Casatese: in cinque a giudizio per un presunto traffico di bouledogue francesi

In cinque sono finiti a giudizio con l'accusa - ancora tutta da dimostrare - di ricettazione, frode nell'esercizio di commercio e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica utilità.
Secondo il quadro accusatorio delineato dalla Procura un medico veterinario con ambulatorio a Missaglia e Calco, i titolari di un negozio di Casatenovo (classe 1968 e 1967) e due loro dipendenti, avrebbero agito in concorso per trarre profitto dalla vendita di cani introdotti illegalmente sul suolo italiano dall'Ungheria.
All'origine del procedimento penale celebrato stamani in tribunale a Lecco al cospetto del giudice monocratico Enrico Manzi, vi sarebbe una maxi-operazione condotta dai carabinieri forestali di Lodi, che nel 2015 aveva consentito di sgominare un vero e proprio traffico illecito di cuccioli provenienti dal paese dell'est Europa.
Nel corso delle loro indagini i militari lodigiani sono stati condotti, grazie ai microchip innestati ai cuccioli, fino a Casatenovo, dove due bouledogue francesi erano stati rivenduti.
Di qui l'accusa agli odierni imputati di aver "taroccato" i libretti sanitari degli animali, attestando falsamente età, caratteristiche e provenienza diversi da quelle originali.
Quest'oggi è stato sentito il proprietario di uno dei due cuccioli in questione, il quale ha raccontato - rispondendo alle domande posteglio dal vice procuratore onorario Vpo Mattia Mascaro - di come un giorno si sia visto arrivare a casa i carabinieri forestali, mettere sotto sequestro il nuovo piccolo amico a quattro zampe e contestualmente esserselo visto affidare.
"Sinceramente non mi sono mai preoccupato del pedigree del cagnolino, l'ho preso perché mi piaceva" ha affermato il cliente del negozio casatese.
L'istruttoria dibattimentale - che consentirà di meglio delineare eventuali profili di responsabilità dei cinque imputati - proseguirà il prossimo 14 giugno.
F.F.
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