Oggiono: la storia di Mario Corti, ex internato in Germania, raccontata dal figlio Giovanni
Mario Corti
Così Giovanni, come molti altri, ha dovuto unire i racconti del padre a delle ricerche fatte negli archivi di stato. Suo padre Mario nacque a Oggiono nel 1918 e venne chiamato alle armi nel 1939. Inquadrato nel V reggimento Alpini Battaglione Morbegno. Finì al fronte a 22 anni. «Era un alpino che - ci racconta Giovanni – fece diversi anni di guerra partendo dal fronte francese nel giugno del ‘40, poi venne trasferito su quello albanese dal novembre ’40 al giugno ‘41 ed infine la campagna di Russia dal luglio ’42 al marzo ‘43».Mario Corti secondo da sinistra
Tutto cambiò dopo l’armistizio. «Quando terminò la ritirata di Russia – continua Giovanni – rientrò in Italia, in Alto Adige a Vipiteno sede, ancora oggi, del Battaglione. L’8 settembre del 1943, anche a causa del fatto che erano vicini al confine, furono tra i primi soldati ad essere catturati e internati dai tedeschi». Un destino comune ad almeno oltre 650mila militari italiani che vennero catturati dai nazisti e trasferiti nei campi di concentramento per militari, chiamati “Stalag”.
Mario Corti nella banda degli Alpini di Lecco
La prigionia di Mario Corti iniziò, secondo i documenti presenti negli archivi, già il 9 settembre del 1943. Mario venne trasferito nel campo di internamento di Furstenberg, lo Stalag III B situato a metà strada fra Berlino e il confine con la Polonia, nella regione di Brandeburgo. Una zona in cui la Germania nazista aveva concentrato, fin dagli anni Trenta, importanti industrie belliche e chimiche. Il campo di Fustenberg, assieme agli Stalag di Luckenwalde e di Alt Drewitz, faceva parte del terzo distretto militare tedesco. Questi campi venivano raggiunti anche da ufficiali fascisti della Repubblica Sociale, con l’intento di convincere i militari italiani prigionieri ad aderire al regime fascista di Salò. Adesione che rimase, da parte dei soldati internati, molto limitata. La storiografia più recente considera questo “rifiuto” di adesione al regime repubblichino, da parte dei militari italiani internati, come la prima forma di “resistenza” al nazifascismo.
L'arrivo degli Alpini italiani a Fustenberg (foto del Centro di documentazione
sul lavoro coatto durante il nazionalsocialismo di Berlino-Schöneweide)
«Quando tornò a casa ebbe dei problemi fisici che portò con sé per alcuni anni» ci spiega Giovanni aggiungendo: «dopo la guerra continuò la sua vita, sempre da Alpino. Fu tra i fondatori del gruppo degli Alpini di Oggiono e suonò nella banda degli Alpini di Lecco».
La cerimonia di consegna della Medaglia d’Onore avverrà all’inizio del mese di febbraio.