Annone, crollo del ponte: nell'udienza ospitata a Como parlano gli imputati Garbelli (Provincia BG) e Salvatore (Anas)
Una settimana più tardi e quella pratica non sarebbe mai neppure transitata dalla sua scrivania. Invece Silvia Garbelli, responsabile del settore pianificazione della Provincia di Bergamo, è fra i quattro imputati chiamati a rispondere dei reati di lesioni, disastro colposo, crollo di costruzioni e omicidio colposo per il crollo del ponte di Annone, avvenuto il 28 ottobre 2016, tragedia costata la vita al civatese Claudio Bertini.
Il tribunale di Como
E' stata la funzionaria dell'ente orobico a sedere per prima dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Enrico Manzi, nell'ampia aula al piano terra del tribunale di Como sfruttata quest'oggi per l'udienza, stante l'impossibilità di garantire il distanziamento anti Covid (tenendo conto delle numerose parti che prendono parte al procedimento penale) presso il palazzo di giustizia lecchese.Sottoponendosi ad esame l'architetto Garbelli ha spiegato che nell'agosto di cinque anni fa, in mancanza dei colleghi che avrebbero dovuto occuparsene, entrambi assenti per ferie, era stata lei a firmare l'autorizzazione concessa alla Nicoli trasporti per il transito dei mezzi pesanti nel territorio regionale. Un iter a lei quasi del tutto sconosciuto, che si era fatta spiegare dai colleghi interessati, ma che non l'aveva impensierita più di tanto, poichè la prassi era ormai consolidata e a sua memoria non si erano mai registrati problemi.
L'istruttoria era stata completata in una giornata soltanto come era consuetudine per gli uffici della Provincia di Bergamo. Per quanto riguarda invece la mancata prescrizione - nel nulla osta rilasciato a Nicoli - di una scorta che fermasse il traffico, l'imputata ha spiegato quest'oggi di ritenerla implicita. ''Se l'indicazione era quella di viaggiare a 20 chilometri orari il più possibile al centro della carreggiata, a mio avviso era scontato dotarsi di un sistema per fermare il traffico'' ha spiegato l'architetto Garbelli in aula, dopo aver differenziato le due diverse tipologie di autorizzazioni che venivano rilasciate dagli uffici dell'ente presso il quale è impiegata. Una periodica, con una validità più lunga e che contempla i mezzi eccezionali interessati al transito e l'altra specifica, con i dettagli relativi al percorso da compiere. Il suo compito, nel caso dell'autorizzazione concessa a Nicoli, era stato quello di certificare e firmare l'istruttoria svolta dai suoi colleghi, sia dal punto di vista tecnico, sia amministrativo. Ed è quello che sostanzialmente ha fatto, fidandosi - come ha ammesso rispondendo ad una domanda postale dal pubblico ministero Andrea Figoni - del lavoro degli altri. L'ufficio trasporti infatti, faceva riferimento all'architetto Luigi Ferraris (la cui iniziale posizione, iscritta inizialmente nel registro degli indagati, era stata stralciata ndr) che però era assente per ferie, così come un'altra collega. ''Potevano rivolgersi a me o ad un altro dirigente, ma per praticità sono venuti nel mio ufficio'' ha proseguito l'imputata, ammettendo di non aver ravvisato problemi nella pratica così come nelle altre firmate in quei giorni.
Terminato l'esame dell'architetto Garbelli è stata la volta dell'ingegner Giovanni Salvatore, capo del centro manutenzioni Anas per la Lombardia, altro imputato insieme ai dipendenti del settore viabilità della Provincia di Lecco Andrea Sesana e Angelo Valsecchi, entrambi assenti.Referente dal novembre 2011 di una vasta rete viabilistica che comprende anche parte dellla superstrada 36, il funzionario di Anas ha esordito spiegando di non aver mai ricevuto segnalazioni rispetto a eventuali problematiche relative al ponte di Annone sino a quel 28 ottobre di cinque anni fa. Dopo aver confermato che il manufatto non era fra i beni riconducibili alla società, Salvatore ha però precisato che spesso alcuni interventi venivano messi in campo a salvaguardia della circolazione stradale che è poi la competenza di Anas.
Quel giorno, dopo aver ricevuto - tramite il collega ingegner Trapanese - segnalazione dal cantoniere Tindaro Sauta delle condizioni sospette nel quale versava il cavalcavia, l'imputato aveva deciso di compiere un sopralluogo sul posto per stabilire le eventuali modalità di intervento. Ma non subito, a causa di un impegno personale fissato per le ore 14, al termine del quale si sarebbe poi spostato ad Annone.
''Dovevo accompagnare mia figlia ad una visita. Nel frattempo però, avevo subito preso contatti personalmente con due colleghi strutturisti che potessero raggiungerci direttamente sul posto per fornire un parere sulle condizioni del ponte'' ha proseguito in aula Salvatore che intorno alle 16 di quel maledetto 28 ottobre era riuscito a lasciare la sede Anas di Milano insieme ai colleghi Trapanese e Pascariello, diretti appunto ad Annone. Il traffico, piuttosto intenso, non aveva reso così immediato l'arrivo nel lecchese, complice anche l'imminente festività del 1°novembre e gli spostamenti verso le mete di lago e montagna. E purtroppo, una volta giunti sul posto, il cavalcavia era già crollato.
Quel giorno, dopo aver ricevuto - tramite il collega ingegner Trapanese - segnalazione dal cantoniere Tindaro Sauta delle condizioni sospette nel quale versava il cavalcavia, l'imputato aveva deciso di compiere un sopralluogo sul posto per stabilire le eventuali modalità di intervento. Ma non subito, a causa di un impegno personale fissato per le ore 14, al termine del quale si sarebbe poi spostato ad Annone.
''Dovevo accompagnare mia figlia ad una visita. Nel frattempo però, avevo subito preso contatti personalmente con due colleghi strutturisti che potessero raggiungerci direttamente sul posto per fornire un parere sulle condizioni del ponte'' ha proseguito in aula Salvatore che intorno alle 16 di quel maledetto 28 ottobre era riuscito a lasciare la sede Anas di Milano insieme ai colleghi Trapanese e Pascariello, diretti appunto ad Annone. Il traffico, piuttosto intenso, non aveva reso così immediato l'arrivo nel lecchese, complice anche l'imminente festività del 1°novembre e gli spostamenti verso le mete di lago e montagna. E purtroppo, una volta giunti sul posto, il cavalcavia era già crollato.
Il presidente della sezione penale del tribunale di Lecco, giudice Enrico Manzi
''Durante il viaggio sono venuto a sapere che la Provincia di Lecco voleva due righe scritte da parte nostra prima di procedere alla chiusura del ponte'' ha aggiunto in Aula Salvatore, spiegando di non aver avuto contatti diretti con l'ente lecchese e di aver dato per scontato che nel frattempo l'arteria fosse stata già chiusa. Nel rendere esame poi, l'imputato ha fatto riferimento ad una nota risalente al 2013 a firma della Provincia di Lecco, secondo la quale il cavalcavia di Annone era escluso dal transito dei trasporti eccezionali, circostanza che lo aveva portato a non considerare questo eventuale rischio.Le fotografie scattate dal cantoniere Sauta inoltre, non davano l'idea - a suo dire - di un imminente pericolo di cedimento del manufatto. ''Io non ho chiamato nessuno perchè sapevo che c'erano già in corso contatti con la Provincia e che anche la Polizia stradale era allertata'' ha aggiunto l'imputato rispondendo alla domanda postagli dal PM Figoni, che ha cercato di capire se Salvatore si fosse attivato personalmente per sincerarsi di quanto stesse accadendo.
Si torna in Aula (probabilmente ancora a Como) fra un mese circa, più precisamente il 19 aprile, quando saranno escussi testi e consulenti della difesa. L'obiettivo è infatti quello di chiudere la discussione e pronunciare la sentenza entro la fine dell'estate. Una volta definiti gli accordi per il risarcimento dei danni, il processo dovrebbe perdere la parte civile Paolo Giacalone (altro automobilista coinvolto, seppur marginalmente, nel sinistro), che la scorsa udienza, tramite l'avvocato Claudia Canali, aveva annunciato l'intenzione di sfilarsi dal dibattimento.
G. C.