Rogeno: Usuelli sulla sentenza di condanna all'ex sindaco. ''Come la vicenda Appendino''

L'avvocato Claudio Usuelli
L'ex sindaco di Rogeno, Antonio Martone, ieri è stato condannato a sei mesi di reclusione. Motivo? Nel 2015, una donna, impegnata in lavori socialmente utili, precipitò da una scala in ferro del centro sportivo, mentre era impegnata a fare le pulizie.
Il difensore, che ci parla in doppia veste e dunque anche come sindaco di Nibionno, ritiene che la sentenza, emessa dal giudice in ruolo monocratico Maria Chiara Arrighi, sia speculare a quella che ha riguardato un altro sindaco, di una città capoluogo italiana, Chiara Appendino, condannata lo scorso gennaio a un anno e sei mesi per i fatti avvenuti in piazza san Carlo a Torino.
"Mi associo al grido di allarme lanciato da ANCI (associazione nazionale comuni italiani, ndr) dopo la sentenza Appendino perché la responsabilità è la stessa. Chi sarà ancora disposto a fare il sindaco? Quante persone, magari giovani, sono disposte a rischiare una condanna penale?" ha affermato Claudio Usuelli, che ha difeso l'ex collega nella vicenda giudiziaria. "Mi chiedo anche quanti comuni prenderanno persone di pubblica utilità. Io personalmente non sto più accogliendo nessuno in comune: ho già respinto le richieste dei socialmente utili perché, se li mandiamo a fare la pulizia delle strade o in biblioteca, può succedere qualsiasi cosa. Ci sono troppe responsabilità per il sindaco e, finché non succede nulla, non ci pensi. Speriamo che non accada". Non si vive di speranza, si sa. Cosa dovrebbe quindi pendere sulla testa di un sindaco? "La responsabilità civile è corretta se c'è un danno - ha aggiunto Usuelli - La questione penale deve essere calibrata e occorre capire se c'era la possibilità di intervenire. Altrimenti, ogni settimana come sindaco, dovrei inviare una mail all'ufficio tecnico chiedendo di andare a controllore gli immobili: è oneroso, oltre che infattibile".
Entrando nel merito della questione di Rogeno, il legale ha ribadito e precisato che la grata, quel giorno, risultava spostata. "C'era un verbale di collaudo firmato da tre ingegneri che, a fine lavori, attestano che tutto è a norma. Qui mancavano le punzonature: da sindaco, siccome non sono un tecnico, penso che non ci vogliano - ha commentato - Sul piano di manutenzione delle opere, inoltre, non c'era scritto che la scala andava controllata. Mi viene quindi in mente di andare a controllare una cosa che, a verbale, risulta a posto? Se vado dal meccanico, vado in fiducia e non faccio il giro dei concessionari per accertarmi che abbia fatto un buon lavoro".
Infine, nel merito della decisione espressa al Tribunale di Lecco, il legale si è così espresso: "Leggeremo le motivazioni e non escludiamo di proseguire in appello, visto che ci sono più gradi di giudizio. Senza dubbio, pur essendoci una persona che si è fatta male e senz'altro dispiace, ne abbiamo un'altra che ha dovuto subire un procedimento penale".
M.Mau.
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