Casatenovo: la democrazia e il ruolo delle istituzioni nell'incontro con il Prof.Fontana

In occasione della Festa della Liberazione il Comune di Casatenovo ha proposto la conferenza online “25 aprile: democrazia e totalitarismi” con il Prof. Claudio Fontana, docente di Storia e Filosofia presso il Liceo Scientifico Paolo Frisi di Monza. L’incontro è parte dell'iniziativa ''Settimana civica. Noi come cittadini. Noi come popolo'', promossa dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e in collaborazione con A.N.P.I. Al centro del dibattito il significato del 25 aprile, giorno di liberazione dal nazifascismo. La decisione di scegliere proprio questa giornata fu presa il 22 aprile 1946 quando il governo provvisorio stabilì con un decreto che questa dovesse essere “festa nazionale”.
“All’interno della resistenza – afferma Claudio Fontana - comincia a dipanarsi un panorama ideologico e politico molto diversificato. Questa diversificazione è stata per un certo momento anche un ostacolo all’organizzazione della resistenza stessa e del sovvertimento della Repubblica di Salò e del nazifascismo. Le brigate erano composte anche da soldati dell’esercito regio che dopo l’8 settembre 1943 non si sono sentiti più riconosciuti. Alcuni storici definiscono i primi giorni di settembre “la morte della patria”, un’espressione durissima. Il presidente del consiglio Badoglio e il re Vittorio Emanuele III scappano da Roma e si rifugiano a Brindisi, lasciando gran parte dell’Italia abbandonata a se stessa. Gli esponenti dell’esercito italiano non si sentono più governati. È la morte di un’identità collettiva. Il re ha commesso l’ennesimo sbaglio per cui Roma verrà occupata dai fascisti e poi liberata nel ’44 dagli americani. Il sud viene progressivamente liberato dagli alleati. L’unica città del sud che si libera da sola è Napoli, il resto è tutto liberato dagli anglo-americani. Al nord si crea un nuovo governo, una nuova realtà, che è quella della Repubblica Sociale Italiana. Mussolini è costretto da Hitler a rimettere in piedi un governo, che in realtà serve solo da strumento per organizzare e determinare la discesa dei tedeschi nel nostro paese. Mussolini è un uomo finito politicamente a partire dal 25 luglio ’43 quando viene sfiduciato. Le sue idee e progetti sono tragicamente finiti, l’idea dell’impero, della razza italiana. È un fantoccio nelle mani di Hitler e cerca di imporsi di nuovo con la violenza. Intanto i partigiani si organizzano nelle brigate e poi nel grande organismo denominato Comitato di Liberazione Nazionale. Nei venti mesi di resistenza abbiamo tre governi: nel sud troviamo Badoglio con Vittorio Emanuele III, poi il governo dei nazifascisti con la Repubblica di Salò e infine il governo del CLN. La situazione è drammatica, lo scontro è tragico”.
Con la giornata del 28 aprile 1945 noi facciamo simbolicamente terminare la resistenza e la lotta partigiana. In realtà ci sarà una coda drammatica, una guerra civile in alcune zone del nostro paese.
"Non riusciremmo a capire la portata di quell’evento – continua il docente - se non lo inserissimo all’interno della cornice novecentesca, di quello che è accaduto in Europa. Quei venti mesi tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 riescono ad assumere il loro valore se e solo se vengono inseriti all’interno del contesto dei totalitarismi. Abbiamo tre forme di totalitarismo: fascismo, nazismo e comunismo. Il totalitarismo è un fenomeno tipico del ‘900, della società di massa. È stato un tentativo di rispondere in maniera semplice e rassicurante a questioni complesse, prima fra tutte quella della rivoluzione industriale. Così è nato il partito unico, la distruzione di ogni opposizione, il senso di appartenenza alla comunità, l’ordine, la sicurezza. Mentre i totalitarismi cercano di fornire risposte semplici a questioni complesse, la democrazia compie un’opera di verità e dice che non esistono risposte semplici. La democrazia è il luogo della complessità ed è per questo che è un istituto difficile da organizzare. È il coraggio, la competenza, la forza di riuscire a gestire situazioni complesse in un mondo complesso".
Per certi versi oggi la democrazia può apparire in pericolo. Molti studiosi dicono che ci sono dei segnali che sembrano far pensare ad un ritorno di fiamma dei totalitarismi. In Italia, ad esempio, è un dato evidente che ci siano formazioni apertamente filofasciste. Ci sono atteggiamenti, costumi fascisti nel nostro paese così come nel mondo occidentale. La democrazia è in pericolo? E che cos’è oggi il fascismo? Oggi la democrazia vive una fase di transizione, si trova a fare i conti con delle esperienze nuove come l’uso di Internet. Il pericolo non è tanto il fascismo, ma lo svuotamento della democrazia da parte della politica. Siamo di fronte ad una “deriva recitativa” della democrazia, cioè si recita la democrazia, si resta in un perimetro formale, ma si esce dalla sua dimensione sostanziale. La democrazia vive di una simbiosi particolare, tra il metodo di definizione e gli ideali. Non si possono dividere le due cose. Oggi prendiamo la democrazia dal punto di vista organizzativo e quel metodo non è sostanziato da nessun ideale (il senso di comunità, il rispetto del diverso, l’uguaglianza di fronte alla legge, …). Se rimane solo la procedura, allora siamo di fronte ad una forte problematicità.
Il ruolo delle istituzioni è importante da sottolineare. Il nazismo e il fascismo hanno sempre cercato di abbattere le istituzioni a favore del partito unico. Le istituzioni vengono vissute come un ostacolo e si cerca di cancellarle.
S.B.
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