Casatenovo: ladro individuato grazie alla...liquirizia. Il giudice lo condanna a 3 anni

Il tribunale di Lecco
Era stata svegliata all'alba, tra le 5 e le 5 e mezza del mattino, da un forte rumore all'interno di casa propria, a Casatenovo. Spaventata e pensando che uno dei suoi anziani genitori fosse caduto, si è alzata in fretta e furia dal letto per controllare l'accaduto, ma si è trovata faccia a faccia con degli scassinatori.
A raccontare al giudice quanto si era presentato dinnanzi ai suoi occhi quella mattina del 29 marzo 2015 è stata una casatese classe 1973, incalzata dalle domande del vpo Mattia Mascaro, in rappresentanza della pubblica accusa: "ho visto a terra la porta d'ingresso all'appartamento dove abbiamo le camere da letto e in penombra ho notato una o più figure; non so dire se fosse una sola persona o se fossero in due, per me erano solo ombre. Quando mi hanno vista sono scappati".
La vittima ha continuato il proprio racconto elencando tutto quello che le era stato portato via: "hanno fatto razzia al piano di sotto, hanno preso due tv da 200 euro l'uno, un computer portatile da 500 euro, 2 sassofoni da 1000 euro l'uno, una x-box. Mi hanno portato via anche l'auto, hanno rinvenuto le chiavi, e dentro la macchina c'era la mia valigetta con materiale medico che mi serviva per svolgere la mia professione da veterinaria".
Quantificare in euro quanto le era stato rubato è risultato impossibile alla donna, perlomeno per il contenuto della valigetta professionale.
Per asportare tutto quanto i ladri le hanno scardinato non solo la porta d'ingresso ma anche il cancello, per poi uscire con l'autovettura.
A portare però ad una possibile risoluzione del caso è stato un frammento di liquirizia rinvenuto vicino alla porta scassinata: "abbiamo notato questo bastoncino masticato e, siccome noi non ne facciamo uso, abbiamo pensato di farlo notare ai Carabinieri intervenuti: è stato fotografato e poi prelevato".
In aula stamani è intervenuto il tenente Michele Gerolin, all'epoca dei fatti comandante della stazione carabinieri di Casatenovo. L'ufficiale ha infatti illustrato quanto accaduto in sede di indagine: "il bastoncino è stato inviato al Ris di Parma per verificare la comparazione del dna e nel 2019 i risultati hanno rivelato che apparteneva a Saimjr Oruci, soggetto già noto al nostro ufficio". Così si è giunti a formulare un capo d'imputazione nei confronti del cittadino di origine albanese ma residente a Missaglia, nato nel 1989. L'uomo è finito a processo al cospetto del giudice Giulia Barazzetta, con l'accusa di concorso di furto in abitazione aggravato. L'automobile sottratta alla querelante è stata poi rinvenuta qualche mese dopo il fatto perchè i soggetti che la stavano utilizzando -tra cui l'imputato- sono stati arrestati in flagranza di reato mentre tentavano di rapinare un casello autostradale alle porte di Milano.
Chiusa la fase istruttoria il vpo Mascaro ha chiesto la condanna dell'imputato a una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione e al pagamento di 1000 euro di multa, non riconoscendo le attenuanti generiche; di diverso avviso l'avvocato Ivana Montani, difensore dell'imputato, che ha chiesto l'assoluzione del 32enne per mancanza di prove in quanto quel bastoncino poteva essere stato lanciato dal suo assistito nel giardino della derubata in tutt'altra circostanza, non per forza nel corso del furto.
Il giudice Barazzetta, al termine della camera di consiglio, ha condannato l'uomo ad una pena di 3 anni di reclusione e al pagamento di 700 euro di multa.
B.F.
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