voti, sulla scia della denuncia fatta dallo stesso Trump, nonostante non esistano al momento prove sufficiente a validare tale ipotesi. Ad ogni modo si è concordi nel riconoscere che Biden erediterà una situazione a dir poco catastrofica a livello sanitario ed economico, gli esperti prevedono anche un cambiamento di tono e di stile nella politica estera anche se è probabile che si manterrà la linea dura con la Cina mentre si ammorbideranno i rapporti e la collaborazione con l’Europa. Nel corso del loro intervento i due giornalisti hanno affrontato anche il tema della discriminazione razionale, portato all’attenzione mediatica dal movimento Black Lives Matter, il quale ha giocato un ruolo importante nel risultato elettorale dato che il 60% degli elettori ha espresso un parere positivo in merito e sono sempre più i giovani a professarne l’importanza. Molti altri sono stati poi  gli aspetti toccati, per esempio quello che vede da un parte il ruolo di Kamala Harris, prima vice-presidente donna e figlia di immigrati degli Stati Uniti e dall’altra la continua emarginazione dalla vita politica della comunità afroamericana, una ferita primordiale che continua a spaccare il Paese e che è probabilnete destinata a farlo anche in futuro. Infine, sia Mollica che Palumbo hanno commentato brevemente anche il ruolo giocato da temi controversi e divisi come il suprematismo bianco, la pratica del Gerrymendering, le scarse probabilità di riformare il sistema elettorale e il dato psitivo sulla forte affluenza alle urne, facilitato anche dal voto postale che ha sicuramente rinsaldato da questo punto di vista la più Grande Democrazia del mondo. Ciò che è certo, però, è che il Partito Democratico si trova ad afforntare oggi una base Trumpiana che si è allrgata rispetto al 2016 e deve quindi tenerne conto nella formulazione delle prossime politiche, se l’obbiettivo è quello di non perdere ulteriori giovani soprattutto tra i giovani e tra le minoranze etniche.
M.B.
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