Casatenovo: nel polmone verde che collega Via S.Francesco a Rancate ''spuntano'' dal terreno i rifiuti dell'ex discarica

Un angolo verde che segna il confine fra la provincia lecchese e quella monzese, al limitare del Parco Valle del Lambro. Un percorso che consente, in poche decine di minuti di raggiungere da Via San Francesco, le località Giovenigo e Rancate, immergendosi nel silenzio della Valle del Pegorino che regala scenari ''da cartolina''.

A destra l'accesso al sentiero da Via San Francesco, località Toscana

Un'escursione adatta a tutti, che richiede un buon passo e grande attenzione per non perdere l'aderenza con il terreno, ma senza troppe pretese, facilitata anche dalla segnaletica posta lungo il passaggio dai volontari dell'associazione Sentieri e Cascine.

Sullo sfondo Cascina Rancate vista da Giovenigo

Il torrente Pegorino in secca

Anche noi, approfittando di una bella mattinata di sole, qualche giorno fa ci siamo avventurati in questo cammino accompagnati dal casatese e noto ambientalista Vincenzo Campanella che ben conosce i sentieri del territorio e dopo avere lasciato l'auto nel posteggio della zona industriale di Via San Francesco, abbiamo percorso a piedi l'arteria sino alla località Toscana e da lì ci siamo spinti verso il confine con Correzzana prima e Besana poi, costeggiando il corso del torrente, sino a quel momento praticamente in secca.

Le sorprese, non sono mancate. In positivo naturalmente grazie alle distese verdissime, all'acqua limpida, alla bellezza dei nuclei di Rancate e Giovenigo e ai resti dell'ex acquedotto Mellerio. Ma lungo il cammino in verità, ci siamo imbattuti in uno ''spettacolo'' di cui già avevamo sentito parlare, ma che non ci aspettavamo di trovare propriamente in quelle condizioni.

Pochi minuti dopo aver imboccato il sentiero che scende da Via San Francesco verso il corso del Pegorino, un odore acre ha attirato la nostra attenzione e fra la vegetazione rigogliosa e i fusti degli alberi in parte schiantati al suolo, abbiamo notato qualcosa di anomalo ''spuntare'' dal terreno.

Erano i resti dell'ex discarica che negli anni Settanta aveva trovato spazio in quell'angolo verde. Dal terreno emergono infatti sacchi neri, rifiuti domestici, blister di farmaci, fiale e provette ovviamente ''svuotati''. E poi ancora bottiglie di vetro, latte di vernice e altro ancora. Insomma tutto quello che è rimasto nonostante l'inesorabile trascorrere degli anni e che, complice probabilmente la pioggia e le condizioni atmosferiche, la terra ha progressivamente restituito.

VIDEO




Dell'ex discarica di Via San Francesco si era già parlato a più riprese negli anni scorsi. L'argomento in particolare era salito alla ribalta delle cronache quando sindaco era Antonio Colombo, soprattutto nel primo mandato, fra il 2004 e il 2009. Risalgono infatti a quegli anni, a seguito anche di frequenti episodi di abbandono illecito di rifiuti all'imbocco del sentiero, i rilievi effettuati nel sito dell'ex discarica (che in alcuni punti parrebbe raggiungere addirittura una profondità di ben sei metri).

Sulla base delle informazioni raccolte e dei risultati ottenuti erano stati eseguiti in una fase successiva, alcuni sondaggi tesi ad osservare il reale stato dell'area e dei rifiuti in essa conferiti. Dai dati emersi era stato accertato che non vi era un pericolo per eventuali contaminazioni di falde acquifere presenti nella zona, ma si era comunque deciso di intervenire per ridurre l'impatto residuo dei rifiuti, migliorando al contempo l'aspetto morfologico e paesaggistico dell'area.

Il patto di stabilità e altre opere pubbliche ritenute evidentemente prioritarie, avrebbero poi fermato la concreta realizzazione del progetto che prevedeva una spesa di circa 200mila euro (con contributo atteso da Provincia di Lecco e Parco Valle del Lambro) e che, secondo quanto è dato sapere, interesserebbe un'area estesa per circa 5mila metri quadrati, interessata da rifiuti indifferenziati (non pericolosi) accumulati nel corso degli anni.

Ben prima che sorgesse l'attuale piattaforma ecologica di Via Boschetto, quando la differenziata era utopia e la raccolta porta a porta avveniva in maniera molto blanda rispetto ai giorni nostri, sembra che a Casatenovo parte dei rifiuti venissero depositati in quell'angolo verde al confine con Correzzana, approfittando anche della zona decisamente defilata. Una vera e propria discarica di cui in molti erano a conoscenza e che a distanza di decenni, continua a mostrare - anche se parzialmente - il proprio volto.

Fino a quando perlomeno, gli enti coinvolti non si decideranno ad intervenire per mettere mano al problema e questa volta in maniera definitiva.
G. C.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.