La 'tata' vittima di maltrattamenti da parte dell'ex: in aula il racconto della sua titolare

Il tribunale di Lecco
E' arrivata a commuoversi raccontando di quella che ha definito la mezz'ora peggiore della sua vita. Questa mattina, nell'ambito di un delicato processo per maltrattamenti in famiglia e stalking nei confronti dell'ex compagna a carico di un cittadino cingalese è stata escussa, al cospetto del collegio giudicante del Tribunale di Lecco - presidente Enrico Manzi, a latere le colleghe Nora Lisa Passoni e Giulia Barazzetta - la datrice di lavoro della persona offesa, una distinta signora che da qualche anno ha assunto la donna come tata dei propri figli, diventando poi per la stessa confidente fino ad arrivare a offrire a lei e alla sua bambina un posto sicuro dove stare e cominciare, con maggiore serenità, un nuovo cammino a due, lasciandosi alle spalle violenze fisiche e psicologiche patite durante la convivenza con l'imputato che non avrebbe accettato la fine della relazione, perseguitando l'amata anche dopo il suo allontanamento da casa. Tanti gli episodi raccontati dalla testimone, concentrati prevalentemente tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, anche in maniera circostanziata. Perchè vissuti di persona - come quella volta che l'uomo si sarebbe introdotto nella sua proprietà per lasciare un bigliettino indirizzato all'amata - o perchè vissuti tramite le "confessioni" della collaboratrice domestica - costituitasi parte civile nel processo all'ex e già sentita in una precedente udienza - o della figlioletta. Proprio quest'ultima, nel pieno di una notte, quando la famiglia viveva ancora sotto lo stesso tetto, nel casatese, si sarebbe svegliata con le mani dell'imputato addosso, sul seno e in mezzo alle gambe. O ancora, sarebbe intervenuta in difesa dalla madre, nel corso di un'aggressione patita dalla donna dal compagno che nell'appartamento aveva già spaccato piatti e suppellettili, ritrovandosi presa a calci dall'imputato con un fil di ferro al collo.
"Ci sono state notti in cui la costringeva a stare seduta immobile sul divano, senza poter nemmeno andare in bagno, ad ascoltare lui che suonava la chitarra o che le spiegava come l'avrebbe uccisa" ha aggiunto la testimone, in riferimento alla tata che a suo dire avrebbe sopportato tutto ciò, da donna innamorata, "perchè era convinta di poterlo salvare".
Tornando invece alla "mezz'ora che non auguro a nessuno", a metà gennaio dello scorso anno, sarebbe stata chiamata dalla persona offesa mentre la stessa in auto, cercava di liberarsi dell'ex. Il cingalese - al volante della sua vettura - avrebbe infatti inseguito lungo una strada tortuosa la baby sitter, mentre la stessa trasportava anche i bambini che erano affidati, superando una serie di vetture in piena curva nel tentativo di farla fermare, arrivando quasi a speronarla in prossimità ormai della strada statale raggiunta dalla conducente per mettersi in salvo. Un racconto che troverebbe riscontro nel vivo ricordo di uno dei piccoli a bordo, spettatore indifeso di un qualcosa che avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori.
Ritenuto superfluo dal collegio, non sarà sentito il datore di lavoro dell'imputato, intervenuto parrebbe in alcune occasioni per cercare di calmare gli animi nell'abitazione dove la coppia viveva, arrivando addirittura a pagare una notte in albergo per la parte civile e la figlioletta per permettere loro di riprendersi dopo una serata eccessivamente animata.
Il processo riprenderà l'8 luglio con l'audizione dei testi citati dalla difesa, rappresentata dall'avvocato Ivana Montani. In quell'occasione anche il suo assistito ha già annunciato rilascerà spontanee dichiarazioni per provare a alleggerire la propria - pesante - situazione.
A.M.
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