Dopo l'esperienza nei lager, la famiglia del besanese Pasquale Maggioni, mancato da 30 anni, cerca il compagno che era con lui

A pochi giorni dalla ricorrenza della Giornata della Memoria, abbiamo raccolto la storia di Pasquale Maggioni, soldato italiano arruolato durante la Seconda Guerra Mondiale, nell'intento di diffondere anche l'esperienza di coloro che non hanno mai avuto la possibilità di parlare pubblicamente dell'orrore della guerra e del dramma dei campi di concentramento, con il rischio che anche questo piccolo ma significativo pezzo di storia vada perduto.
Accanto alle voci di chi è ormai abituato a parlare di guerra e lager c'è infatti anche chi invece non ha mai raccontato la propria esperienza o non ha mai ricevuto inviti od onorificenze per il dramma che è stato costretto a subire, e tra questi c'è sicuramente Maggioni.

Il besanese Pasquale Maggioni

Classe 1917, nato e cresciuto a Besana in Brianza, contadino e garzone panettiere, il giovane era stato chiamato per la leva militare nel 1937 per poi essere riconfermato due anni più tardi, quando fu spedito come militare in Albania.
Le poche informazioni che si conoscono sulla sua storia sono quelle che ha raccolto il figlio Valeriano, residente a Verderio, e che provengono dai pochissimi racconti fatti dal padre, quando lo shock e il dolore non erano troppo pesanti da sopportare, e attraverso una copia del foglio complementare della vita da militare di Pasquale, che custodisce le vicende fino all'ottobre del 1945, anno in cui inizierà la tragica esperienza del campo di concentramento.
Dopo anni dalla fine della guerra era andato perso anche il foglio di congedo, un documento importante per ricostruire la storia, poiché sulla facciata posteriore si trovava anche il resoconto della visita medica all'ospedale militare, effettuata al rientro dal campo di concentramento.
Dopo l'Albania, Pasquale venne mandato in Grecia, scenario di uno degli aneddoti che custodisce ancora oggi Valerio, in cui il padre, che non aveva mai abbandonato le vesti da contadino per entrare a pieno in quelle da soldato, era solito preparare delle pagnottelle bianche per le famiglie locali che versavano in condizioni disperate, violando di fatto il divieto di avere contatti con i civili.
Nel 1943, a seguito dell'armistizio firmato da Badoglio, ci fu un periodo di incertezza e ambiguità che portò i soldati tedeschi a rivoltarsi contro l'armata italiana, con la quale erano stati alleati fino a pochi giorni prima. I tedeschi iniziarono quindi a caricare sui treni i militari italiani illudendoli e dicendo loro che li avrebbero spediti a casa, anche se in realtà la vera destinazione era quella dei campi di concentramento.
"Come molti ex internati ha parlato molto poco degli orrori subiti, ma alcuni episodi cavatigli a forza di domande, mi sono rimasti impressi. Uno riguarda la campagna di Grecia dove erano assolutamente proibiti i contatti con la popolazione civile, pena fucilazione. Lui addetto al forno panificazione riusciva a confezionare delle pagnotte molto piatte che nascondeva nelle ghette per poi portarle a delle povere famiglie stremate dalla fame. L'altro episodio riguarda la sua liberazione avvenuta nel ‘46 ad opera degli americani. Com'è noto, gli Alleati, molto organizzati quando entrarono nel campo di prigionia, lo riorganizzarono in tre settori: nel primo coloro che erano in salute accettabile e quindi liberi di rimpatriare, nel secondo chi aveva bisogno di cure prima di poter partire, nel terzo chi era senza speranza e doveva essere accompagnato dignitosamente alla morte. Pasquale ridotto a una larva umana, era nel terzo" ci ha raccontato il figlio Valeriano, aggiungendo tra i vari ricordi anche quello che lega la sorte drammatica del padre a quella invece più fortunata di un suo compagno, all'epoca originario delle sue parti.
Il compagno in questione, di cui ancora oggi non si conoscono né nome né identità, era stato internato nello stesso campo di concentramento e dopo la liberazione aveva appreso che sarebbe tornato subito a casa in quanto del primo settore, e per questo motivo Pasquale decise di dare a lui i documenti e l'orologio, con la preghiera di consegnarli alla sua famiglia.
"Vuoi la forte fibra, vuoi le cure, mio padre riuscì a riprendersi ed ebbe la fortuna di riuscire ad arrivare a casa prima del compagno a cui aveva affidato gli effetti personali, il quale si era invece attardato lungo il viaggio per festeggiare la liberazione" ha spiegato Valeriano, commentando con una nota positiva l'epilogo della dolorosa e triste vicenda che ha visto coinvolto Pasquale e che lo ha condizionato anche negli anni successivi al ritorno in Patria.
Sono infatti stati nove gli anni complessivi in cui è stato impegnato in guerra lontano da casa, di cui tre internato nel campo di concentramento la cui località e nome sono anch'essi ancora sconosciuti alla sua famiglia.
"Unico rammarico che mi rimane è che nonostante abbia scritto a tutti gli uffici militari competenti, non sono riuscito ad avere notizie di dove sia stato internato" ha proseguito il figlio. "Sicuramente si trova da qualche parte in Germania, perché veniva mandato a lavorare in una fabbrica per la trasformazione delle barbabietole da zucchero e anche perché le poche parole che mio padre si ricordava di quel periodo sono tutte in lingua tedesca. Se riuscissi ad avere l'informazione vorrei recarmi a visitare il posto per rendergli omaggio. Per mio padre, infatti, non ci sono stati riconoscimenti, cicli di conferenze nelle scuole o scranni istituzionali. Dopo la guerra è stato mandato a lavorare alla Falck, stabilimento Vulcano alti forni, con turni lunghi, estenuanti e senza festivi per 35 anni, dove peraltro ha contratto anche la silicosi. Non si tratta di una polemica, perché per me mio padre, come tantissimi sui coetanei, rimane un eroe, con o senza onorificenze".
La speranza di Valeriano e della sua famiglia, ad ormai 30 anni dalla scomparsa del padre, è quella infine di ritrovare nei pressi del casatese parenti o amici di quel compagno di sventure a cui Pasquale aveva affidato i propri effetti personali e che potrebbe aiutarli a ricostruire parte di quella storia così tragica che per lo shock non è mai stata raccontata per intero nemmeno dal suo protagonista.
M.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.