Rogoredo: Simone, in Svizzera per lavoro, fa il punto sulla situazione Covid e vaccini

Simone Galbusera, classe 1995 e originario di Rogoredo, attualmente risiede in un paesino nell'hinterland di Zurigo. Si è trasferito in Svizzera ormai da un anno e lavora nel comparto vendite di un'azienda che si occupa di innovazione in ambito finanziario.
Diplomato al liceo linguistico Greppi di Monticello, ha poi conseguito una laurea triennale all'università Bocconi di Milano in "Economia e gestione aziendale" svolta totalmente in lingua inglese, con un periodo di scambio accademico in Giappone. L'anno scorso ha concluso la sua carriera universitaria con una doppia laurea magistrale italo-norvegese in "Economia e gestione dell'innovazione e della tecnologia".
Lo abbiamo intervistato nei giorni scorsi per approfondire la situazione Covid-19 in Svizzera, chiedendogli cosa è cambiato rispetto al 2020.

Rispetto all'anno scorso ci sono delle differenze relativamente al numero dei contagi e alle restrizioni in atto?
"L'anno scorso il governo svizzero è stato molto veloce a prendere delle misure per contenere l'ondata pandemica. Ci sono state delle differenze rispetto all'Italia, ad esempio non c'è mai stato l'obbligo ufficiale di rimanere a casa, ma è stato solo consigliato. La situazione però è rimasta sotto controllo anche grazie ad un sistema sanitario molto efficiente e ben organizzato su tutto il territorio nazionale. Dalla fine di aprile le aperture sono state abbastanza rapide e per inizio giugno quasi tutte le attività si sono rimesse in moto. Le frontiere sono state riaperte il 15 giugno e l'estate è stata simile a quella italiana. L'unico cambiamento rilevante attuato durante il periodo estivo è stata l'introduzione graduale dell'obbligo di portare la mascherina nei luoghi pubblici, iniziando dai mezzi di trasporto. Fino a metà ottobre la situazione è rimasta abbastanza stabile, con un trend in salita, ma comunque sotto controllo. Da metà ottobre però tutto è peggiorato e siamo arrivati a novembre con diecimila casi al giorno, un numero decisamente elevato rapportato ai circa 9 milioni di abitanti della Confederazione.
Durante la seconda ondata la Svizzera non è purtroppo stata così veloce come nella prima, ha preferito lasciare correre, sperando in una progressiva decrescita dei casi senza bisogno di prendere nuovamente misure forti.
Il Consiglio Federale ha così lasciato molta libertà ai cantoni, permettendo loro di muoversi come meglio credevano, creando quindi una situazione in cui i cantoni romandi, colpiti molto duramente dalla seconda ondata, sono andati in lockdown quasi subito, al contrario dei cantoni svizzero-tedeschi. A causa di questa disparità l'epicentro della pandemia si è lentamente spostato quindi da cantoni come Ginevra, Vaud e Friburgo verso altri come Zurigo, Svitto e Berna.
A metà dicembre 2020 è stata decisa la chiusura dei ristoranti in tutta la Svizzera; a metà gennaio 2021 è stato decretato un lockdown (o, per dirla alla svizzera, semi-confinamento) con i negozi non essenziali chiusi fino alla fine di febbraio. A differenza del lockdown primaverile sono però rimasti aperti parrucchieri e garden center. I comprensori sciistici sono inoltre rimasti quasi sempre aperti (solo a dicembre alcuni cantoni hanno preferito chiuderli in via precauzionale, ma le chiusure sono durate molto poco).
I casi giornalieri sono progressivamente diminuiti e ora la situazione sembra abbastanza stabile, seppur con tendenza al rialzo. Inoltre, da metà marzo la Confederazione ha deciso di creare una strategia di depistaggio piuttosto intensiva, con test antigenici rapidi gratis ovunque per chiunque faccia richiesta. I test PCR rimangono invece gratuiti solo per coloro che soddisfano determinati requisiti, come ad esempio la presenza di sintomi riconducibili al Covid o l'essere stati a stretto contatto con un positivo".

La campagna vaccinale promossa dal governo sta funzionando? O ci sono dei ritardi come in Italia?
"Anche qui purtroppo, si procede a rilento per diversi motivi: per prima cosa ci sono molti ritardi nella consegna dei vaccini; inoltre, l'agenzia svizzera del farmaco, SwissMedic, non ha ancora approvato il vaccino AstraZeneca, in quanto non ancora in possesso di studi e dati ritenuti essenziali per l'omologazione del preparato (è stato però omologato questa settimana il J&J, vaccino per cui le prime forniture sono però previste nel terzo trimestre 2021); infine non è ancora attivo un sistema di prenotazione valido in tutti i cantoni e alcuni degli hotspot vaccinali sono tuttora in preparazione. Una volta risolte tutte queste problematiche, a mio avviso, si procederà spediti con le vaccinazioni. Ufficialmente tutti coloro che vorranno essere vaccinati lo saranno entro l'estate. Non so se effettivamente si riuscirà a mantenere fede a questo progetto, ma sono fiducioso".

 

Come stai vivendo questa situazione? Puoi uscire dalla Svizzera e rientrare in Italia? Che cosa devi fare per poter tornare quo(tampone, quarantena, ...)?
"Sono molto preoccupato per tutta questa situazione e spero possa terminare il prima possibile, anche per alleviare tutte le difficoltà e le sofferenze che, purtroppo, troppe persone si sono trovate a dover sopportare.
Al momento preferisco rimanere in Svizzera, ma quando l'Italia tornerà in zona gialla (spero al più presto) di sicuro farò ritorno, almeno per un breve periodo, e sempre in sicurezza.
Per gli spostamenti verso il nostro paese con mezzo privato (nel mio caso l'automobile) è sufficiente un tampone rapido, che deve essere fatto al massimo quarantotto ore prima dell'entrata nel paese. Dopodiché una volta passata la frontiera (attualmente aperta) e una volta giunti alla propria destinazione, è necessario mandare il referto all'ATS, lasciando anche i propri recapiti, utilizzati in caso di comunicazioni particolari. Non è necessario sottoporsi alla quarantena per gli arrivi da paesi EU-Schengen e, per questo, è possibile muoversi in modo relativamente semplice e agile. Per il rientro in Svizzera le nuove regole, introdotte l'8 febbraio, sono molto dettagliate, in quanto i requisiti d'entrata dipendono sia dal luogo dal quale si rientra, sia dal mezzo di trasporto con il quale si viaggia (ad esempio, è sempre necessario un tampone PCR se si entra in Svizzera per via aerea, mentre in caso di entrata con un mezzo diverso il tampone PCR è necessario solo se si proviene da una regione a rischio, unito alla compilazione di un modulo di contatto e ad un periodo di quarantena). Nel mio caso, provenendo da un'area di confine e viaggiando con un mezzo privato, non sono necessarie particolari formalità per l'ingresso nel paese".

S.B.
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