La passione per il delitto: la violenza tra le mura di casa nel libro di Marina Di Guardo

Un altro appuntamento online nell'ambito della diciannovesima edizione del festival di narrativa poliziesca  “La Passione per il Delitto”, proposta in collaborazione con il  Consorzio Brianteo Villa Greppi  di  Monticello.
Protagonista dell’incontro di mercoledì 13 gennaio è stata Marina Di Guardo, mamma dell’influencer Chiara Ferragni, ma soprattutto scrittrice ormai nota al grande pubblico che ha presentato il suo quarto thriller "Nella buona e nella cattiva sorte", edito da Mondadori.
La protagonista del libro è una donna, Irene, che vive da anni in ostaggio del marito Gianluigi, manager geloso e violento, convinta, come tante altre vittime di violenza domestica, di meritarsi la condizione a cui lui la costringe a forza di minacce e lividi.
“Il thriller che ci presenti oggi non è la tua prima fatica letteraria, infatti hai già pubblicato altri racconti. Vorrei tornare indietro di qualche anno per parlare di un grande amico in comune, che purtroppo non c’è più, ossia Sergio Altieri. Mi piacerebbe parlare del tuo rapporto sia professionale sia di amicizia con lui” ha introdotto la moderatrice Elisabetta Bucciarelli, ricordando lo scrittore, traduttore e sceneggiatore italiano venuto a mancare nel 2017.


La moderatrice Elisabetta Bucciarelli con l'ospite e autrice Marina Di Guardo

“Questo è il mio secondo libro dedicato proprio a Sergio. Purtroppo, è scomparso qualche anno fa ed è stata una perdita enorme per noi amici e per tutte le persone che hanno potuto beneficiare della sua attenzione e dei suoi preziosi consigli. Ho conosciuto Sergio a Cremona durante una presentazione di uno dei suoi ultimi libri. Da quel momento è nata un’amicizia preziosa. Sergio era una persona dal cuore grande e dall’umanità strabordante. A lui devo tantissimo: la sera in cui ci siamo conosciuti gli ho lasciato il mio secondo romanzo, che sarebbe stato pubblicato da una piccola casa editrice. Desideravo sentire il suo parere e mi disse che gli era piaciuto, soprattutto il finale noir inaspettato. Mi ha incoraggiato a proseguire su questa strada e mi ha lasciato degli insegnamenti preziosi” ha spiegato Marina Di Guardo, addentrandosi poi nella sua opera ultima, che tocca temi di estrema attualità e di forte dolore.
“Sono convinta che chi non abbia sofferto nella propria vita non riesca a scrivere. Le persone sofferenti hanno magari dei demoni interiori e questi fanno sì che si senta la necessità di raccontare, operare una sorta di catarsi attraverso la scrittura. È un volersi mettere alla prova e comunicare agli altri quello che si sta provando. Nel mio libro ho trattato due tematiche importanti e pesanti: il bullismo e la violenza contro le donne."
Per quanto riguarda il bullismo credo che sia sempre esistito, l’ho sperimentato da piccola: un gruppo di bambine mi aveva preso di mira dicendomi che ero brutta, grassa, mi vestivo male. È stato orrendo sentire i giudizi che queste ragazzine esprimevano nei miei confronti. Al giorno d’oggi poi troviamo anche la forma del cyber-bullismo, che può provocare dei danni molto più vasti. Il bullismo è un problema da non sottovalutare perché può portare a minare la stima in se stessi e anche la realizzazione personale del futuro. Bisogna diventare consapevoli delle persone che siamo, di quello che valiamo affinché la gente non ci faccia più del male. In questo è importante avere dei genitori che supportino i figli e li aiutino a consolidare la loro autostima” ha continuato la scrittrice.
“Uno dei temi che ripercorro sempre nei miei romanzi è quello della famiglia, che ci può far volare altissimo oppure precipitare nel baratro. La famiglia di origine è importante per la nostra realizzazione personale. Le donne che accettano un amore malato, ingiusto e immeritato, è perché sono state delle bambine su cui non c’è stata sufficiente attenzione, stima e un amore pieno verso anche i difetti. Queste donne probabilmente, pur di sentire l’attenzione su di sé, accettano anche le violenze. La società e la giustizia devono evolversi, infatti ci sono purtroppo ancora tanti casi di donne che hanno denunciato le violenze più volte ma alla fine sono state uccise. In Italia e in altri paesi la donna deve ‘sopportare’ lo schiaffo, la mancanza di rispetto perché è normale che un uomo in certi contesti si comporti in quel modo. Nel 2021 una mentalità simile dovrebbe sparire.
All’interno del libro ho trattato anche dello sguardo delle donne sulle donne: non sempre questo sguardo è di complicità e sostegno. Spesso si vuole indebolire la rivale per mettersi in primo piano. Se invece scoprissimo il potere di coalizzarci potremmo compiere passi in avanti, anche all’interno della società” ha concluso la scrittrice.
S.B.
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