Colle B.za: Il concerto in occasione della Giornata della Memoria
Nel comune di Colle Brianza la Giornata della Memoria è stata commemorata con un concerto. L’evento si è tenuto nella serata di mercoledì 27 gennaio presso la chiesa parrocchiale di Nava, grazie alla collaborazione di Don Alberto Pirovano. Il parroco ha anche messo a disposizione l’organo.
Assente il sindaco, che ha comunque fatto giungere un proprio messaggio di saluto per ricordare l’importanza della ricorrenza, a presentare la serata è stata Giulia Riva. Quattro i musicisti presenti, impegnati con chitarra, trombone, sassofono e, per l’appunto, organo. Il quartetto ha suonato delle musiche ebraiche, il cui significato è stato di volta in volta spiegato da Riva.
Quest’ultima, con l’utilizzo di immagini che ritraevano istanti della vita nei campi di sterminio, ha spiegato anche il ruolo che la musica, in particolare quella ebraica, ha avuto nei lager nazisti per le persone deportate. «Tanti musicisti ebrei, più di mille e 600 – ha ricordato Riva – sono stati internati nei campi di concentramento e sono riusciti a tenere viva la musica […]. Alcuni non hanno smesso di fare musica, di scrivere musica, sono stati trovati tantissimi spartiti nascosti, anche sottoterra».
Alternando delle suonate dei musicisti al proprio racconto, Riva ha spiegato come la musica è stata uno strumento per mantenere viva la propria cultura e per infondere speranza anche fra gli stessi deportati.
Assente il sindaco, che ha comunque fatto giungere un proprio messaggio di saluto per ricordare l’importanza della ricorrenza, a presentare la serata è stata Giulia Riva. Quattro i musicisti presenti, impegnati con chitarra, trombone, sassofono e, per l’appunto, organo. Il quartetto ha suonato delle musiche ebraiche, il cui significato è stato di volta in volta spiegato da Riva.
Quest’ultima, con l’utilizzo di immagini che ritraevano istanti della vita nei campi di sterminio, ha spiegato anche il ruolo che la musica, in particolare quella ebraica, ha avuto nei lager nazisti per le persone deportate. «Tanti musicisti ebrei, più di mille e 600 – ha ricordato Riva – sono stati internati nei campi di concentramento e sono riusciti a tenere viva la musica […]. Alcuni non hanno smesso di fare musica, di scrivere musica, sono stati trovati tantissimi spartiti nascosti, anche sottoterra».
Alternando delle suonate dei musicisti al proprio racconto, Riva ha spiegato come la musica è stata uno strumento per mantenere viva la propria cultura e per infondere speranza anche fra gli stessi deportati.
L.A.