Villa Greppi: musica e parole in memoria di Peppino Impastato, vittima della mafia

Il 21 marzo segna l'inizio della primavera, ma non solo. Da ormai 26 anni questa giornata è dedicata alla memoria delle vittime della mafia; una ricorrenza voluta fortemente da Libera, l’associazione italiana contro le mafie e ufficialmente riconosciuta da una legge dello stato del marzo 2017.
Il Consorzio Brianteo Villa Greppi, ente culturale attivissimo sul nostro territorio, ha deciso di celebrare la giornata con un evento online inserito nella rassegna ''Musica antimafia'' tenutosi domenica 21 marzo alle ore 18 in diretta sul sito del Consorzio e in contemporanea su Facebook e su YouTube.
È stato scelto un reading teatral-musicale dal titolo “Peppino si è suicidato” che è stato realizzato in collaborazione con l’associazione Atonga Sound. Accompagnato dalla chitarra di Tommaso Pirrone, Michele Ravelli ha recitato un brano liberamente tratto dal monologo di Salvo Vitale a radio Aut. Un evento brevissimo, ma denso di significato che ha voluto celebrare la vita e il sacrificio di Peppino Impastato, giornalista ed attivista italiano ucciso dalla Mafia nel 1978 e tra i fondatori nel 1977 proprio della radio libera autofinanziata di Aut.




“Peppino si è suicidato” si apre così il reading teatral-musicale, la stessa frase ripetuta dalla maggior parte della gente dopo il ritrovamento del cadavere di Impastato il 9 maggio 1978 e che per troppo tempo si è voluta prendere per vero. Ci sono voluti anni, tanti processi e soprattutto una movimentazione popolare per dimostrare che Peppino Impastato, il ragazzo di Cinisi accusato di aver piazzato una bomba per organizzare un atto terroristico, non fosse il carnefice, ma la vittima. Aveva solo 30 anni quando parlando e denunciando è diventato ufficialmente il nemico della mafia, ha cercato di combattere, ma è stato tolto di mezzo. In quegli anni era solo uno dei  tanti, si parlava di suicido per coprire tutto il resto. Non c’era spazio per lui nei giornali di cronaca, figura scomoda facilmente coperta dall’assassinio Moro, per la sua famiglia solo lunghi silenzi, mettersi contro la mafia sarebbe stato troppo pericoloso.



Oggi Peppino Impastato è diventato il simbolo di quella ribellione, il rifiuto di sottomettersi alla mafia, ma di denunciare a gran voce senza aver paura di sacrificare la propria vita. Ogni anno il 21 marzo, è quanto mai necessario essere spinti “a ricordare e riveder le stelle”; è così che recita lo slogan scelto per l’edizione 2021 da Libera che unisce l’intenzione di richiamare con il cuore tutti coloro che hanno perso la vita per mano mafiosa, all’ultimo verso delle cantiche dantesche (“riveder le stelle”), momento di liberazione e di contemplazione per il Sommo Poeta. La cultura ha il compito di farsi portavoce di questo messaggio, cercare una via d’uscita nel mondo in cui stiamo vivendo per trovarne uno migliore. Sarebbe più semplice far finta di niente, spegnere la televisione, la radio o chiudere il giornale, immaginare che la mafia dopo tutto non esiste, lo dice provocatoriamente il testo di Salvo Vitale, spesso infatti chi vive nei territori marchiati dalla criminalità organizzata ha ormai dimenticato com’erano prima, non parla per paura, o forse perché dopo tutto è meglio così.


Il 21 marzo è stato istituito per non dimenticare, il giorno precedente in tutte le scuole sono stati ripetuti i nomi delle vittime innocenti di quella mafia che ha portato loro via la vita e ha distrutto quella delle famiglie, sono modelli di ribellione e di giustizia. È una giornata per mostrare che c’è un’alternativa, che il mondo non merita di essere rovinato in questo modo, un’occasione in cui, come dice la frase finale del monologo, riprendendo le parole di Impastato, “Bisognerebbe educare la gente alla bellezza, in modo tale che non si insinui l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Un impegno che oggi le associazioni come Libera e il Consorzio Brianteo Villa Greppi si sforzano di portare avanti.
Giorgia Monguzzi
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