Annone, crollo del ponte: in Aula l'audizione dell'ing.Di Prisco, ''il manufatto ha lavorato in condizioni estreme per anni''

Dall'auditorium della Camera di Commercio - dove con tutta probabilità si farà ritorno per la prossima udienza, calendarizzata al 22 febbraio - il processo per il crollo del ponte di Annone si è spostato nuovamente al primo piano del palazzo di giustizia dove stamani le parti si sono riunite al cospetto del giudice in ruolo monocratico Enrico Manzi, per il prosieguo dell'istruttoria dibattimentale.
Un'udienza terminata a metà pomeriggio e interamente dedicata all'escussione dell'ingegner Marco Di Prisco, consulente della Procura. Proprio al docente del Politecnico di Lecco il compianto dr.Nicola Preteroti - primo titolare del fascicolo penale aperto a seguito del cedimento del cavalcavia sulla SS36 - commissionò l'incarico per fare luce sulla tragedia che costò la vita al civatese Claudio Bertini, deceduto per il crollo della trave del manufatto, che colpì in pieno l'Audi A3 di colore bianco a bordo della quale stava facendo ritorno a casa quel 28 ottobre 2016 al termine della giornata lavorativa trascorsa nel milanese.

Nove i quesiti postigli dalla Procura, fra i quali le cause del crollo, lo stato di conservazione del ponte, le condizioni della struttura al momento del primo intervento di forze dell'ordine e cantonieri dopo il distacco di alcuni calcinacci e i profili di responsabilità rilevati.
''Il ponte ha fatto di tutto per stare in piedi, ma era un manufatto di seconda categoria e questo non è stato mai tenuto in considerazione'' ha detto in esordio il consulente, rispondendo alle domande formulategli dal sostituto procuratore Andrea Figoni, terzo e ultimo titolare del fascicolo sulla tragedia. ''Avrebbe dovuto essere attraversato da mezzi dal peso non superiore alle 44 tonnellate. Così non è stato, al contrario abbiamo stimato il transito di un centinaio di veicoli dal carico eccezionale all'anno, considerando la presenza a poca distanza di aziende specializzate nella produzione di cortin. L'uso anomalo del ponte con il trascorrere del tempo ne ha provocato il crollo''.
Dopo aver ricevuto l'incarico, Di Prisco e i suoi collaboratori intervennero già il giorno successivo assistendo al taglio del manufatto, i cui pezzi furono poi posizionati in uno spazio dedicato, a disposizione delle parti e dei rispettivi consulenti per le operazioni peritali.

Il cavalcavia si componeva di tre parti, in ognuna delle quali erano presenti cinque selle gerber; il cedimento avvenne in corrispondenza di una posizionata all'esterno, già in sofferenza a causa di una condizione di esercizio oltre i limiti.
''Il ponte ha lavorato in una situazione estrema per qualche anno'' ha aggiunto Di Prisco, ribadendo a più riprese come il problema più grosso a livello strutturale insisteva nella corsia da Milano a Lecco, maggiormente esposta al transito di mezzi pesanti a pieno carico. ''Le strutture si trovavano fuori dal normale esercizio. In condizioni ideali la sella gerber, come emerso dai test effettuati in laboratorio, avrebbe potuto resistere ad un peso non superiore alle 50 tonnellate''.
Nella sua deposizione il consulente ha poi puntato l'attenzione sulla mensola centrale del ponte, aperta e già fessurata, come ben si evinceva analizzando alcune immagini pre-crollo tramite Google Maps. La zona aveva peraltro un colore più scuro, segno che le polveri erano penetrate all'interno in maniera significativa; una condizione preoccupante, se unita fra l'altro all'età della struttura, decisamente vetusta in quanto realizzata fra il 1960 e il 1962.
L'ingegner Di Prisco si è inoltre occupato anche dell'esame documentale, riuscendo a recuperare il progetto originario di costruzione del ponte dalla Provincia di Lecco. E proprio dall'esame degli atti sarebbe emerso - a detta del consulente - un errore nel calcolo della capacità portante della sella gerber.

''Nessuno ha analizzato i documenti nel corso degli anni. Sono state stanziate cifre importanti per la manutenzione, ma per interventi di riparazione locale, senza prendere in considerazione l'intero manufatto'' ha aggiunto il consulente, sviscerando poi un altro nodo fondamentale del procedimento in corso: la titolarità del cavalcavia. ''La Provincia di Lecco pensava erroneamente che la proprietà fosse di Anas, ma questo è emerso soltanto a crollo avvenuto. Sarebbe dovuto avvenire un passaggio fra i due enti, ma soltanto una volta effettuato l'intervento di innalzamento del ponte, di fatto mai portato a termine''.
Tornando al tema delle manutenzioni, prima del cedimento se ne contano almeno quattro, avvenute a seguito di veicoli che nel transito lungo la SS36 lesionarono - più o meno seriamente a seconda dei casi - la struttura. Risale invece al 2011 l'incarico affidato da Anas all'ingegner Roberto Torresan (imputato già uscito di scena dopo aver patteggiato) che prevedeva un'analisi del ponte dal punto di vista del degrado esterno, senza andare ad approfondire gli aspetti connessi alla staticità. Un intervento peraltro mai effettuato nonostante il progetto prodotto dal tecnico, forse per questioni di bilancio.

I resti del ponte furono posti in un ''magazzino a cielo aperto'' alle porte di Lecco per le operazioni peritali

Veniamo infine al tema delle autorizzazioni al transito dei mezzi pesanti lungo la SP49, la strada di collegamento - attraverso il ponte - fra i territori di Annone e Cesana. Secondo Di Prisco non esistevano limitazioni, neppure nella cartellonistica, ma ciò non significa che potesse transitare chiunque senza alcun controllo. Nel caso specifico del tir Nicoli, sotto il cui peso di quasi 108 tonnellate crollò il cavalcavia, l'autorizzazione venne concessa dalla Provincia di Bergamo. ''La sensazione è che la richiesta implicasse uno scarico di responsabilità piena sull'utente, anche se veniva prescritto il transito al centro della carreggiata per evitare al massimo le sollecitazioni sulla struttura, senza però monitorare il transito del mezzo pesante, o meglio senza conoscere il percorso che avrebbe compiuto e senza nemmeno prevedere un'eventuale scorta'' ha detto il consulente, ricordando che ciò non avvenne il 28 ottobre di quattro anni fa, quando il mezzo diretto all'azienda Eusider impegno la corsia di destra del manufatto, che cedette.

Nelle battute finali della sua deposizione, rispondendo alle domande formulategli dai legali, il consulente della Procura ha descritto gli attimi precedenti al crollo della struttura, parlando di tragedia evitabile. ''Sicuramente si sarebbe dovuta percepire la gravità della situazione'' ha affermato, spiegando che un occhio esperto avrebbe potuto accorgersi dell'avvallamento presente e della natura del materiale staccatosi dal cavalcavia e caduto sull'asfalto.
Il ponte tuttavia crollò ben prima dell'arrivo sul posto dei tecnici, generando la tragedia di cui quest'oggi sono chiamati a rispondere Angelo Valsecchi, Andrea Sesana (Provincia di Lecco), Giovanni Salvatore (ANAS) e Silvia Garbelli (Provincia di Bergamo).
Conclusa l'udienza odierna, si torna in Aula - o meglio in camera di commercio - il prossimo 22 febbraio per la deposizione dei consulenti.
G. C.
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