Appuntamento con il dialetto/3: la natività nell'ultimo racconto di Angelo Galbusera

Terzo appuntamento con la rubrica dialettale a cura del casatese Angelo Galbusera. Dopo i primi due componimenti dedicati all'autunno (più precisamente alla foglia tipica di questa stagione) e al pettirosso, simpatico uccellino che ci fa spesso compagnia, quest'oggi il casatese ci propone un racconto.
In occasione del Natale infatti, non poteva mancare un delicato pensiero alla Natività. Interpretato sotto forma di una preghiera alla Madonna col Bambino (Madona cul Bambin) davanti ad un antico quadretto conservato nel proprio sgabuzzino, nel testo Angelo trova anche spunti e connessioni con la stringente e talvolta drammatica attualità.

Molto attivo in ambito parrocchiale, amante della pittura e del teatro amatoriale, il volontario di Valaperta ha sempre avuto una particolare cura per le sane tradizioni popolari e per la lingua madre: il dialetto. Strenuo difensore della natura, ha inoltre instaurato da anni un ottimo rapporto con l'associazione ''Sentieri e Cascine'' che è diventata la sua ''casa editrice'' perché pubblica sul suo sito e sui social, i suoi racconti, i suoi sonetti e le sue poesie, rigorosamente in dialetto brianzolo, quello locale, tramandato di generazione in generazione.
Vi proponiamo dunque la terza puntata - accompagnata anche dalla versione in lingua italiana - di questo ''viaggio'' dialettale che Angelo e l'assocazione hanno voluto condividere con i nostri lettori, con un finale che, come dice l'autore nella sua presentazione, è sorprendente e potrebbe coinvolgere tutti noi.

La Madonna col bambino - La Madona cul bambin


Introduzione dell'autore:

Le preghiere che ai bambini ed ai ragazzi venivano fatte recitare, mattino e sera, fin dopo la metà del secolo passato, erano ''i urazzion - ul patèr'' con qualche parte anche in dialetto, la lingua madre. Mi è rimasto dentro, semplice e spontaneo, il ricorso a qualche breve e fugace ''orazione''.
In questo caso è un'invocazione elementare che mi ha posto nel tempo però un interrogativo, per dipanarsi poi serenamente in un orizzonte giustamente più ampio, ma più struggente. Sorprendente e appagante è però il dolce invito finale.

3/continua...

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