Retesalute: denunciate dieci persone dal collegio liquidatori. Coinvolti ex dipendenti, consulenti, membri del CdA


Si salvi chi può. Il Collegio liquidatore ha denunciato dieci persone, coinvolte a vario titolo nell'affaire Retesalute, annunciando la costituzione parte civile dell'Azienda, nel procedimento penale che la Procura della Repubblica dovrebbe avviare.
Si aggiunge quindi un ulteriore capitolo nella vicenda che sta tenendo banco da oltre un anno nei ventotto comuni che compongono l'asp. Solo venti giorni prima, lo scorso 20 maggio, l'assemblea dei sindaci ha votato la messa in liquidazione della società nel tentativo di metter fine una volta per tutte alla caotica situazione finanziaria venutasi a creare. Contemporaneamente i sindaci hanno nominato il Collegio liquidatore composto da tre membri: dottor Ciro D'Aries (presidente per il quale è previsto un compenso di 60 mila euro), l'avvocato Alessandra Colombo (presidente del Consiglio di amministrazione di Retesalute, compenso previsto di 40 mila euro) e il dottor Paolo Emanuele Grimoldi (anche per lui 40 mila euro). E tra i primi atti del Collegio liquidatori è stata la denuncia con relativa richiesta di danni ad ex amministratori, oltre che funzionari, che hanno amministrato l'Azienda per conto dei sindaci.
Nessuno fino ad ora ha potuto visionare la denuncia depositata nei giorni scorsi presso il Comando compagnia dei carabinieri di Merate, ma sembra che il Collegio abbia ricostruito le fasi essenziali della vicenda a partire dall'ottobre del 2019, quando si insediò il nuovo Consiglio di amministrazione, presieduto dall'avvocato Alessandra Colombo. Contestualmente venne assunta la dottoressa Laura Mattiello alla quale fu affidato l'incarico di responsabile del settore economico. E' stato in quel momento che per la prima volta sono emerse gravi irregolarità contabili. La verifica del bilancio 2019 aveva messo in evidenza una perdita d'esercizio di oltre 550 mila euro. Ma le brutte sorprese erano tutt'altro che finite. Infatti ulteriori verifiche avevano permesso di stabilire che l'Azienda aveva avuto perdite cumulate per oltre tre milioni di euro anche negli esercizi precedenti, almeno a partire dal 2015.
La denuncia sarebbe inoltre supportata dalla relazione dell'Organismo di vigilanza, composto dal dottor Marco Bertocchi, dall'avvocato Sara Del Forno e dal dottor Cesare Perego. Un vero e proprio dossier di oltre cinquanta pagine dove vengono ricostruite nel dettaglio le varie fasi della gestione di Retesalute, con le rispettive responsabilità dei singoli personaggi coinvolti.
A questo punto il Collegio dei liquidatori "dopo aver preso atto che le perdite economiche evidenziate nel bilancio 2019 sono di importo rilevante, che le perdite appaiono ascrivibili in buona parte agli errori di contabilizzazione commessi negli esercizi precedenti l'anno 2019 e che sono stati redatti bilanci dal 2015 al 2018 non corrispondenti ai dati reali e comunicate false ed errate comunicazioni ai soci, tutte Amministrazioni pubbliche che la situazione rappresentata e la liquidazione dell'azienda ha causato danni anche e non solo di natura economica - ma soprattutto che - il comportamento delittuoso è stato di tutta evidenza intenzionale e doloso volto a mistificare e occultare la grave perdita strutturale" ha sporto denuncia querela nei confronti di coloro che vengono considerati i responsabili della situazione che si è venuta a creare e che all'epoca dei fatti ricoprivano ruoli chiave nella gestione di Retesalute.

E all'epoca dei fatti - come emerge dalla relazione dell'Organismo di vigilanza - le figure aziendali di riferimento erano la dottoressa Anna Ronchi di Bellusco, che ricopriva il posto di Responsabile del servizio economico, la dottoressa Simona Milani di Olgiate Molgora, che è stata direttore generale fino al giugno 2020, il dottor Giovanni Vaghi di Como, affidatario del servizio di contabilità esterna e che si è occupato della redazione dei bilanci, i revisori dei conti dottor Giovanni Perego di Cremella e dottor Stefano Maffi di Robbiate, i membri del Consiglio di amministrazione in carica dal 22 dicembre 2014 al 24 settembre 2019: Alessandro Salvioni di Robbiate, Emilio Zanmarchi di Merate, Valerio Colleoni di Calusco d'Adda, Rita Bisanti di Muggiò e Giacomo Molteni di Monticello.
Al di là della piega giudiziaria che prenderà la vicenda, che andrà ad aggiungersi all'indagine già in corso da parte della Procura di Lecco, che ha portato gli agenti delle Fiamme Gialle ad acquisire un ingente quantitativo di documenti nella sede di Retesalute a Novate, resta l'aspetto politico della questione. Di fatto optando per la liquidazione i sindaci hanno deciso di "crocifiggere" indirettamente i loro stessi compagni di partito.
Quello che succederà ora politicamente è difficile immaginarlo, certo è che chi rischia di finire sul banco degli imputati a causa della scelta dei propri compagni di partito, potrebbe non gradire.
Del resto un capro espiatorio prima o poi andava trovato.
E' la politica bellezza, altro che la stampa, e tu non ci puoi fare niente.
Angelo Baiguini
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