Retesalute: l’Assemblea non decide ancora sulla liquidazione volontaria dell’Asp in continuità, con la possibilità di 'revoca'

A quasi un anno dalle prime indiscrezioni apparse sull’effettiva situazione di perdita di Retesalute, ancora la svolta definitiva non è avvenuta. È chiaro che è stato avviato un nuovo corso nella gestione contabile dei bilanci, che seriamente si sta mettendo mano a una programmazione virtuosa. Ma bisogna fare i conti col passato, si deve decidere quale rimedio adottare per affrontare l’indebitamento accumulato. L’ultima Assemblea dei Soci, svoltasi giovedì 18 febbraio 2021 ha visto protagonisti i tecnici, tra slide e avvertenze, mentre i più dei sindaci si sono limitati ad ascoltare e non è ancora emerso un indirizzo univoco.
La presenza tra i punti all’ordine del giorno della illustrazione della bozza di delibera per la “liquidazione volontaria in continuità con possibilità di revoca” poteva far illudere che fosse arrivato a compimento la fase decisionale.
Stefano Maffi
Invece la palla è stata ributtata al centro della mischia. Con dei distinguo. L’invito a ponderare ulteriormente è stato innescato dal revisore dei conti Stefano Maffi. Il professionista ha specificato che, alla luce di sentenze della Corte dei Conti, ci sarebbero i presupposti per applicare all’azienda speciale delle disposizioni contabili delle società di capitali. Rafforzando così l’idea che basterebbe semplicemente la ricapitalizzazione immettendo denaro in Retesalute. Non solo. Maffi ha poi avvertito: “Deliberare lo scioglimento di una società e poi revocarlo non è un’operazione semplice e va considerata in modo molto molto attento. Vi consiglio di approfondire, con il notaio, con i consulenti, con i segretari comunali, una delibera di scioglimento e messa in liquidazione se è impostata in maniera impeccabile in modo tale che una futura revoca non abbia problemi”. Elemento di garanzia, in ogni caso, sarebbe per il revisore, l’iniezione di denaro, operazione che andrebbe presa “senza indugio” prima di qualsiasi altra mossa.
Maurizio Maggioni
Una frenata colta dal vice sindaco di Olgiate Molgora Maurizio Maggioni: “Questa materia è talmente complessa che va vista nella sua totalità. Dobbiamo avere in mano tutti i documenti da analizzare e poter intervenire. L’unica differenza da quello che diciamo da un anno è che la perdita del 2019 è più bassa rispetto a quello che si ipotizzava”. È infatti emerso che la perdita riferita a quell’anno non sia di 566 mila euro come ipotizzato precedentemente, bensì di 382 mila euro.
Di contro la Responsabile dell’Area economico-finanziaria di Retesalute, Laura Mattiello, ha spinto in avanti, sostenendo che ci fossero già tutti gli elementi per una valutazione complessiva. Ne è sorto un diverbio con il vice sindaco olgiatese, che ha elencato una serie di perplessità riscontrate negli atti allegati alla convocazione e sul mancato arrivo del consuntivo 2020, ancora in fase di elaborazione. Appunti percepiti dalla presidente del CdA, Alessandra Colombo, come una recriminazione sul lavoro svolto dalla società. Tensione palpabile, nonostante le mascherine coprissero le espressioni del volto, tanto che momentaneamente Maurizio Maggioni si è allontanato dalla postazione da cui era collegato, sibilando di avere altro da fare.
Differente la posizione del presidente dell’Assemblea dei soci, il sindaco di Merate Massimo Panzeri, che ha sempre caldeggiato l’ipotesi della liquidazione. Ha confermato che porterà in Consiglio comunale la bozza della delibera di liquidazione così come è stata formulata.
Filippo Galbiati
Una mossa che farà anche il sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati. L’appello del primo cittadino di Casatenovo è stato di assumere nettamente una volontà politica comune. “O stiamo tutti insieme o non ci sarà continuità” questo il messaggio recapitato ai colleghi. “L’ipotesi della liquidazione con continuità a me è apparsa come la strada più difficoltosa, che ci espone di più. Però trovo ci sia una più ampia condivisione. Verificheremo entrambi i percorsi, ma o teniamo insieme il territorio o non salveremo mai Retesalute”. Un discorso di Realpolitik, che ha considerato aspetti concreti come i Piani di Zona, di cui Retesalute è capofila, scaduti a dicembre scorso e prorogati da Regione Lombardia stante la condizione incerta.
Forte scetticismo è emerso dai Comuni dell’Oggionese, entrati in Retesalute da pochi anni, quando la situazione debitoria non era ancora nota. La bozza della delibera per la liquidazione, ha notato l’assessore di Nibionno Laura Puttini, non esplicita in quale misura questi Comuni debbano contribuire. Il monito che arriva da quei Comuni che una delibera così formulata sarebbe come firmare una cambiale in bianco. “Se non meglio specificata, io non posso portare questa proposta di delibera in Consiglio comunale” ha posto l’alt l’assessore Puttini, parlando anche a nome dei Comuni suoi limitrofi. Pare non siano bastate le rassicurazioni politiche di Galbiati e le spiegazioni tecniche di Maffi, secondo il quale la delibera di scioglimento è un atto ricognitivo, una presa d’atto di cosa dice lo Statuto dell’Azienda, cioè che il ripianamento deve essere sostenuto dagli attuali soci in misura proporzionale alle quote di partecipazione. “Poi andrà trovato un accordo tra soci, un gentlemen agreement”. In buona sostanza, si troverà un modo per far pagare a chi spetta. Soluzione tecnica che ancora però non è stata trovata.
Tra quindici giorni dovrebbe essere depositato il bilancio consuntivo 2020. Tra un mese dovrebbe essere convocata la prossima Assemblea dei soci. Fino ad allora fermenterà l’attività di consultazione dei sindaci con i propri segretari, i responsabili degli uffici, i revisore dei conti, con la speranza che entro aprile e maggio ogni riserva verrà risolta.
Marco Pessina
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