Missaglia: dalla lite in officina...al tribunale. 51enne a giudizio per le botte a un collega

Non si erano mai potuti sopportare e proprio per questa ragione il clima di tensione fra loro si era fatto di giorno in giorno, sempre più acceso. Sino a quel ''maledetto'' 10 settembre 2018 quando dalle parole i due erano passati alle mani, con uno di loro finito in pronto soccorso a seguito di un trauma riportato al volto.
A due anni e mezzo di distanza da quella lite sfociata all'interno di un'officina di Via 1°Maggio a Missaglia - nel cuore della zona artigianale - è proseguito quest'oggi in tribunale a Lecco il procedimento penale a carico di G.C., catanese classe 1970, chiamato a rispondere dell'accusa di lesioni nei confronti di un collega.

L'ingresso al tribunale di Lecco

Erano presenti entrambi stamani all'udienza celebrata al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio: imputato e presunta vittima, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Bevilacqua, penalista del foro di Milano.
Se la scorsa udienza erano sfilati i testimoni citati dal pubblico ministero - oggi rappresentato dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli - stavolta hanno deposto quelli della difesa. A cominciare da un ex collega dei due, rimasto particolarmente in contatto con l'imputato, al quale lo lega un rapporto di amicizia.
Secondo il suo racconto, sarebbero stati gli atteggiamenti della parte civile ad esasperare il 51enne, messo a dura prova proprio dalla condotta del primo, che lo avrebbe preso ripetutamente di mira - con frasi scritte e insulti verbali - per via delle origini meridionali.
Nel corso della sua deposizione il teste ha riferito ulteriori episodi di contrasto fra gli ex colleghi dell'officina missagliese, dal quale lui era stato in qualche modo costretto ad allontanarsi.
''Allo scadere del contratto, non mi è più stato rinnovato. I titolari dicevano che gettavo legna sul fuoco fra i due'' ha aggiunto il meccanico, che oggi lavora in proprio.
Terminata l'escussione dell'ex dipendente, a sedersi sul banco dei testimoni è stato uno dei proprietari dell'officina missagliese scenario della violenta lite, nonchè suocero della parte civile.
Classe 1955, l'artigiano ha spiegato di conoscere entrambe le parti poichè sono stati suoi dipendenti, seppur in tempi differenti. ''Non sono mai andati d'accordo fra di loro ma non so il motivo'' ha detto il teste, confermando di aver raccolto diverse volte le lamentele di entrambi.
Sull'episodio specifico invece, poco ha saputo dire relativamente alla dinamica della lite che aveva richiesto l'intervento di 118 e carabinieri, se non le versioni dei fatti raccolte successivamente dai due e da un altro dipendente di origini africane, che avrebbe dovuto testimoniare quest'oggi, ma che nel frattempo ha fatto ritorno in Burkina Faso, suo Paese natìo.
''Mi hanno riferito che il mio genero stava lavorando sotto un camion, quando ha ricevuto un calcio dall'altro'' ha detto il titolare riferendosi all'imputato. ''Entrambi poi sono stati a casa per alcune settimane, ma io avevo bisogno di personale perchè il lavoro non mancava e quindi li ho riaccolti. Le tensioni però, non sono mai cessate''.
A qualche settimana da suo rientro in officina infatti, la parte civile aveva poi deciso di licenziarsi poichè non sopportava più il clima di tensione dovuto alla presenza del rivale, anch'egli ad oggi non più dipendente dell'impresa di Missaglia.
Conclusa la deposizione del teste, il giudice Beggio ha aggiornato l'udienza al prossimo 20 aprile per la discussione finale, preceduta dalle spontanee dichiarazioni rese dall'imputato, difeso d'ufficio dall'avvocato lecchese Eleonora Sala.
G. C.
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