Sirtori, crac Canebau: assolti Perego e gli altri amministratori. ''Il fatto non sussiste''

Il tribunale di Lecco
Assolti con formula piena perchè "il fatto non sussiste". È questo l'esito del procedimento penale di primo grado conclusosi quest'oggi al cospetto del giudice Enrico Manzi in ruolo monocratico, che vedeva imputati il fiscalista originario di Sirtori Germano Perego, Corrado Curnis e Glauco Mondini in qualità di amministratori -il primo di fatto, i secondi di diritto- della società con responsabilità limitata "Canebau Srl" con sede a Sirtori, dichiarata fallita nel 2016.
Ai tre amministratori venivano imputati, a vario titolo, dalla Procura tre reati fiscali: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione ed occultamento o distruzione di documenti contabili.
Secondo la tesi accusatoria, al centro delle contestazioni ci sarebbero stati dei passivi "fittizi" di circa 44mila euro nell'anno 2012 per delle forniture di cancelleria pubblicitaria, congiuntamente alla mancata presentazione della dichiarazione annuale del 2012 e alla distruzione -presunta- di scritture contabili per non consentire la ricostruzione dei redditi e dei movimenti.
Assistito dall'avvocato Roberto Zingari del foro di Milano, quest'oggi è stato proprio il sirtorese Perego a fornire al giudice la sua versione dei fatti. Innanzitutto l'ex amministratore ha illustrato l'attività svolta dalla Canebau, società aperta nel 2007, che si è occupata fino al suo fallimento, dichiarato nel 2016, di operazioni immobiliari ma soprattutto di creazione di eventi e ristorazione, gestendo ben 4 locali, due a Milano, uno a Como e uno a Lierna.
Oltre alla gestione dei pubblici esercizi, la società si occupava soprattutto di organizzazione di eventi: negli anni ha promosso anche serate importanti, tra cui il post partita di Milan-Barcellona, convention in alberghi di lusso del capoluogo milanese e eventi in tutta Italia per una società terza.
Perego ha poi parlato di quei 44mila euro che la Finanza gli ha contestato come "eccessivi'', spiegando come in primis il materiale fornito dalla società di cancelleria sia stato diluito negli anni, a fronte di una spesa arrivata "tutta d'un botto''. In secondo luogo ha precisato che la fornitura è stata parecchio cospicua data la quantità di eventi che la sua attività si è trovata a dover organizzare.
In merito all'omessa dichiarazione di Iva, Perego ha raccontato come le Fiamme Gialle siano entrate nei locali della società facendo incetta di tutta una serie di documenti e mettendo a soqquadro l'archivio digitale per effettuare una copia degli atti: questa attività di accertamento avrebbe "scompigliato" l'ufficio ed essendo avvenuta il 12 dicembre 2012, a pochi giorni dalla conclusione dell'anno, era risultato difficile ricostruire i movimenti avendo 30 società clienti e data la quantità ingente di documenti portati via dagli inquirenti.
Il ragioniere ha anche ''scagionato'' con le sue dichiarazioni gli altri due imputati rispondendo alle domande del loro avvocato difensore, Roberto Corbetta. In particolare a Curnis e a Mondini veniva contestata la distruzione di scritture contabili -a differenza di Perego, già processato per la questione, con una condanna passata nel frattempo in giudicato - per non aver presentato la documentazione relativa alla contabilità dell'anno 2010.
"Il raccoglitore con tutti i documenti di quell'anno li avevamo in studio" ha detto Perego, "ma la Gdf non l'ha preso e noi non l'abbiamo consegnato per errore dell'impiegata". Ad affermare questa "svista", sarebbe stata proprio la collaboratrice di Perego chiamata a deporre nel corso dell'altro procedimento, la cui testimonianza è stata acquisita agli atti.
Dichiarata chiusa l'istruttoria e respinta la richiesta dell'avvocato Corbetta di poter chiamare a testimoniare il curatore fallimentare della Canebau, il giudice Manzi ha aperto la discussione.
Il Vpo Mattia Mascaro ha chiesto la condanna - riconoscendo le attenuanti generiche - di Perego a 1 anno e 9 mesi di reclusione e di Curnis e Mondini a 1 anno e 8 mesi. Richiesta a cui si sono opposti gli avvocati difensori, che si sono battuti per l'assoluzione dei loro assistiti.
Il giudice Manzi quindi, dopo una breve camera di consiglio, ha letto la sentenza di assoluzione perchè il reato non sussiste per tutti e tre gli imputati.
B.F.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.