Casatese aggredì un compagno di cella. Il motivo? Una cena cucinata, ma poco gradita

Il tribunale di Lecco
Sarebbe stato quel ''non ho fame'' ripetuto a oltranza, la causa dell'aggessione avvenuta il 25 novembre 2018 all'interno della casa circondariale di Pescarenico.
Un episodio sviscerato stamani in tribunale a Lecco e di cui è chiamato a rispondere Samuele B. - il casatese classe 1983 con alle spalle diversi precedenti - finito a processo per aver colpito con uno schiaffo al volto, un compagno di cella più grande di lui, costringendolo a ricorrere alle cure ospedaliere.
I rapporti fra i due detenuti non erano affatto idilliaci, ma fatti di ''alti e bassi'' come ha riferito questa mattina al giudice monocratico Martina Beggio, lo stesso imputato, difeso di fiducia dall'avvocato Elda Leonardi. Quella domenica sera però, il 37enne avrebbe perso il controllo poichè esasperato dall'atteggiamento del ''rivale'' che gli avrebbe mancato di rispetto.
Per l'intero pomeriggio infatti, il casatese si sarebbe dato da fare per cucinare un piatto di pasta al sugo non soltanto per lui, ma anche per i tre compagni di cella. Un bel gesto il suo, nei confronti del quale però la parte civile non avrebbe dimostrato gradimento, rifiutando non soltanto la pietanza ma ribadendo ''come un disco rotto'' di non avere fame. Prima, durante e dopo la cena. A quel punto, uscito dal bagno dopo aver lavato ed asciugato le pentole utilizzare per cucinare, l'imputato avrebbe tirato un sonoro ceffone all'indirizzo del compagno, facendogli ''volare'' gli occhiali da vista indossati.
''Sono esploso: so che non avrei dovuto farlo ma ho percepito il suo comportamento come una mancanza di rispetto. Lui ce l'aveva con me e non perdeva occasione per dimostrarmelo'' ha detto l'imputato al giudice, sottoponendosi ad esame e specificando di avere anche chiesto scusa al compagno di stanza.
La tensione che caratterizzava il rapporto fra i due è stata confermata dalla deposizione degli altri detenuti che avevano assistito all'episodio, a seguito del quale la vittima riportò delle lesioni al volto - in particolare all'occhio sinistro - che ne avevano richiesto il trasporto in pronto soccorso per le cure mediche necessarie.
Separati da un compagno di cella e riportata la calma dagli agenti della polizia penitenziaria, i quattro erano stati poi divisi, senza più condividere il periodo di carcerazione nella medesima stanza, ma rivedendosi soltanto a qualche giorno di distanza durante l'ora ''d'aria'' concessa ai detenuti.
Terminata la deposizione dell'imputato, il giudice Beggio ha rinviato l'udienza per l'audizione della parte civile - assistita dall'avvocato Claudio Rea - già citata per la giornata odierna ma impossibilitata a presenziare per motivi di salute.
G. C.
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