Molteno: Alberto Molteni e il progetto da medico divulgatore. ''Dare informazioni di qualità è una responsabilità enorme''

Chirurgo di professione e medico divulgatore quando toglie il camice. Alberto Molteni è un 31enne di Molteno che sta concludendo la specializzazione in chirurgia. Ormai da qualche anno è diventato un punto di riferimento per studenti e professionisti del settore sanitario. Il suo obiettivo, però, è quello portare la scienza all'esterno, raggiungendo un pubblico più vasto e sempre meno settoriale.

Abbiamo voluto approfondire insieme a lui il progetto, che nasce da una serie di esperienze maturate in vari campi, a partire dalla radio che reputa un "mezzo di comunicazione fantastico: è quello che mi ha dato la scintilla". Le radici affondano, in primo luogo, nell'attività di speaker svolta in alcune web radio con lavori sia nell'infotainment sia nei programmi musicali e passano poi attraverso il coinvolgimento in progetti di produzione video fino all'approdo, nel 2010, alla prima web tv universitaria. In mezzo, ci sono le testimonianze nelle giornate orientamento da studente a studente, proseguite successivamente con i consigli per gli aspiranti specializzandi in medicina e le docenze: l'idea di trasmettere esperienze e conoscenze a giovani che devono guardare al proprio futuro sono confluite in un'attività personale e hanno contributo a dare lo slancio al progetto, così come lo vediamo strutturato. Oggi Alberto ha al suo fianco, per portare avanti un'idea di così ampia portata, una squadra di giovani provenienti da tutta l'Italia: sono motivati, curiosi e hanno esperienze differenti che permettono un arricchimento all'interno di un'attività che, grazie ai contenuti di qualità, è in continua ascesa nel mondo digitale. Alberto Molteni MD (medico divulgatore), questo il nome del canale, è attivo su You Tube, Facebook, Instagram con molteplici sfaccettature e ambiti tanto da non poter essere racchiuso in una sola definizione.

"I social sono fondamentali per noi ma sono un mezzo, non il fine - ha chiarito - Siccome non siamo una testata giornalistica con grandi capitali da investire, noi che usiamo i social dobbiamo adattarci ad essi e comunicare in maniera differente, cercando di raggiungere il pubblico che è diverso a seconda del canale". Su YouTube gli iscritti sono prevalentemente di sesso maschile, di età tra 18 e 40 anni; su Facebook sono ugualmente distribuiti tra maschi e femmine tra 25 e 45 anni, mentre su Instagram la percentuale di donne è maggiore e l'età parte dai 17 anni. Si tratta di un pubblico prevalentemente interessato a temi medico scientifici: tra costoro, va citata la nicchia di studenti e aspiranti studenti di medicina, insieme a medici e allievi delle professioni sanitarie e di altre facoltà scientifiche come biologia. "L'obiettivo è raggiungere più persone possibili. Una delle nostre sfide è essere un punto di riferimento per un pubblico settoriale ma progressivamente allargarci fino a coinvolgere il live public, ovvero persone non strettamente collegate al mondo della medicina".
I temi trattati, lo accennavamo sopra, sono vari: su YouTube i video riguardano i momenti di orientamento, di conferenze oppure vengono girati in studio ma sono in gran parte indirizzati a pubblico di settore. Su Instagram si aggiungono i contenuti legati agli aspetti della vita quotidiana di un medico ma anche informazioni pratiche: in questo ultimo periodo vanno per la maggiore le informazioni sui temi legati al Covid, come i binomi vaccini-allergie, vaccini-trombosi, o altri temi rilevanti e importanti per la salute. In passato, sono stati trattati la sindrome del cuore infranto oppure contenuti che uniscono la medicina e l'arte (sindrome di Marfan collegata a Nicolò Paganini o il pesce chirurgo e Nemo). Dietro la dicitura Alberto Molteni MD non c'è solo la persona che si vede rappresentata nelle piattaforme social, bensì una vera e propria squadra, composta da tanti giovani appassionati e con competenze trasversali: "Per ogni tipo di contenuto c'è un gruppo che discute e crea - ha specificato Alberto - Ho l'onore di avere collaboratori che arrivano da gruppi eterogenei e permettono di offrire spunti in settori lontani dai miei. Mi confronto costantemente con loro per capire la direzione da prendere e se un tipo di contenuto, diffuso in un certo modo, riesce ad arrivare a tutti, come viene interpretato, quali sono le cose di cui le persone vogliono e hanno bisogno di sentir parlare. Essendo un progetto particolare che ha a che fare con il mondo sanitario, non è facile parlare di salute ma anche del mondo medico, quindi è importante avere nel gruppo persone che si occupano di medicina e capiscono il mio linguaggio, ma anche persone che sono al di fuori perché fungono da cartina di tornasole. C'è lavoro grosso alla base: non basta avere l'idea, il testo, sapere come scriverlo ma anche solo posizionarlo, mettere lo sfondo, fare un carosello richiedono competenze particolari e tutto ciò fa parte di un concerto ed è fondamentale che tutte le varie parti ci siano. Attorno a me ho una squadra di collaboratori, validi e preparati".

I giovani hanno competenze hardware, software, di grafica, produzione video e immagini. Dall'idea di un video alla pubblicazione, intercorrono, a volte, diversi mesi: il tempo di gestazione più lungo per un video è stato di un anno. Questo perché Alberto è ben conscio del ruolo che, in rete, ricopre il suo progetto. Il lavoro del divulgatore scientifico, infatti, non si improvvisa: "Mi sento un punto di riferimento, ma ne riconosco tutta la responsabilità. Non sono contenuti che produciamo alla leggera. Essere influencer per me è una cosa bellissima: penso che avere la possibilità di influenzare in maniera positiva e quindi di arrivare alle persone con dei concetti sia meraviglioso, però il prezzo da pagare è essere precisi, dare informazioni di qualità perché non è un gioco, ma una responsabilità enorme".  Il progetto è un diventato un vero e proprio punto di riferimento per studenti del settore. "Abbiamo portato contenuti che prima non c'erano. Per le informazioni sulle scuole di specializzazione in Italia abbiamo introdotto un format sulla scorta della mia esperienza di aspirante specializzando che cercava informazioni per decidere cosa sarebbe stato della propria vita e non ne trovava. L'idea era di portare contenuti che sarebbero stati utili a noi che non abbiamo trovato informazioni o di migliorare quelle che già c'erano". Tra gli aspetti positivi di questo lavoro, Alberto ha citato la possibilità di confrontarsi di collaboratori di alto livello e la sfida con i propri limiti che, grazie allo studio e alla preparazione, vengono ogni volta superati. "Un aspetto negativo è invece la difficoltà di far capire agli altri quello che fai - ha ammesso - Con la questione Covid, la figura del medico che parla in televisione o tramite i social media è stata un pò sdoganata. È una figura nuova e la difficoltà di divulgare, da medico, c'è: è una resistenza che ho incontrato in passato, che incontro oggi e in futuro, anche se spero sia una cosa sempre più comune e che sempre più medici si dedicheranno a quest'attività. Non nascondo che nel corso della mia carriera abbia incontrato anche resistenze interne di colleghi: la figura non viene compresa da tutti perché molti banalizzano e non comprendono che il fine non è avere follower, ma arrivare a più persone usando i social media".

Alberto ha paragonato il mestiere del divulgatore scientifico a quello del direttore d'orchestra: bisogna circondarsi di professionisti validi e armonizzare tutti gli strumenti in modo da riuscire a portare a termine un buon concerto. Questo il suggerimento che rivolte a chi vuole provare a seguire la sua stessa strada: "Per cominciare a divulgare, suggerisco di iniziare, cercando di capire quello che riesce bene. Io ho la fortuna di essere contemporaneamente presente su più piattaforme e avere successo su tutte. Se uno sente il desiderio di entrare in questo modo dico di cominciare, rispettando certe regole e tenendo presente che, quando uno legge qualcosa sui social, automaticamente inizia ad acquisire una certa autorità. Ritengo che divulgare, insegnare, fare orientamento siano attività bellissime, ma comportano responsabilità enormi perché quello che diciamo ha una ricaduta importante sulle persone, anche se non sembra. Le persone magari fanno una scelta in base a quello che sentono dire in quel video. Noi crediamo che comunicare in maniera corretta possa aiutare le persone e possa cambiare il corso della vita delle persone in positivo". E proprio l'influenza positiva e l'idea di un metodo scientifico applicabile alla divulgazione sono tra gli aspetti che, insieme a tanti altri, hanno convinto tanti giovani ad unirsi al progetto. Il gruppo lavora senza sosta: si stanno sviluppando tante idee per il futuro, tra cui la creazione di podcast e diverse collaborazioni con alcuni enti "in modo da raggiungere più pubblico possibile, ampliare i format e dare qualcosa alle persone che non hanno ancora avuto modo di vedere. La sfida - ha concluso Alberto - non è avere grandi progetti, ma renderli effettivi".
Michela Mauri
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