Costa: la moschea...in tribunale. Contestati gli interventi edilizi

È finito sul banco degli imputati dopo un'opposizione al decreto penale di condanna Farhi Bendaoud, 68enne di origini marocchine residente a Nibionno: in qualità di legale rappresentante dell'associazione ''La Speranza'' di Costa Masnaga è chiamato a rispondere del reato di abuso edilizio.

L'ente è proprietario infatti, dell'immobile di via Cadorna (civico 8) utilizzato da anni come moschea, dove  - secondo l'ipotesi accusatoria formulata dalla Procura della Repubblica di Lecco e ancora tutta da dimostrare - sarebbero stati realizzati interventi edilizi in assenza di permesso di costruire.
Contestati in particolare l'ampliamento del bagno, la suddivisione di un locale per crearne due, la demolizione di alcune pareti, l'apertura di una porta di ingresso con tanto di rampa dal cortile interno all'edificio e, soprattutto, la modifica della destinazione d'uso da produttiva a luogo di culto.
Già da tempo il Comune di Costa Masnaga era ricorso alle vie legali (sotto il profilo amministrativo) per porre fine alle presunte irregolarità (solo di un anno fa è la "vittoria" dell'ente territoriale davanti al Tar sui ricorsi presentati dall'associazione culturale), ma mai la vicenda era stata affrontata in sede penale.
Oggi è stato chiamato a testimoniare l'agente di Polizia locale Marco Frigerio, che il 22 febbraio 2019 fa ha accompagnato l'architetto dell'Ufficio lavori pubblici del Comune per un sopralluogo all'interno dei locali della "moschea": nulla ha saputo riferire al giudice Enrico Manzi sotto il profilo tecnico. Per questo è stata citata per la prossima udienza, fissata al 18 giugno prossimo, l'architetto Giuseppina Bonfanti.
Oltre alla testimonianza dell'autrice della relazione, è previsto l'esame dell'imputato e la discussione finale.
F.F.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.