Casatenovo: a 8 anni dal furto di due furgoni al via il processo ad un ucraino, esponente di una banda sgominata dai CC di Parma
Per ricordare il fatto, è necessario compiere un tuffo nel passato non recentissimo. Correva infatti l'anno 2013 quando ignoti, dopo aver violato il cancello d'ingresso forzando un lucchetto, erano riusciti ad impossessarsi di due veicoli nuovi di zecca da una concessionaria con sede a Casatenovo. A distanza di quasi otto anni, la vicenda è finita al centro dell'udienza svoltasi questa mattina al cospetto del giudice del tribunale di Lecco, Martina Beggio.
Saranno infatti due militari all'epoca dei fatti in forza al nucleo investigativo dei carabinieri di Parma, a ricostruire l'indagine - denominata Operazione Centauro - che aveva portato all'iscrizione sul registro degli indagati di tredici persone, fra cui appunto Moskalu.
L'episodio casatese è uno stralcio di una più ampia indagine che aveva consentito di sgominare un'associazione per delinquere composta da cittadini stranieri (moldavi, rumeni e ucraini) che operava nelle province di Parma, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Milano, Forlì, Cesena, Pesaro-Urbino, Padova e Lecco.
I fermati erano accusati di aver commesso, a vario titolo, una ventina di furti prevalentemente a danno di negozi di motociclette e biciclette da corsa (di alta gamma), non disdegnando talvolta materiale elettronico e abbigliamento da moto, oltre che laricettazione di quindici automezzi rubati.
La ricostruzione delle modalità operative utilizzate dai malviventi, unita ad una lunga serie di precauzioni adottate dagli investigatori per celare i vari interventi di riscontro e recupero della refurtiva, aveva permesso di effettuare otto arresti in flagranza di reato, cinque denunce a piede libero e, soprattutto, recuperare e restituire agli aventi diritto di trentuno moto, settantaquattro bici da corsa, quindici autoveicoli, settantasei televisori LCD e abbigliamento e materiale tecnico da moto per un valore di circa 1.182.000 euro.
Grazie ai vari escamotage utilizzati, era stato accertato che le moto e bici rubate venivano portate in una base logistica ubicata in una capannone nella periferia di Milano, dove i mezzi erano smontati ed imballati, per limitare i rischi del viaggio rendendo molto difficile l'individuazione della provenienza illecita del materiale, e successivamente trasportati, da complici, in Ucraina.
La cattura dei soggetti destinatari delle misure era stata particolarmente complicata ed ha richiesto tempo e indagini mirate, poiché gli stessi erano soliti spostarsi molto frequentemente anche oltre i confini nazionali.
Questo d'altra parte spiega la ragione per cui i tempi si sono così dilatati, con il processo che si celebra a otto anni di distanza dal fatto. Si torna in aula dunque fra tre mesi.
E' infatti chiamato a rispondere di furto aggravato Mariian Moskalu, ucraino classe 1975; fu lui, a detta della Procura lecchese - con indagini all'epoca coordinate dal compianto pubblico ministero Nicola Preteroti - il responsabile del prelevamento dei due mezzi di lavoro e di altrettante targhe staccate da altri veicoli in esposizione presso la concessionaria. L'imputato averebbe agito in concorso con altri tre individui (fra i quali uno residente proprio a Casatenovo), che tuttavia - per ragioni differenti - sono stati stralciati dal fascicolo, nel quale è rimasto iscritto unicamente Moskalu, al quale viene contestata la recidiva specifica infra quinquennale, per precedenti episodi di polizia a lui ascritti.
In rosso l'area nella quale operava la banda, in costante collegamento con l'Ucraina
L'udienza odierna è durata pochi minuti: il difensore di fiducia del 45enne - l'avvocato Emanuele Luppi del foro di Verona - aveva inoltrato nelle scorse settimane via Pec una rinuncia al mandato. Il giudice Beggio ha disposto così la nomina di un legale d'ufficio nella persona dell'avvocato Marco Sangalli. Non sono stati quindi sentiti i due testi di polizia giudiziaria presenti, citati per la prossima udienza calendarizzata al 9 giugno.Saranno infatti due militari all'epoca dei fatti in forza al nucleo investigativo dei carabinieri di Parma, a ricostruire l'indagine - denominata Operazione Centauro - che aveva portato all'iscrizione sul registro degli indagati di tredici persone, fra cui appunto Moskalu.
L'episodio casatese è uno stralcio di una più ampia indagine che aveva consentito di sgominare un'associazione per delinquere composta da cittadini stranieri (moldavi, rumeni e ucraini) che operava nelle province di Parma, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Milano, Forlì, Cesena, Pesaro-Urbino, Padova e Lecco.
I fermati erano accusati di aver commesso, a vario titolo, una ventina di furti prevalentemente a danno di negozi di motociclette e biciclette da corsa (di alta gamma), non disdegnando talvolta materiale elettronico e abbigliamento da moto, oltre che la
Il sostituto procuratore
dr.Nicola Preteroti
dr.Nicola Preteroti
La ricostruzione delle modalità operative utilizzate dai malviventi, unita ad una lunga serie di precauzioni adottate dagli investigatori per celare i vari interventi di riscontro e recupero della refurtiva, aveva permesso di effettuare otto arresti in flagranza di reato, cinque denunce a piede libero e, soprattutto, recuperare e restituire agli aventi diritto di trentuno moto, settantaquattro bici da corsa, quindici autoveicoli, settantasei televisori LCD e abbigliamento e materiale tecnico da moto per un valore di circa 1.182.000 euro.
Grazie ai vari escamotage utilizzati, era stato accertato che le moto e bici rubate venivano portate in una base logistica ubicata in una capannone nella periferia di Milano, dove i mezzi erano smontati ed imballati, per limitare i rischi del viaggio rendendo molto difficile l'individuazione della provenienza illecita del materiale, e successivamente trasportati, da complici, in Ucraina.
La cattura dei soggetti destinatari delle misure era stata particolarmente complicata ed ha richiesto tempo e indagini mirate, poiché gli stessi erano soliti spostarsi molto frequentemente anche oltre i confini nazionali.
Questo d'altra parte spiega la ragione per cui i tempi si sono così dilatati, con il processo che si celebra a otto anni di distanza dal fatto. Si torna in aula dunque fra tre mesi.
G. C.