Casatenovo: altri testimoni al processo per maltrattamenti nei confronti di un 42enne ai domiciliari, ''volato'' dalla Sicilia a Lecco

Il tribunale di Lecco
Un rinvio breve, al prossimo giovedì 11 marzo, per sciogliere una riserva su un testimone da escutere e poi la discussione fissata entro la fine di aprile.
Dovrebbe chiudersi dunque in primavera il procedimento penale a carico di un 42enne - attualmente agli arresti domiciliari nella ''sua'' Palermo - chiamato a rispondere del reato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie con la quale per un brevissimo periodo aveva risieduto a Casatenovo.
E dall'abitazione che i due condividevano con i loro figli, la donna sarebbe stata messa alla porta un sabato sera di quasi un anno fa proprio dal consorte, al termine di un ennesimo litigio.
Dal racconto reso ai carabinieri della stazione di Via Bixio si è dunque aperto un fascicolo penale per ''maltrattamenti in famiglia'' a carico dell'uomo - siciliano d'origine - detenuto per anni in carcere a seguito di una condanna per omicidio e ora agli arresti domiciliari per una rapina messa a segno durante il lockdown ai danni di un ufficio postale del territorio emiliano.
Se nelle precedenti udienze erano stati i due a raccontare la propria personale verità in ordine ad un rapporto conflittuale nato da una conoscenza avvenuta nel parmense, dove entrambi in origine risiedevano, l'udienza odierna - durata oltre tre ore - è stata riempita dai racconti resi dai testimoni citati dalla difesa, rappresentata dall'avvocato Stefano Pelizzari.
A cominciare dal proprietario dell'appartamento di un paese della vicina provincia monzese dove la famiglia viveva prima di trasferirsi a Casatenovo a seguito di una procedura di sfratto per morosità. Il teste ha infatti spiegato come a causa del mancato introito del canone di locazione, avesse deciso di ricorrere alle vie legali, riuscendo a liberare soltanto nella primavera 2020 il proprio alloggio. ''Ho perso dodici mensilità di affitto, ho dovuto pagare le spese legali, quelle condominiali e non ho più trovato molti dei mobili che avevo lasciato all'interno'' ha raccontato il locatario, aggiundendo di aver denunciato la donna (parte lesa nel procedimento odierno ndr), con la quale aveva sottoscritto il contratto di affitto.
La perdita del lavoro aveva infatti impedito all'inquilina di pagare il canone mensile, maturando anche dei debiti fiscali con il Comune rispetto alla corrisponsione di quanto dovuto, come confermato in udienza anche dall'assistente sociale del Comune che aveva conosciuto la coppia in alcune occasioni, sia di persona, sia telefonicamente, prima di ''girare'' il fascicolo sulla famiglia ai colleghi di Casatenovo.
Più interessante per capire la dinamica del rapporto fra i due coniugi, la testimonianza di un'amica di famiglia, il cui nome era già più volte emerso nelle precedenti udienze.
Una figura amicale di riferimento per la donna, ma che intratteneva buoni rapporti anche con il marito - vale a dire l'imputato - che questa mattina rispondendo alle domande postegli dall'avvocato Pelizzari ha sostanzialmente confermato, anche se a tratti con un po' di fatica, il clima di tensione fra i due a seguito delle reciproche incomprensioni caratteriali.
Dal rapporto conflittuale con il secondo figlio della donna, passando per la scarsa tolleranza dell'imputato nei confronti di cani e gatti che vivevano con la famiglia, sino all'abuso (in passato) di sostanze stupefacenti da parte della moglie.
''Quando erano insieme ai miei occhi era tutto normale'' ha raccontato la teste, ribadendo a più riprese di essere stata messa al corrente dall'amica delle problematiche vissute con il marito e minimizzando parecchio le incomprensioni - talune parse piuttosto gravi - della coppia. Persino la rivelazione choc, già peraltro emersa la scorsa udienza, secondo cui uno dei figli sarebbe stato scambiato in culla dopo il parto, ipotesi confidatale dalla stessa madre, ma subito ritrattata dalla stessa.
A chiudere le testimonianze rese quest'oggi, quelle del fratello e del consuocero della parte lesa e infine della madre dell'imputato, con la quale il 42enne questa mattina ha raggiunto il tribunale lecchese prendendo un volo partito dall'aeroporto di Palermo Punta Raisi e diretto a Milano Linate. Per poi - da lì - affittare un'auto tramite il car-sharing e raggiungere in solitaria il palazzo di giustizia, essendo stata ritenuta superflua la presenza degli agenti della polizia penitenziaria che nelle scorse udienze avevano scortato l'uomo dallo scalo milanese sino al nostro capoluogo di provincia.
Si torna in aula tra una settimana esatta quando il collegio scioglierà la riserva sull'opportunità di escutere un ultimo testimone indicato in lista.
G. C.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.