Barzago: il Covid al Manzoni spiegato in diretta dal dr.Tavola, primario di rianimazione

Il sindaco Mirko Ceroli e il dottor Mario Tavola
Sono circa duecento i pazienti Covid ricoverati presso l'ospedale Manzoni di Lecco, dove il primario di Rianimazione e Anestesia è il dottor Mario Tavola, ospite della diretta Facebook organizzata dal gruppo barzaghese BZG nella serata di ieri alla quale ha preso parte anche il sindaco Mirko Ceroli. Il medico è stato intervistato sull'andamento di questa seconda ondata di Covid, per cui non esiste ancora una cura certa e contro cui l'unica arma funzionante resta la prevenzione e quindi il rispetto delle regole di distanziamento, lavaggio delle mani e mascherina, sempre e ovunque. Il territorio della Brianza è un territorio di grande sofferenza sanitaria in queste ultime settimane, ha raccontato il dottor Tavola, mentre la gravità della malattia è la stessa di sei mesi fa, l'età media dei pazienti più gravi è ora leggermente più bassa perché i pazienti che vengono ricoverati in rianimazione hanno un'età che va dai 45 ai 68 anni.
"Mi preme sottolineare un concetto che è stato enfatizzato da poche persone, e cioè che nonostante sia vero che il 95% dei contagiati sia poco sintomatico o asintomatico e sia solo il 5% a finire in ospedale bisogna ricordare che questa malattia è comunque molto contagiosa. Si tratta di un virus in grado di colpire anche 100.000 persone per volta e se calcoliamo il 5% di questo numero comprendiamo come la scala dei casi gravi si amplia fino a 5.000 persone che potenzialmente avrebbero bisogno di cure intensive, una cifra che il sistema sanitario non è in grado di sostenere. Al momento, inoltre, non ci sono prove di reale efficacia di alcun farmaco sui pazienti più gravi. Oggi usiamo farmaci con cortisone e antivirali di nuova generazione ma essi non danno risultati su coloro che presentano forme più problematiche della malattia, nemmeno il famoso plasma delle persone già infettate. Attualmente la miglior cura è quindi la prevenzione. In questo senso è proprio la medicina territoriale che dovrebbe ritornare ad essere il cuore pulsante del sistema sanitario nazionale con il medico di base come regista della salute del cittadino e quindi come principale argine contro il virus e tutte le altre malattie curabili ai primi stadi. I medici specialisti come me dovrebbero invece essere l'ultimo anello della catena, cosa che non è accaduta nella prima ondata e nemmeno in questa seconda emergenza" ha affermato il dottor Tavola, rispondendo poi ad alcune domande sollevate dai partecipanti alla diretta e dallo stesso sindaco Ceroli.

In attesa di potersi vaccinare contro l'influenza stagionale, l'esperto ha dichiarato che un buon indicatore per distinguere i classici sintomi da influenza e quelli da Covid è il numero di giorni con febbre ad alte temperature che dovrebbe mettere in allerta la persona interessata e spingerla a rivolgersi subito al medico curante per avviare la procedura del tampone. La riapertura delle scuole è stato poi un tema affrontato nel corso della serata e sul quale il medico si è detto d'accordo nonostante nutra delle forti preoccupazioni per gli studenti più grandi e adolescenti che dopo aver portato la mascherina in classe per tutto il tempo, all'uscita da scuola la tolgono e si assembrano tra di loro, magari anche involontariamente. Tante sono state anche le domande relative al negazionismo, alle quali il dottor Tavola ha risposto con fermezza.
"Dire che il Covid non esiste perché non si è mai visto nessuno morire per questa malattia è un segno dell'esasperazione della regola dell'io: siccome non l'ho visto, non esiste; ma nessuno di noi vive in un mondo in cui siamo gli unici abitanti perché dobbiamo continuamente relazionarci con gli altri. Il negazionismo è spesso richiamato come un diritto ma la prima regola per poter godere dei diritti che rivendichiamo è rispettare gli annessi doveri perché se pretendessimo davvero di arrogarci solo diritti fini a se stessi senza cognizione di quelli che sono i doveri allora si potrebbe arrivare al paradosso estremo per cui il servizio sanitario garantisce il diritto di salute solo a coloro che ne rispettano i doveri. Spero invece, come medico e cittadino, che questa pandemia possa insegnarci tante cose, prima fra tutte che non siamo padroni del mondo e dobbiamo imparare a convivere con gli imprevisti, rispettando l'ambiente che ci circonda. Inoltre, dobbiamo anche derivare l'insegnamento per cui non si può applicare la logica economica e finanziaria al mondo dei servizi, scolastici e sanitari, perché altrimenti quest'ultimi andranno in crisi, bisogna invece saper guardare più lontano della punta dei nostri piedi e dei nostri interessi e recuperare alcuni concetti valoriali in grado di rinstaurare il rapporto fiduciario tra le persone e le loro competenze" ha concluso l'ospite della diretta organizzata dal gruppo barzaghese.
M.B.
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