Colle B.za, 25 aprile: ''preziosa eredità'' per il sindaco Galbusera

«La libertà, l'indipendenza e la dignità che abbiamo riconquistato 76 anni fa sono tutt'ora una preziosa eredità che dobbiamo tutelare ed espandere con cura». Queste sono alcune delle parole che Tiziana Galbusera - sindaco di Colle Brianza - ha pronunciato durante le commemorazioni odierne, per la Festa della Liberazione.
Il primo cittadino nel suo discorso ha spiegato: «La democrazia basata sulla partecipazione dei cittadini, sulla giustizia sociale, sul lavoro, sul rispetto dei diritti e dei doveri di tutti, deve sempre essere alla base del nostro agire anche in periodi di incertezza e crisi, anche di valori e di riferimenti morali, come quelli in cui stiamo vivendo».

In occasione del 76esimo Anniversario della Liberazione, nel comune di Colle Brianza si è tenuta una commemorazione in forma ridotta a causa dell'emergenza sanitaria. Terminata la messa - svoltasi nella chiesa di Nava - con la presenza delle autorità comunali, la cerimonia è proseguita presso il monumento ai Caduti. Qui il primo cittadino ha tenuto il suo intervento ricordando sia i valori della Liberazione sia la particolare situazione odierna.
«Da più di un anno - ha spiegato - combattiamo una guerra, invisibile, che ha lasciato sul campo molte vittime e che ci ha costretto a cambiare radicalmente le nostre abitudini. È una guerra difficile da accettare ed affrontare, che mette alla prova la nostra salute, la nostra economia, ma anche la resistenza di noi tutti, che ci chiama a fare sacrifici che non avremmo pensato di dover affrontare [...]». Di fronte a questa particolare situazione il sindaco ha richiamato i valori della Liberazione: «proprio il ricordo del 25 aprile 1945 deve essere da stimolo per continuare con determinazione e serietà la battaglia contro questo virus, fino ad arrivare ad una nuova liberazione, ad una ripartenza che diventerà per tutti noi una piccola rinascita».
In conclusione del suo intervento Galbusera ha ringraziato il parroco Don Alberto, la Protezione Civile e i rappresentanti degli Alpini.
Come da tradizione le autorità si sono poi date appuntamento in località Pessina per commemorare la storia della lotta partigiana, particolarmente sentita, visti i tragici fatti avvenuti al "Casello dei Partigiani".

Nel settembre del 1943 la popolazione dell'abitato di Giovenzana diede rifugio a sette combattenti alleati. Erano evasi da un campo di concentramento situato a Ponte San Pietro nella bergamasca. Fu il parroco Don Riccardo Corti a mobilitarsi in modo notevole per sostenere i sette. Gli ex prigionieri vennero suddivisi fra una casa del paese e un rustico situato in località Pessina. Dopo un mese, le truppe fasciste della Repubblica Sociale e le S.S. tedesche occuparono il paese di Giovenzana intimando alla popolazione di consegnare i combattenti alleati. I cinque ospitati in paese vennero subito arrestati, mentre i due combattenti spagnoli - Andrea Sanchez e Josè Martinez - rifugiati presso il rustico in località Pessina vennero catturati e assassinati.
Terminata l'operazione le truppe fasciste italiane e naziste tedesche minacciarono di radere al suolo l'abitato di Giovenzana. Il parroco don Riccardo Corti si consegnò assumendosi la responsabilità piena del supporto offerto ai combattenti alleati. Il suo gesto salvò il paese dalla rappresaglia, ma gli costò la deportazione in un campo di concentramento. Venne liberato due anni dopo, grazie all'intervento del Cardinal Schuster.

L.A.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.