Molteno: il dottor Molteni interviene sui vaccini. ''I benefici sono superiori ai rischi''

“In medicina il 100% e lo 0% non esistono: i benefici di un vaccino nella protezione delle persone dalle malattie sono di gran lunga superiori di qualsiasi rischio potenziale”. Il beneficio è l’immunità mentre il rischio potenziale è il contagio con complicanze rilevanti per i pazienti: ne abbiamo notizia giornalmente. Ha cercato di fare innanzitutto chiarezza attorno al complesso tema dei vaccini, fornendo un’informazione scientifica alla portata di chi non mastica la materia. Lui è Alberto Molteni, specializzando in chirurgia generale all’ospedale di Carate dopo la laurea all’Humanitas University di Rozzano. Sui social è apprezzato come medico divulgatore, progetto che segue da anni insieme a diversi collaboratori.

Il dr. Alberto Molteni

È anche un cittadino di Molteno e proprio per questo il comune ha chiesto la sua disponibilità per una serata di informazione. Forse, al di là della doverosa e utile esposizione che ha aiutato a dissolvere i dubbi presenti in tanti cittadini per via dell’infodemia, hanno reso bene le parole dell’esperienza diretta: “Io ho fatto il vaccino Pfizer il 5 gennaio: ho scelto appositamente di farlo prima del 6, giorno in cui non avevo il turno di lavoro. Ho avuto effetti avversi collaterali: cefalea, dolori muscolari e articolari, nella sede di iniezione, brividi, nausea. Quasi tutti insomma, ma posso dire che sono stato contento di averli avuti perché ero consapevole che in pochi giorni sarei stato bene e che questo mi avrebbe evitato di ammalarmi di una patologia ancora sconosciuta e con sequele a distanza nel tempo: i benefici sono maggiori dei costi. Con la seconda dose, ho avuto ancora effetti collaterali, ma sapevo che erano di breve durata e che a lungo il vaccino mi avrebbe coperto”.

Come noto, forse non ancora a tutti ed è sempre bene ribadirlo, Sars-CoV2 è il nome scientifico del virus mentre Covid-19 il nome attribuito alla malattia. “È una patologia virale, quindi non ci sono farmaci per contrastarla: si può agire solo sui sintomi. Per contrastarla, c’è solo la prevenzione, quindi l’unica arma efficace sono i vaccini”.
Il vaccino, il cui nome deriva dal latino vacca per via della scoperta di un vaiolo particolare diffuso tra i contadini fatta da Edwad Jenner, è un medicinale biologico che va a stimolare il sistema immunitario tramite la creazione di anticorpi. Ce ne sono diversi tipi: quello a RNA, prodotto dalle società Pfizer e Moderna, si serve della presenza delle proteine spike per stimolare la produzione di anticorpi specifici; AstraZeneca, invece, si basa su un vettore virale.

“I meccanismi di azione sono diversi ma non significa che uno sia meglio dell’altro. La vaccinazione attiva la produzione di anticorpi e di cellule T che sono quelle della memoria per allenare, preparare sottotipi di cellule immunitarie ed espanderle in modo che sono in grado, appena si entra in contatto con il virus, di entrare in azione prima e combatterlo”.
Tra gli effetti collaterali comuni ci sono febbre, cefalea, dolori muscolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea, ma su questo punto Molteni ha precisato: “Tutto quello che facciamo ha un rischio intrinseco, quindi bisogna valutare costi e benefici. Il costo è una malattia estremamente contagiosa con complicanze elevate, ha effetti a lungo termine che stiamo ancora osservando. Dall’altro lato abbiamo la possibilità di prevenire la patologia, che ha dei costi che possono essere pagati in termini di complicanze”.

Quanto all’azione dei vaccini, il medico ha specificato che occorre un piccolo lasso di tempo per assicurare la protezione, variabile in base alle indicazioni delle aziende produttrici: Pfizer ha una copertura del 95% dopo una settimana dall’inoculazione della seconda dose, mentre Moderna dà l’immunità due settimane dopo la seconda dose, a distanza di 28 giorni.
Tuttavia, anche dopo il vaccino, occorre seguire i protocolli di prevenzione anti Covid. “Al momento non è ancora noto se e quanto siamo protetti dal vaccino e dalla trasmissione. Io, vaccinato, se entro in contatto con un positivo, riesco a neutralizzare l’infezione ma posso trasmetterlo ad altri? Ad oggi non abbiamo nessuna risposta”.
È possibile ammalarsi dopo aver ricevuto il vaccino? Non è escluso, ma se il virus infetta un soggetto vaccinato, non produce lo stesso effetto di quando contagia un non vaccinato, dunque l’incidenza della malattia sarà meno marcata.
“Se non mi protegge dall’infezione, a cosa serve? Solo il 2,8% della popolazione vaccinata in Israele ha poi sofferto di gravi casi di Covid e nessuno dei decessi tra i pazienti immunizzati”.
Attorno all’approvazione di un vaccino in brevi tempi c’è ancora molto scetticismo: costituisce un argomento per i detrattori. Su questo aspetto Molteni ha precisato: “Non sono state saltate le fasi, semplicemente i fondi allocati sono stati maggiori per via della condizione di emergenza. Questo ha permesso di portare avanti più fasi in parallelo, accorciando i tempi tecnici. Gli standard sono rimasti esattamente gli stessi ed è stata snellita la parte burocratica, che ha permesso di accorciare i tempi di sviluppo. Infine, le aziende manifatturiere si sono organizzate per la produzione”.
Le mutazioni del virus, altrimenti note come variante, sono generate dalla capacità del virus di sfuggire al sistema immunitario. “L’esistenza delle varianti non è una prova che sconfessa l’utilità dei vaccini – ha specificato - Se siamo in grado di riconoscere le varianti, nel caso di vaccini a Rna, possiamo sintetizzare in fretta vaccini adatti alle varianti che permettono di avere un aumento dell’immunità”.
In una serata di informazione scientifica, non poteva mancare il tema che più di ogni altro ha agitato le ultime settimane: il caso del vaccino AstraZeneca, sospeso a seguito di casi di trombosi, avvenuti in concomitanza temporale con la somministrazione. Non ne è tuttavia stata ancora accertata la correlazione. “Il metodo scientifico è fondamentale: va ancora dimostrato il nesso di causalità. La trombosi è una condizione frequente anche in chi non fa il vaccino. La Società italiana per lo studio di emostasi e trombosi raccomanda la vaccinazione a tutti i soggetti, compresi i pazienti con storia pregressa di complicanze trombotiche”.
Il dottor Molteni ha poi smentito alcune bufale che corrono in rete, come quelle relative alle presunte modifiche sul DNA causate dal vaccino o al fenomeno “ADE”, in base al quale una precedente infezione virale o vaccinazione produce anticorpi che, invece di prevenire l’infezione, aggrava i sintomi dell’infezione stessa.
Quanto ai destinatari del vaccino, sebbene un medico valuterà caso per caso prima di sottoporlo a vaccinazione, non ci sono controindicazioni assolute per chi soffre di allergie, ad eccezione di allergie agli eccipienti del vaccino, ovvero tutti i prodotti che servono a formulare un farmaco. Tra dicembre e gennaio, su 1.800.000 somministrazioni, ci sono stati 21 casi di reazione allergiche. Le stesse controindicazioni non esistono per le persone con malattie emorragie congenite, per persone con infezioni croniche stabili e controllate, diabete, asma, malattia polmonare, epatica, renale, malattia auto immune, trapiantati di midollo osseo e pazienti oncologici.
Le donne in gravidanza devono considerare la vaccinazione in presenza alto rischio di complicazioni gravi da Covid-19, mentre quelle che allattano possono essere vaccinate.
Critica finale, infine, per la comunicazione che vede quotidiani interventi sui media da parte di esperti: “Questo modo scomposto di intervenire e non spiegare i meccanismi del metodo scientifico, comporterà disastri in termini di persone che si vaccineranno”.
Michela Mauri
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.