Colle, tagli boschivi sul Monte di Brianza: il progettista spiega i lavori e le attuali citicità

Michele Cereda è il professionista che ha progettato i due interventi forestali attuati nei boschi del Monte di Brianza. Si tratta dei tagli piante portati avanti sul Monte Crocione nel territorio di Colle Brianza, in due versanti rispettivamente orientati verso Galbiate e verso Valgreghentino. Gli interventi, essendo stati più consistenti ed estesi di altri tagli boschivi, in base alla normativa, hanno necessitato di una progettazione specifica che, sottoposta alla Comunità Montana, è stata autorizzata.

Come sono nati gli interventi di taglio boschivo di cui si parla in questi giorni?
Per interventi significativi vengono realizzati elaborati progettuali. Il tecnico individua quali sono le piante da abbattere o da rilasciare [non destinate al taglio] presenti nel bosco. Il bosco nei versanti verso Galbiate e verso sud nel comune di Colle Brianza [...] è stato in affitto nei 15 anni passati, e fino allo scorso 11 novembre, a un'impresa forestale. Fin dall'inizio del periodo di affitto, la gestione del bosco era regolata da un "piano di assestamento forestale", lo strumento previsto dalla normativa per pianificare le azioni da fare nel bosco nei successivi 15 anni, approvato dalla Comunità Montana.

Alcune immagini della zona scenario degli interventi di taglio

Come è stato realizzato l'intervento di taglio?
Sul versante nord è stato fatto un taglio molto grande come estensione, circa dieci ettari, ma molto delicato, come una "pettinata", in boschi privi di gestione da oltre 50 anni. Ha richiesto notevole perizia da parte degli operatori. Consentirà la diffusione delle specie di maggior interesse naturalistico, che ora si stanno rinnovando, e che costruiranno un bosco caratterizzato da una maggior stabilità ed una maggior coerenza ecologica. L'intervento è iniziato a fine dicembre 2019. Interrotto nei mesi del "lock down", è ripreso durante l'estate e si è concluso agli inizi di settembre.

Mentre sul versante verso Valgreghentino?
La dimensione del progetto era analoga, sempre circa 10 ettari, ma la dimensione effettivamente realizzata è stata inferiore. Penso un decimo. Il bosco si presentava molto compromesso, con molte piante morte o deperenti. Io l'ho percorso con altre tre persone, in tre giornate, alla ricerca del numero minimo di piante - previsto dalla legge in numero pari a 90 per ettaro - da rilasciare nel bosco [quindi non destinate al taglio]. Ne servivano 900, ne abbiamo individuate di più, ma trovandole con grande fatica perché si tratta di un bosco percorso da un incendio e molte piante, anche se vive, non sono in buone condizioni.

Le conseguenze quali sono state?
L'operatore forestale ha dovuto tagliare inevitabilmente in modo duro, ma ha comunque lasciato "in piedi" più piante di quanto inizialmente previsto dal progetto: quindi è stato più cauto. Questo lavoro è iniziato ante "lock down" e andrà avanti ancora per il prossimo anno almeno.

Nelle aree interessate dai tagli sono stati effettuati dei controlli da parte delle autorità?
Sì. I Carabinieri Forestali hanno fatto diversi sopralluoghi. Hanno dato delle indicazioni migliorative e sono state fatte delle piccole sanzioni, dell'ordine di poche centinaia di euro, derivanti da danneggiamenti minori ad alcune piante, dovuti alle operazioni di spostamento del legname.

Visivamente gli impatti di questi interventi possono preoccupare chi passeggia nei boschi...
Gli interventi possono produrre al momento una forte variazione nell'aspetto del bosco, ma si tratta della prassi normale della gestione forestale, a cui forse non sì è più abituati. Per l'intervento sul versante nord, l'alterazione è destinata a ricomporsi nel giro di pochi anni. Ma la fase più impegnativa negli interventi forestali realizzati in aree "scomode", difficilmente accessibili e faticosamente percorribili, come queste, è la fase di esbosco. Consiste nel portare la legna fuori dal bosco, e in questo caso sono state usate anche teleferiche mobili, per poi trasportarla a valle.

Un'attività che ha suscitato perplessità fra gli escursionisti in transito nella zona del Monte Crocione. Cosa prevede la normativa e quali interventi si possono realizzare all'interno della zona boschiva?
La normativa forestale prevede che, quando si realizzano degli interventi, si possano "aprire" o ampliare delle piste forestali che alla fine dell'intervento devono essere richiuse. Deve essere effettuato il ripristino. Vuol dire movimentare della terra per ridare la sezione iniziale alla pista o piantare delle piante per ricostruire il bordo del bosco ai lati del percorso. Ma l'ente forestale competente, quindi la Comunità Montana, può dare indicazioni diverse, per conservare le piste ai fini di una miglior gestione dei boschi e per il contrasto agli incendi.

Nel caso specifico cosa ha previsto il progetto?
Erano presenti delle piste boschive dove già transitavano trattori e auto. Sono state ampliate e potrebbero essere modestamente ristrette con l'intervento di ripristino. Inoltre, in una zona sul crinale della collina, c'era un sentiero che è stato ampliato ed è diventato una pista per consentire il transito di un escavatore che serve allo spostamento del legname. Questo tratto dovrebbe essere ripristinato al termine dell'intervento, deve tornare a essere un sentiero.

Per trasportare la legna a valle come avete valutato di procedere?
La cima del Monte Crocione è servita da due strade, entrambe private. Una va a nord. Si tratta di una pista forestale che si dirige alla strada che porta a Consonno, è molto accidentata, non può essere percorsa da un carro che porta decine di quintali di legna. La seconda è una strada privata, quasi tutta asfaltata, che scende a Colle Brianza. L'unica realmente percorribile e che è stata utilizzata fino a quando è stato consentito.

Poi cosa è successo?
La strada è privata e in questo periodo chi la gestisce non consente il transito. Questo è quello che si sta verificando.

Come è possibile che ciò accada?
La strada che da Colle Brianza sale al Monte Crocione è essenziale alla gestione di tutta la montagna. Per comprendere la situazione è necessario richiamare le disposizioni normative sulla viabilità forestale. L'Ente forestale, in questo caso la Comunità Montana, individua e pianifica la viabilità necessaria alla buona gestione del bosco, ma spetta poi al Comune procedere all'attuazione del piano ed alla regolamentazione del transito, cosa che può essere complicata quando, come in questo caso, la strada non è pubblica. Si tratta però di una questione fondamentale per la corretta conduzione del territorio forestale, soprattutto in montagna. In questo caso non è ancora stata risolta, ma deve sicuramente essere oggetto di forte attenzione. Il risultato è che la legna è ancora accatastata in cima, mentre poteva essere trasportata via, a valle, allontanata dal bosco tempo fa.

Questa situazione come può essere sbloccata?
È di difficile sblocco. Gli operatori che hanno tagliato il legname che ora è in cima alla montagna hanno terminato il loro contratto di affitto l'11 novembre. Non possono portare via il materiale perché è venuto meno un "accordo", un "assenso", un "permesso" che consentiva il transito sulla strada. Di questo le autorità sono informate sia per cercare di risolvere la questione sia per un distinguo di responsabilità.

Se questa condizione si protrarrà le conseguenze quali sarebbero?
Se la strada non dovesse essere riaperta, il materiale che resta in cima in futuro potrebbe essere facile esca per il fuoco. La legna potrebbe rimanere lì ancora per un po' dal punto di vista normativo perché chi ha fatto l'intervento è un'impresa forestale e il materiale è inserito in una filiera. Però c'è anche una questione che riguarda gli obblighi nei confronti della proprietà. Il perdurare di questa condizione sta generando una situazione di disagio e rischia di compromettere ora il significato economico dell'intervento, in prospettiva l'interesse per la gestione di questa parte del territorio, con tutti i rischi conseguenti all'abbandono.

L.A.
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