Bevera: dal Congo Padre Rinaldo ricorda l'ambasciatore, ''persona semplice e buona''

Una voce preziosissima per capire meglio quanto accaduto l'altro giorno in Congo - ancora profondamente segnato dall'uccisione dell'ambasciatore italiano, di un carabiniere e dell'autista del mezzo sul quale viaggiavano - è quella di Padre Rinaldo Do, missionario della Consolata originario della provincia di Brescia, ma per anni residente nella casa di Bevera e dunque legato a doppio filo al nostro territorio.

Padre Rinaldo Do, missionario della Consolata in Congo

In oltre trent'anni trascorsi in Africa il religioso ha percorso lo stato congolese in lungo e in largo, occupandosi dei più poveri: dalle periferie di Kinshasa alla savana di Doruma, fino alle foreste di Neisu, prendendo atto dei gravissimi problemi socio-economici che caratterizzano il Paese, culminati nella tragedia di lunedì 22 febbraio quando l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci, della sua scorta, e Mustapha Milambo, l'autista, sono stati uccisi da un commando armato nell'attacco a un convoglio delle Nazioni Unite a Kibumba, nel Congo orientale.
Una tragedia che ha segnato non soltanto lo Stato africano, ma l'intera comunità internazionale, oltre naturalmente alle famiglie delle vittime.

L'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci

''L'assassinio dell'ambasciatore, del carabiniere e del loro autista è qualcosa che ha toccato il cuore di tutti noi qui in Congo: sia di noi italiani, sia della popolazione locale. E' la prima volta che capita una cosa così grande e violenta'' ci ha raccontato Padre Rinaldo, che aveva avuto modo di conoscere Attanasio in più occasioni. ''Era una persona semplice, buona e accogliente. A volte l'ho visto nella missione delle suore Poverelle di Bergamo, impegnato a servire ai tavoli la domenica e mi aveva promesso che sarebbe venuto presto anche nella nostra parrocchia, dove la situazione non è delle più semplici. Io da novembre 2019 risiedo ormai in un quartiere di periferia dove si vive alla giornata, dove spesso acqua e luce mancano, dove le strade diventano dei ruscelli quando piove e dove la gente soffre. La condizione di miseria delle grandi città come Kinshasa è diventata ancora più grave a causa del Coronavirus. Molte persone non riescono neppure a mangiare. Per fortuna che da lunedì le scuole e l'università hanno ripreso dopo parecchie settimane di stop da ancor prima di Natale. Ma mi chiedo, cosa faranno domani questi giovani, se qui manca il lavoro? Il Paese è pieno di ricchezze, ma ci sono troppi interessi, soprattutto esterni''.

Padre Rinaldo durante una cena benefica organizzata dagli Alpini di Casatenovo

Tornando al grave attentato di lunedì, a detta di Padre Rinaldo le tensioni economiche e politiche sono state determinanti a generare la tragedia costata la vita ai tre. ''Siamo a 2500 chilometri da Kinshasa, la capitale. Una zona, quella al confine con il Rwanda, l'Uganda e la Tanzania ricca di minerali preziosi, dove ci sono tanti gruppi di guerriglieri, ladri e assassini che uccidono e obbligano a spostarsi e ad abbandonare i loro villaggi e i campi, entrando così nelle miniere rimaste vuote per rubare pietre preziose. Dietro di loro ci sono persone, degli altri stati, che aspettano che questi ribelli arrivino e così, con i soldi che ricevono, possono riuscire a comprare armi e ad organizzarsi. E' una situazione che va avanti da anni. Se il Congo è nella miseria non è perchè il Paese è povero: in realtà siamo ricchi in agricoltura, in legname pregiato, in metalli e minerali preziosi, ma questi ultimi hanno rovinato tutto e indebolito l'umanità congolese. Deve esserci un interesse forte del governo e dell'internazionalità per ribaltare questa grave situazione. In troppi stanno sfruttando questa nazione'' ha concluso Padre Rinaldo, ringraziando per l'interessamento e per la possibilità di far sentire la propria voce. ''Ci vorrebbe l'intervento dell'Onu e della Comunità Europea per cercare veramente di cambiare la situazione. Serve il rispetto dei diritti umani e della dignità''.

G. C.
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