Nostra Famiglia: il giudice dispone una perizia per stabilire le cause della morte di un'alunna nel 2018. Imputata un'infermiera

Il tribunale di Lecco
Ritenendo di non essere nelle condizioni per esprimersi sulla richiesta di condanna avanzata dal procuratore facente funzioni Alessandro Pepè, il giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano ha disposto il conferimento di un incarico peritale per fare ulteriore luce sulle cause che a inizio 2018 avevano portato al decesso di una bambina di quasi 11 anni frequentante la scuola primaria presso l'istituto Medea gestito dall'associazione La Nostra Famiglia, a Bosisio Parini.
Si tornerà in aula il prossimo 22 giugno, quando il gup formulerà il quesito sul quale saranno chiamate ad esprimersi - nei termini indicati - due professioniste. Bisognerà attendere almeno la fine dell'estate per conoscere l'esito di una vicenda giudiziaria delicatissima, scaturita dalla morte dell'alunna residente con la famiglia a Paderno Dugnano.
L'episodio risale al 20 febbraio 2018 quando la piccola, affetta da una malattia rara (la miopatia nemalinica) si era sentita male per un problema alle vie respiratorie mentre si trovava in classe e poi condotta d'urgenza all'ospedale Manzoni di Lecco, dove era stata dichiarata clinicamente morta per arresto cardiocircolatorio.
Nelle settimane successive, la famiglia aveva presentato una denuncia a carico di ignoti, volendo accertare che fossero state messe in atto tutte le procedure di rianimazione che avrebbero potuto salvare la vita della bambina.
Sul registro degli indagati - nel fascicolo con ipotesi di reato omicidio colposo dapprima aperto dal sostituto procuratore Cinzia Citterio, poi passato nelle mani della collega Giulia Angeleri e in ultimo di Alessandro Pepè - era stata iscritta un'infermiera in forza all'istituto Medea di Bosisio, che in quella circostanza era operativa presso il padiglione scolastico e avrebbe dovuto pertanto vigilare sulle condizioni della bambina.
La Procura, sulla base della consulenza disposta per fare luce sul decesso della piccola e per delineare eventuali profili di responsabilità, aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. Si era però opposta la parte civile, con il giudice per l'udienza preliminare che aveva stabilito di procedere con l'imputazione coatta dell'infermiera, ritenendo presumibilmente che dalle indagini fossero emersi elementi tali da sostenere il rinvio a giudizio. La ''palla'' era passata di nuovo alla Procura che quest'oggi in udienza - rappresentata da Alessandro Pepè, procuratore facente funzioni - ha chiesto la condanna dell'imputata - in rito abbreviato - alla pena di otto mesi.
Alla donna - difesa dagli avvocati Vincenzo e Luca Paltrinieri del foro di Milano e presente stamani in aula - si contestava (con accuse ancora tutte da dimostrare) il non aver valutato le difficoltà respiratorie della bambina, il non averla saturata adeguatamante e l'aver messo in atto una procedura che - seppur involontariamente - avrebbe aggravato il suo quadro clinico.
Ritiratosi in camera di consiglio il giudice Catalano ha deciso di non esprimersi in merito alla richiesta di condanna della donna, disponendo invece ulteriori accertamenti. Allo stato attuale nel fascicolo sono infatti presenti due consulenze, prodotte da Procura e parte civile (rappresentata dall'avvocato milanese Paola Boccardi), con conclusioni differenti. La scelta del gup è stata quella di sviscerare alcuni aspetti che potrebbero delineare con maggior precisione le eventuali responsabilità ascritte all'imputata, per poi assumere una decisione nel merito.
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