Barzanò, buoni fruttiferi falsificati ed incassati: rinviato a giudizio l'ex operatore di Poste

Il tribunale di Lecco
Rinvio a giudizio per l'ex dipendente di Poste Italiane accusato di falso e peculato in concorso con ignoti per aver pagato - attraverso bonifici - una serie di buoni fruttiferi emessi negli anni Ottanta. La sentenza è stata pronunciata nel primo pomeriggio odierno dal giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano, che ha fissato al 1°luglio la data di avvio del dibattimento al cospetto del collegio del tribunale lecchese.
Al 37enne residente a Molteno, difeso dall'avvocato Giovanni Priore con studio in città, vengono contestati alcuni episodi avvenuti fra il 2015 e il 2017 quando l'uomo sarebbe stato inviato in più occasioni dai superiori a sostituire i dirigenti in ferie o in malattia in vari sportelli del nostro territorio.
In quattro circostanze ci sarebbe stato proprio lui a dirigere l'ufficio postale quando - secondo la tesi sostenuta dalla Procura - presunti complici mai individuati avrebbero presentato all'incasso i buoni fruttiferi falsificati. Una truffa che avrebbe fruttato un bottino decisamente consistente: circa 770mila euro - dei quali oltre 500mila nel solo ufficio postale di Barzanò - e gli altri divisi fra le sedi di Oggiono e Annone.
Un modus operandi abbastanza semplice: i buoni postali sarebbero stati riprodotti su buoni originali ma ''in bianco'', rubati negli anni Ottanta negli uffici postali e compilati con abilità in modo da renderli identici a quelli effettivamente sottoscritti, con tanto di regolare (e corrispondente) numero di matrice. Ad incassarli soggetti rimasti al momento ignoti, muniti della carta d'identità, chiaramente falsificata, dell'effettivo intestatario.
Stamani il giudice Catalano ha ascoltato le tesi del sostituto procuratore Flavio Ricci e della difesa. Quest'ultima si è battuta per dimostrare l'estraneità del proprio assistito ai fatti che gli vengono contestati, sostenendo che il meccanismo truffaldino sarebbe opera di professionisti. Considerata la qualità dei documenti riprodotti, non si esclude nemmeno la mano di organizzazioni criminali, visto che in diverse occasioni il denaro prelevato attraverso i buoni fruttiferi sarebbe finito su conti correnti postali aperti in uffici della zona del napoletano e in un caso addirittura della Croazia. Organizzazioni a cui l'imputato sarebbe del tutto estraneo, pure lui presunta vittima del sofisticato meccanismo truffaldino, che peraltro non avrebbe colpito la sola nostra provincia ma molte altre zone d'Italia.
Tutti i possessori dei veri buoni fruttiferi falsificati e indebitamente incassati sono stati risarciti da Poste Italiane, parte civile nel procedimento penale.
Ora non resta che attendere l'avvio del dibattimento, durante il quale si dovranno verificare le tesi sostenute da pubblica accusa e difesa e accertare così il ruolo assunto in questa delicata vicenda dall'imputato.
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