Viganò: i ricordi del sindaco per omaggiare le vittime del Covid

La commemorazione delle vittime del Covid a Viganò si è tenuta nella mattinata di sabato 20 marzo presso il cimitero comunale e ha radunato le autorità civili e religiose del paese per un momento solenne di ricordo di coloro che hanno perso la vita a causa del virus.


Ad aprire la cerimonia è stato il sindaco Fabio Bertarini, il quale ha voluto ricordare tre delle immagini che più gli sono rimaste impresse di questo periodo difficile di pandemia: la prima è il silenzio che ha pervaso le strade e le vie del paese, soprattutto nel primo lockdown, quando anche la natura sembrava essersi accorta di quello che stava succedendo. La seconda è invece una delle foto più nitida di tutte anche nell’immaginario collettivo ed è quella che risale allo scorso 18 marzo 2020 e che raffigura l’incolonnamento di mezzi militari dell’esercito che trasportano le salme delle vittime fuori dalla città di Bergamo per mancanza di spazio nel cimitero monumentale. Di sicuro, un’immagine alla quale cui nessuno era davvero preparato.



“Ora che si sono superate le 100.000 vittime in Italia è come se fosse praticamente scomparsa una grande città. Questi sono numeri che ci sfuggono se non ci fermiamo a riflettere, ci sfuggono perché appunto solo un’unità di conto astratta” ha commentato il primo cittadino, presentando l’ultima immagine segno di questa pandemia: papa Francesco che si ritrova solo in piazza San Pietro nel periodo pasquale dell’anno scorso, una rappresentazione impensabile solo fino a poche settimane prima dello scoppio del contagio.



“Sono tre immagini che porterò sempre dentro di me nella mia vita e che mi faranno ricordare questo periodo terribile. Ma non c’è solo questo e non può esserci solo questo, perché serve anche la speranza che ci sarà un periodo di rinascita” ha concluso il sindaco, riferendosi alla piantina di ulivo che è stata piantata per l’occasione e che sarà affiancata al monumento dei caduti delle due guerre e dell’Avis, per dare continuità a quel luogo di memoria. L’ulivo è infatti il segno di rinascita, è una pianta forte e duratura, ha una lunga vita ed è quindi l’incarnazione della rigenerazione, e accompagnerà il ricordo di quelle 4 persone che hanno perso la vita a causa del Covid in paese in questo anno di pandemia.



Dopo l’intervento del sindaco, i presenti, e quindi parte dell’amministrazione comunale, il Gruppo Alpini, un rappresentante della Protezione Civile e il parroco don Enrico Baramani, hanno rispettato un minuto di silenzio in memoria non solo delle vittime ma anche dei famigliari di coloro che hanno perso un proprio caro. “Tutte queste persone scomparse avevano un ideale che purtroppo si è frantumato di fronte alla realtà e che li ha tolti dal tempo in cui vivevano” ha esordito il parroco.



“Sicuramente sono stati accolti da Dio nel suo regno perché la sofferenza non allontana ma avvicina sempre di più a Lui, che del suo dolore ne ha fatto un’offerta al Padre. Attraverso la sofferenza anche Gesù è arrivato alla resurrezione, perché solo dal dolore si può arrivare alla purificazione sia dal punto di vista religioso che da quello umano. Se da una parte questa sofferenza esiste ed opprime chi la sperimenta, dall’altra è anche la premessa che apre verso la santità, perché un presente doloroso conduce sempre ad un futuro glorioso. Ricordiamo dunque tutti coloro che ci hanno lasciato e che sono tornate a Dio e preghiamo affinché Egli conceda loro la gloria del paradiso”.



Il parroco ha infine proceduto alla benedizione dell’ulivo, concludendo quindi solennemente questo piccolo ma significativo momento di memoria e di rispetto.
M.B.
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