Casatese prese a schiaffi un altro detenuto. Il PM chiede un anno

Il tribunale di Lecco
Uno schiaffo potrebbe costagli una (ulteriore) condanna, a un anno. E' questa infatti la richiesta di pena formulata, tenendo conto anche della recidiva in contestazione, dal vpo Caterina Scarselli all'esito del procedimento penale incardinato nei confronti di Samuele B., casatese, classe 1983, con diversi precedenti alle spalle. L'episodio al centro dell'attenzione risale al 25 novembre 2018.
L'uomo, detenuto in carcere a Pescarenico, avrebbe colpito al volto un compagno di cella, "reo" di non aver accettato il piatto di pasta cucinato dall'ordierno imputato, continuando a ripetere prima, durante e dopo il pasto di non avere fame. Un rifiuto interpretato come mancanza di rispetto da parte di Samuele B. che rendendo esame, nel corso di una precedente udienza, aveva ammesso l'addebito, parlando però di un gesto istintivo, di rabbia, senza alcuna volontà di far del male alla persona offesa, costituitasi anche parte civile nell'ambito del processo in via di chiusura. Proprio il denunciante è stato sentito questa mattina, fornendo una versione dell'accaduto non del tutto sovrapponibile alle ricostruzioni tracciate dallo stesso casatese a giudizio come dagli altri due detenuti con i quali la coppia di "litiganti" condivideva la cella.
Nel rassegnare le sue conclusioni la rappresentante della pubblica accusa ha ritenuto provata la penale responsabilità dell'imputato, non considerando come giustificazioni nè la cena rifiutata nè la non particolare simpatia nutrita dal 37enne nei confronti del compagno di "stanza". Il legale di quest'ultimo ha avanzato richiesta di risarcimento, ipotizzando una quantificazione in 5.000 euro con una provvisionale di 3.000 euro. Si è battuta per l'assoluzione, invece, l'avvocato Elda Leonardi, difensore di fiducia di Samuele B., sottolineando come il proprio assistito non avesse pregiudizi nei confronti della persona offesa - tanto da realizzare fiori in sapone da regalare alla figlia dell'uomo durante le giornate trascorse in carcere - e rimarcando come quel giorno il denunciante - persona con disturbi psichiatrici - fosse particolarmente agitato e "ripetitivo". In considerazione anche del particolare ambiente teatro dell'accaduto e di come lo stesso sia stato inquadrato come uno "sfogo" senza alcuna intenzione di far male da parte dell'imputato, la toga ha chiesto l'assoluzione di Samuele B. per particolare tenuità del fatto e in subordine perchè il fatto non costituisce reato. La sentenza è attesa per il prossimo 16 marzo.
A.M.
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