Viaggio in Brianza/6: tappa a Merate per visitare l'interno e il parco di Villa Subaglio
LA STORIA
Nel 1781 il governo di Maria Teresa d'Austria si dedicò alla redazione di un meticoloso e preciso catasto che, per la prima volta, compose l'intero disegno e la destinazione di tutte le proprietà relative ai domini dello Stato austriaco del tempo. In questo censimento troviamo le prime notizie ufficiali che registrano l'estensione, il valore capitale, la destinazione ed il proprietario dei territori degli edifici del Subaglio. Sul Comune di Merate, nella pieve di Brivio, sono registrati nel 1721 quattrocento trentanove pertiche di proprietà del marchese Giovanni Rescali, su cui si trovavano delle case da Massaro e diversi terreni a destinazione agricola. Si tratta di prati da foraggio, boschi cedui, castagneti da produzione, orti, ma soprattutto terreni agricoli arati con la coltivazione di vite e gelso, i quali costituivano le principali destinazioni di queste terre.
Nel 1773 il marchese Giovanni Rescali cede il suo Subaglio al figlio Paolo che, con varie compravendite, aumenta l'estensione della proprietà. Nel 1796 Paolo Rescali trasmette la villa a suo figlio Alessandro che cedette, in seguito, la proprietà a suo figlio nel 1843. Dal catasto successivo a quello Teresiano, il cessato, che rilevava la situazione immobiliare del 1857, si riconoscono due diverse destinazioni d'uso dell'edificato che oggi conosciamo come villa subaglio: una villa posta quasi sulla sommità di un colle, una casa da Massero collegate da una corte.
I fratelli Emanuele e Giovanni Prinetti acquistano il Subaglio censito nello stato attuale nel 1883 e questo casato fu proprietario di questa villa per novant'anni, trasmettendolo di padre in figlio. Nel 1979 la villa viene ceduta ai Premoli. Da allora, il complesso rimane disabitato sino al 1990 quando, l'attuale proprietario, acquista la proprietà in precarie condizioni di conservazione.
LE ORIGINI DEL NOME SUBAGLIO
Il nome di questa proprietà, secondo la descrizione che ne viene data da Giovanni d'Ozio nell'opera "Notizie di Brivio e la sua pieve", deriva dal fatto che questa proprietà era posseduta da un'omonima famiglia che si estinse prima del Diciottesimo secolo. Inoltre, si può ritrovare un'iscrizione in calce nella nicchia dell'androne della villa che suggerisce l'etimologia latina per il nome Subaglio: le prime parole "SUB ALIS TUIS" sembrano riportare i termini di un'invocazione alla protezione celeste; questa nicchia, infatti, è scavata nel muro corrispondente all'ingresso di servizio alla cappella, che trovava luogo nell'ala destra dell'edificio.
LO STILE DELLA VILLA
La composizione settecentesca delle facciate è rigorosamente sobria, mentre gli elementi decorativi, accuratamente dosati, seguono l'articolarsi delle stanze: un marcapiano separa il piano terreno del primo piano e quattro lesene senza ordini classici mettono in risalto i saloni centrali. Le aperture sono sottolineate da delicate cornici in granito intonaco, arricchite al piano terreno da uno stemma che raffigura un giglio. Le finestre centrali presentano motivi ornamentali più ricchi e figurano lo stemma del casato (una porta con due torri, con una bernacla bianca sopra). La balaustra posta sopra la facciata verso il giardino all'italiana è stata aggiunta alla fine del diciannovesimo secolo per opera di Giacomo Sala, patrigno di Emanuele e Giacomo Prinetti, che si occupò del disegno del parco all'inglese che vide gli albori nel medesimo periodo.
GLI INTERNI
Le finiture interne integralmente rifatte alla fine del XIX secolo, costituiscono una parte importante del patrimonio della villa. Scuri, finestre, porte, decorate con motivi che completano gli affreschi sulle pareti, sono state recuperati con gli importanti lavori di restauro. L'insieme dei materiali utilizzati, ovvero legno e conglomerati di marmo per i pavimenti, intonaci affreschi, stucchi, vetrine, specchi, dopo essere stati recuperati con i lavori di restauro hanno riportato alla luce il medesimo fascino di una armoniosa e nobile residenza.
Gli ampi saloni e le grandi vetrate rendono questo luogo unico insieme ai maestosi soffitti a cassettoni finemente restaurati, ed ai grandi affreschi che decorano alcune sale della grande villa.
Di grande impatto è il grande lampadario in vetro di Murano di inizio Ottocento, che si posiziona nella sala centrale antistante il giardino all'italiana. Questo è l'unico arredo originario della villa, dato che gli altri, nel tempo, sono andati persi o depredati per mano di soggetti poco rispettosi della bellezza di questo luogo.
Uno spazio spesso molto suggestivo e recuperato negli anni scorsi sono le cantine della villa; queste si trovano al di sotto del corpo centrale della villa e si caratterizzano per le grandi arcate in mattoni restaurate che creano un ambiente perfetto, un tempo per far invecchiare i vini, oggi per festeggiare un lieto evento.
Gli ultimi restauri, che si sono conclusi qualche giorno prima della nostra visita a villa Sabaglio, hanno visto il recupero della sagrestia e della cappella della villa. Questi due locali si trovano nell'ala destra della villa, facile immaginarlo dato che sul tetto di questa spicca anche una bassa torretta con due piccole campane. I lavori hanno costituito tre ambienti che vanno a ricalcare un percorso svolto dalla dea delle arti. Nella prima sala, la vecchia sagrestia, oggi la Sala delle geometrie, si può ammirare una statua della dea che si prepara al suo spettacolo. Proseguendo verso la seconda sala possiamo invece osservare la dea che danza sul palcoscenico (dove un tempo si aveva l'altare) spargendo una polvere dorata: il polline. Ai piedi del vecchio altare, il resto della sala è decorato da un tripudio di fioriture di boccioli variopinti con colori sgargianti, proprio per questo la sala prende il nome di Sala delle fioriture. Procedendo oltre un piccolo restringimento della sala, un tempo un vero e proprio muro divisorio tra la chiesa ed un'altra stanza della villa, si ha l'impressione di essere all'esterno, grazie agli affreschi che riproducono i muri perimetrali. Questa viene detta "Sala delle architetture", infatti ci si ritrova al di sotto di un portico dal quale si può osservare un grande giardino all'italiana che riprende lo stile di quello che realmente c'è al di fuori di Villa Subaglio. La particolarità ulteriore di questa area appena recuperata è il fatto che il pavimento è quello originale preesistente; è infatti possibile individuare chiaramente dove, prima degli ultimi lavori, trovava posto l'altare.
IL PARCO
L'elevata posizione della villa consente di volgere un ampio, decisionale sguardo all'ossatura naturale del primo paesaggio montuoso intorno alla Brianza. Il disegno del parco, nascondendo agli occhi i vicini centri abitati con un perimetro di alberi, restituisce un panorama naturale idealizzato come sfondo della villa. Inoltre, la forma della collina, definita alla sommità da un lungo asse pianeggiante in direzione nord est, permette l'esistenza di due microclimi particolari: più fresco e umido a nord, più riparato e asciutto a sud, dove si trovano i terrazzi del giardino all'italiana. Sulla cima del colle si estendono circa nove ettari di prato libero, interrotti da insiemi di esemplari arboree che compongono un vasto giardino all'inglese. Più in basso, dove la collina è scoscesa, la zona diventa boschiva. In questa è possibile distinguere due parti: la prima è un bosco naturale a prevalenza di castagno che giunge ai confini della proprietà, la seconda è uno spazio interno, impianto artificiale molto ben disegnato dove l'alternarsi di latifoglie e conifere racchiude i viali di accesso alla villa, dall'ingresso principale e dalle scuderie. Il parco ha un disegno organico che lo costituisce come unico, mostrando un sapiente e variegato insieme di progetti paesaggistici.
Nel percorso che porta dal cancello monumentale sino alla villa, lo sguardo sul parco si trasforma con un ritmo lento e costante, lasciando nella memoria spazi sorprendentemente diversi. Nulla in questo magnifico lavoro è lasciato al caso: dal controllo formale del giardino all'italiana all'apparente libertà in crescita di quello all'inglese, dall'impianto boschivo naturale al bosco artificiale, dalla cura del colle ai rilievi del prato, ogni elemento è stato scelto per suggerire, combinato ad altri, una nuova immagine. La varietà di ambienti, di vedute, di tonalità cromatiche, di combinazioni formali che il progetto di questo parco è stato capace di armonizzare non ha forse pari in proprietà di simile estensione. Il principio che guida l'intero disegno della proprietà è armonizzato per ottenere un'infinità di vedute, soluzioni prospettiche continuamente cangianti, mai ripetitive, mai scontate e soprattutto imprevedibili.
IL GIARDINO ALL'ITALIANA
Il nuovo giardino all'italiana si ispira direttamente alla morfologia e alle caratteristiche tipologiche del giardino cinquecentesco e opera una riduzione delle variazioni e degli adattamenti nello spazio che contraddistinguono il giardino italiano barocco. Il pensiero settecentesco riconduce alla natura e alla forma imposta dalla ragione, dove il "gradevole" ed il "leggiadro" controllano e gestiscono il rapporto tra uomo e ambiente.
Lungo l'asse di simmetria centrale del giardino all'italiana sono state disegnate la fontana, la balconata del primo terrazzo e la rigida prospettiva dei cipressi. Il livello superiore della balconata appare come vero e proprio prolungamento del verde del corpo edificato, capace allo stesso tempo di costituire con il parco un'ottica di collegamento tramite due filiali parallele di cipressi innestati in direzione nord-est. La terrazza inferiore, di superficie più ridotta, si collega alla prima come un sistema di scale che rispecchia i motivi geometrici delle aiuole; anche questo terrazzamento è basato sul medesimo asse di simmetria della terrazza superiore. Di questi cipressi oggi ne rimangono solo alcuni esemplari, ma nonostante questo è ben chiara la presenza del viale centrale, che conduce dalla villa discendendo attraverso il parco all'italiana.
IL GIARDINO ALL'INGLESE
L'introduzione del nuovo giardino all'inglese scardina le precedenti regole compositive dei giardini francesi-italiani. Queste norme, fondate sulla costruzione della natura secondo l'esigenza dell'ordine umano, caratterizzavano la costruzione di parchi creando simmetrie e forme immediatamente percepibili come artificiali. Esigenza fondamentale divenne il contatto con la natura, immergersi in essa e il goderne. Si può dire, quindi, che la natura si affranca dal dominio della ragione umana per assecondare la nuova legge del sentimento: il prato sostituisci le aiuole geometriche, gli alberi non vengono più costretti a forme obbligate, le siepi squadrate sono sostituite da arbusti e da sfondi di boscaglia. Ma ancora, rovine e tempietti disseminati su un prato, nel bosco o in riva ad uno stagno privo di sponde murate, occupano il posto delle balconate e dei giochi d'acqua; il giardino romantico sembra dunque più naturale, senza però diventare selvaggio e caotico.
Nei giardino all'italiana di Villa Subaglio si trova un vastissimo prato che ospita esemplari autoctoni e importati di differenti specie botaniche, con lo sfondo del bosco in parte naturale ed in parte creato con la piantumazione di conifere dell'arco alpino. Si hanno varietà particolari di provenienza molto differente, spesso di regioni esotiche, che si affiancano seguendo un raffinato progetto di combinazioni cromatiche.
VIALI, SENTIERI ED EDIFICI DI SERVIZIO
Nel territorio della proprietà si raggiunge la lunghezza totale di sei chilometri di percorsi. Quasi due chilometri di strada collegano l'ingresso monumentale alla villa, senza poi contare sentieri pedonali ed equestri, oggi parzialmente nascosti dalla vegetazione, che si diramano su tutto il territorio del Subaglio.
Tra gli altri percorsi si possono riconoscere quelli equestri che permettevano lunghe passeggiate a cavallo; l'abbandono di questi, come di quelli pedonali, ha reso difficile la localizzazione di questi sentieri. Dopo i vari lavori di recupero di questi viali, oggi è possibile attraversare il parco anche se è facile perdersi, data la vastità della proprietà.
Era ancora presente, fino a qualche tempo fa, un impianto di serre alte e non riscaldate in cui trovavano riparo durante l'inverno i vasi degli alberi di agrumi e le altre piante poco resistenti alle basse temperature. Inoltre, era presente un campo da tennis, ora totalmente ricoperto dal prato, mentre le scuderie erano ospitate in un edificio ottocentesco, semi porticato con grossi pilastri. Nell'intonaco dei fregi e nel disegno delle cornici è chiaro oggi un sobrio richiamo ai colori della villa; nelle scuderie, invece, trovano posto gli uffici dell'amministrazione della villa. A fianco di questo edificio, un tempo adibito ad ospitare gli equini, si può trovare traccia di un vecchio galoppatoio, ovvero una struttura che era utile a far galoppare i cavalli senza la necessità di percorrere grandi distanze.
ANEDDOTI DA CHI CI HA VISSUTO
Gino Airoldi, meratese DOC, ha trascorso gran parte della sua infanzia tra le mura di Villa Subaglio dato che i suoi genitori erano i custodi della residenza. "Ci ho vissuto i primi sei anni della mai vita: d'estate vivevamo in alcuni locali a fianco delle scuderie e spesso e volentieri giocavo insieme agli allora eredi dei conti Prinetti - Castelletti, ossia la signora Mimì Zorzi, famosa scrittrice, ed i suoi due figli". I tanti ricordi della sua felice infanzia si affollano nella mente di Gino, che ci risulta molto felice di ricordare quei momenti di spensieratezza con noi.
"Il mio stesso nome ha a che fare con la famiglia Prinetti" ci racconta il signor Airoldi. "Un figlio dei conti Prinetti Castelletti, Gino, durante il ventennio fascista era divenuto capitano tra le linee al servizio di Mussolini e con questo incarico aveva girato parecchio in tutta Europa. Verso la fine della guerra aveva compreso i crimini che il duce aveva commesso e stava commettendo, quindi era divenuto partigiano, precisamente con quelli di estrazione comunista. Al contrario di tutti gli altri figli delle ricche famiglie milanesi, non è scappato in Svizzera, ma ha combattuto a fianco dei partigiani rimanendo ucciso in battaglia".
Chiedendogli della vita nella casa ci ha raccontato: "ricordo mio padre, che tutte le sere tirava un filo di cotone connesso con la sirena dell'antifurto per scongiurare i possibili malfattori; purtroppo però dei topolini di campagna, ignari delle conseguenze della loro fame incontrollata, rosicchiavano questi sottili fili, facendo scattare l'allarme, spesso nel pieno della notte, e facendo saltare giù dal letto mio padre che correva a controllare se non vi fossero dei malviventi in villa. Insieme alla mia famiglia, soprattutto d'estate, la casa era piena di persone che lavoravano nelle cucine, come cuochi e camerieri, ma soprattutto c'era uno squadrone di abili giardinieri. Ricordo perfettamente il fermento che si viveva in casa nei giorni prima dell'arrivo dei conti: le cuoche, i camerieri, ma i giardinieri, soprattutto, si mettevano all'opera per presentare la villa ed il suo giardino in condizioni perfette ai proprietari che venivano a Merate per trascorrere i mesi estivi".
Altri ricordi tornano alla mente al signor Airoldi quando ci interessiamo alla relazione che lui aveva con la famiglia. "I legami più stretti li ho avuti con la signora Zorzi e con i suoi figli. Ricordo i pomeriggi d'estate degli anni Sessanta, quando cominciavo ad essere un po' più cresciuto: insieme ai due eredi della famiglia trascorrevo le mie prime ore di fronte al televisore ad assistere agli spettacoli della TV dei ragazzi, un vero e proprio privilegio dato che non era ancora diffuso il televisione a quei tempi. Da allora la villa è cambiata, non quanto nella sua struttura, ma più nel giardino; oggi infatti molti sentieri non ci sono più. Nonostante questo, sono felice che oggi questo luogo sia tornato ad essere vissuto come lo era allora, ossia come una vera e propria reggia dove si possano trascorrere dei momenti felici".
La villa, oppure alcuni dei suoi locali, sono affittabili (come in altre proprietà di cui abbiamo parlato nelle vecchie puntate di "Casatenovo da Scoprire", che potete recuperare su casateonline.it); questa location è infatti spesso scelta per il matrimonio da coppie di sposi che provengono anche dal nord Europa e che sono felici di trovare un luogo meraviglioso come questo in una posizione strategica, ossia a metà strada tra Milano e Como. Inoltre, la villa è spesso affittata per eventi privati come lauree o diciottesimi molto esigenti, oppure anche per shooting fotografici e per girare degli spot pubblicitari per la televisione.