Infanzia e adolescenza al tempo del Covid: esperti in dialogo nell'incontro a cura dell'On. Fragomeli

Uno spaccato del mondo dell’infanzia, raccontato da diversi professionisti di settore che in questo anno hanno vissuto con i loro occhi gli effetti che la pandemia ha avuto sulla salute dei più piccoli, anche in relazione al contesto familiare. L’incontro “Crescere al tempo del Covid” promosso dall’onorevole Gian Mario Fragomeli ieri sera ha avuto al centro proprio i bambini dato che, come lui stesso ha sostenuto, “il tema in una prima fase non ha avuto l’importanza che meritava”.



A parlare dell'argomento sono stati invitati diversi ospiti, a partire dal collega onorevole Paolo Siano, primario di pediatra a Napoli: “Quello dell’infanzia è stato uno dei mondi più trascurati in questa pandemia” ha detto. “Un gruppo nutrito di parlamentari ha fatto una lunga battaglia per riportare le esigenze dei bambini nel dibattito: siamo riusciti a organizzare una mozione alla camera dei Deputati, che è stata votata, per chiedere che il governo nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza introduca un capitolo specifico su questo tema. Sono previsti investimenti, ma diluiti nelle varie missioni di cui è formato. Noi chiediamo che venga inserito uno spazio per dare importanza e centralità alle famiglie, per comprendere realmente cosa si farà. Sull’infanzia non ci potrà mai essere un debito: mettiamo questi soldi ora, ma ne avremo un ritorno in futuro”.



Isabella Continisio, psicologa clinica dell’Università di Napoli Federico II, ha portato la sua esperienza professionale all’interno di uno sportello aperto l’anno scorso, in cui “abbiamo ascoltato situazioni disperate e disparate. Abbiamo avuto un’infinità di richieste e abbiamo visto che si aggiungono nuove problematiche”. Ad essere a rischio è la dimensione psicologica, con una serie di disturbi che subentrano nei bambini dopo che hanno subito alcuni cambiamenti drastici come la modifica delle abitudini, la scuola in casa, la mancanza di routine per l’igiene personale, la presenza nello stesso ambiente di fratelli o sorelle, la mancanza di attività fisica, l’assenza di contatto con nonni, la prolungata esposizione ai tablet. Secondo la professionista occorre intervenire sia a livello scolastico, introducendo una progettualità centrale con obiettivi generali e l’insegnamento delle soft skills (le competenze trasversali, come rafforzare l’autostima, riconoscere l’empatia), sia a livello di assistenza con il pediatra di famiglia che, avendo un ruolo di sorveglianza, deve potersi avvalere di un confronto con uno psicologo.



Per Rosa Maria Di Giorgi - deputata facente parte insieme al collega Siani dell’intergruppo parlamentare “infanzia e adolescenza” - uno dei temi che avrebbe potuto ricevere maggiore attenzione nel dibattito politico è quello delle scuole. “Il CTS ha anteposto la salute a tutto il resto, ma c’era anche la questione dei ragazzi, del disagio che avrebbero avuto. Un po’ di coraggio avremmo potuto averlo, per tutti i partiti e per la parte scientifica. Sappiamo che il rischio zero non esiste. Si tratta di mettere sul piatto della bilancia costi e benefici: tra i primi c’è stata la pesante difficoltà delle famiglie, dei bambini, degli adolescenti, insieme alla crescita delle diseguaglianze”. Per l’onorevole, l’investimento sulla scuola è necessario: “I ragazzi, non avendo seguito bene con la DAD e sentendosi insufficienti loro stessi, decideranno di lasciare gli studi. Noi vogliamo una visione d’insieme per intervenire su tutti i fronti a salvaguardia dell’adolescenza: se con le risorse non riusciamo a cambiare questo panorama, abbiamo perso un’occasione storica. Questo ci riempie di grande responsabilità”.



Il dottor Roberto Bellù, pediatra, direttore del Dipartimento materno infantile dell’ospedale Manzoni di Lecco, ha riflettuto in maniera ampia su ciò che ha significato nascere in tempo di Covid. “I bambini sono stati risparmiati direttamente dal dramma ma ci sono altri problemi rilevanti, almeno per la popolazione pediatrica. Abbiamo dovuto lottare per cercare di minimizzare le conseguenze dirette, come la denatalità, e quelle indirette. Nel mio reparto, alla nascita mamme e bambini venivano separati, l’allattamento saltava, così come le pratiche per la creazione dei legami di genitorialità. I rischi del mancato attaccamento erano molto superiori rispetto a quelli dell’infezione da Covid”. Il rischio Covid ha quindi superato quello della mancanza di legame, essenziale nel neonato. A Lecco si è però riusciti a garantire due elementi: l’accesso dei genitori nelle sale parto e nella terapia intensiva neo natale. Il reparto neuro psichiatrico, invece, ha conosciuto un aumento: “Nel 2019 aveva 30 ricoveri per pazienti con varie problematiche (tentati suicidi, comportamenti aggressivi…), lo scorso anno siamo arrivati a oltre 40 casi. Nel 2021 sono raddoppiati. Siamo solo parzialmente pronti perché ci dobbiamo confrontare con cose nuove. Già prima c’erano pochi posti letto, ora non ne abbiamo un numero sufficiente. Occorre convertire spazi di pediatria in neuropsichiatria, senza stravolgere l’impostazione generale delle cure”.



Ha portato alcuni esempi diretti delle situazioni che un medico si trova ogni giorno ad affrontare Federica Zanetto, presidente nazionale dell’Associazione culturale pediatri. “Il benessere del bambino e quello dei genitori sono strettamente correlati: il benessere percepito nel sistema familiare è qualcosa che ci tocca direttamente. Abbiamo avuto altri stimoli che ci hanno rinforzato in alcuni messaggi: la frequenza dell’età infantile, l’importanza della comunicazione e della capacità di accompagnare. La pediatria ospedaliera ha il reparto occupato da bambini con disturbi della sfera emotivo-psicologica (cefalea, problemi del sonno), ma anche l’interruzione dell’attività fisica rappresenta un'altra grande criticità”.



Luisa Bono, psicoterapeuta della Cooperativa sociale “Specchio magico” di Monte Marenzo, ha poi sottolineato come il Covid abbia messo in evidenza una serie di fragilità che riguardano incuria e trascuratezza, violenza assistita, maltrattamento psicologico, fisico e abuso sessuale. Gli autori di questi comportamenti sono spesso familiari. “La pandemia è stata polarizzante per situazioni dove c’era già un problema. Nei bambini abbiamo avuto una sostanziale tenuta, ma con il prezzo di un grande peggioramento di condizioni per coloro che erano già a rischio”. A Lecco, la cooperativa ha incontrato 63 piccoli nel 2020: 33 casi per maltrattamento fisico, 22 per abusi sessuali e 8 per diversi episodi. “È importante trovare una risposta di progettualità territoriale per dare una risposta ai ragazzi che hanno necessità di intervento, prevenzione e aiuto”.



Maurizio Bonati, medico, capo del Dipartimento di salute pubblica dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, è stato l’ultimo degli ospiti a prendere la parola. Ritornando sugli spunti dei colleghi, ha mosso una riflessione critica a quello che in questo anno è mancato, sottolineando la grande disattenzione, che ci portiamo dietro da tempo, verso le fasce giovanili. “Il Covid ha acuito qualcosa che già c’era, a cui non eravamo preparati e di cui dobbiamo farci carico anche se non siamo capaci. Sinora ci siamo dimenticati o non abbiamo avuto lo sguardo sufficiente per renderci conto di quello che stava succedendo. La politica e i decisori sono stati disattenti. Siamo concentrati sul maltrattamento, ma la sua forma più ampia è proprio la trascuratezza. L’esempio tipico è la scuola, chiusa perché non ritenuta essenziale, senza prospettive”. Il medico ha parlato dunque delle riaperture che, con le verifiche al primo giorno di rientro, non hanno fatto altro che acuire lo stress psicologico vissuto dai ragazzi, ma anche delle vaccinazioni agli insegnanti, che avrebbero dovuto essere “un passaggio di garanzia ulteriore”. Per Bonati sono piccoli aspetti che denotano grande disattenzione e l'assenza di un piano strategico. “Chi paga le conseguenze sono i fragili, non solo i bambini ma anche le famiglie. Manca completamente una struttura capace di dare segni di continuità. Da soli non si va da nessuna parte: si guadagna tutti se si riesce a costruire qualcosa insieme”.
M.Mau.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.