Missaglia: per Sant'Antonio, patrono degli animali, prevista la benedizione delle stalle

Se gli animali non possono raggiungere la parrocchia....sarà il sacerdote ad andare da loro.
In occasione della festa di Sant'Antonio Abate, la comunità pastorale Maria Santissima Regina dei Martiri di Missaglia ha lanciato una proposta inedita e curiosa.
I fedeli potranno infatti richiedere, contattando la segreteria parrocchiale, la benedizione delle stalle e degli animali.
Un'iniziativa semplice, che vuole però onorare la tradizione, tenendo conto dei tanti allevamenti che sorgono sul territorio missagliese, con particolare riferimento all'area delle frazioni, i cui confini sono compresi nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. E dunque a Maresso, Ossola, Lomaniga e Contra, solo per citare alcuni degli esempi più calzanti a questo proposito. Non a caso ogni anno a fine novembre si celebrava la Festa del Ringraziamento con una serie di iniziative messe a punto in collaborazione con Coldiretti, quest'anno ovviamente sospese causa Covid.

Un'immagine tratta dall'ultima edizione della Festa del Ringraziamento di Maresso nel 2019

''È una tradizione già presente in passato che abbiamo deciso di riproporre'' ci ha raccontato don Bruno Perego, prevosto della comunità pastorale.
I cittadini titolari di stalle e bestiame hanno la possibilità di prendere contatti con la segreteria della parrocchia entro venerdì 15 gennaio per la richiesta della benedizione che verrà fatta, per problemi legati alla pandemia ma anche di natura logistica, a domicilio, evitando così il rischio di assembramenti e attenendosi alle norme anti Covid.
Dunque Missaglia torna a celebrare la festa di Sant'Antonio Abate, sulla scorta di quanto è già da tempo consuetudine per altre parrocchie del territorio; basti pensare a Ello o a Galgiana di Casatenovo, dove ogni anno vengono organizzate iniziative in occasione di questa ricorrenza. O ancora a Santa Maria Hoè.
In Italia esiste una vera e propria venerazione per Sant'Antonio Abate. Leggendo qualche cenno della sua biografia si scopre che il santo non ha alcun legame con il nostro Paese: Antonio fu un eremita egiziano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, cui si deve l'inizio del cosiddetto "monachesimo cristiano", ovvero della scelta di passare la vita in solitudine per ricercare una comunione più intensa con Dio.
Fin dall'epoca medievale Sant'Antonio viene infatti invocato in Occidente come patrono dei macellai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; questo, forse, perché dal maiale gli antoniani (i seguaci di Antonio) ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe. Antonio, dice la tradizione, era anche un taumaturgo capace di guarire le malattie più tremende. E poi, c'è la credenza popolare che vuole che il Santo aiuti a trovare le cose perdute. Al nord si dice "Sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca" e al sud - dove viene spesso chiamato Sant'Antuono, per distinguerlo da Antonio da Padova - "Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto".
Il Covid ha quindi involontariamente rispolverato una vecchia tradizione, conferendole significato nuovo. I protagonisti dell'iniziativa saranno proprio gli animali.
E a proposito di benedizioni, sull'ultimo numero del notiziario settimanale sono stati rese note le somme ricavate con le buste per l'offerta natalizia. I fedeli impossibilitati ad accogliere il sacerdote a casa tenendo conto delle restrizioni dovute alla pandemia, hanno comunque donato una cifra di circa 25mila euro. A questo proposito la parrocchia ha voluto ringraziare tutti per questo gesto di generosità.
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