Oggiono: per i furti in otto negozi della città il PM chiede 1 anno e 6 mesi

Un anno e sei mesi. E' la richiesta di condanna avanzata quest'oggi dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli nei confronti di Massimo Ramon Iracà, il 40enne a processo per una serie di furti ai danni di esercizi commerciali avvenuti a Oggiono tra aprile (e quindi in pieno primo lock-down) e settembre.
Nel primo pomeriggio odierno l'imputato - da poco agli arresti domiciliari - è comparso in tribunale a Lecco al cospetto del giudice in ruolo monocratico Giulia Barazzetta per il processo con rito abbreviato, come da richiesta del suo difensore, l'avvocato Marcello Perillo.

Un'immagine tratta dal sistema di videosorveglianza oggionese che immortala uno dei furti messi a segno nel 2020

Iracà era finito in carcere per il reato di furto aggravato continuato, sulla base di un'ordinanza restrittiva firmata dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Lecco il 22 ottobre. Residente nelle vicinanze dei negozi ''visitati'', il 40enne - secondo le risultanze dell'attività investigativa condotta dai militari di Oggiono - avrebbe messo a segno otto furti di notte attraverso l'effrazione di porte o finestre: il 22 aprile ai danni di una pasticceria e di un negozio di alimentari; tra il 24 agosto e il 10 settembre di un bar/pasticceria e di un negozio di fiori; il 7 settembre di un negozio di estetica; tra il 7 e il 9 settembre di un bar; l'11 settembre, di un parrucchiere; tra l'11 e il 15 settembre, di un'edicola.
Denunciati a piede libero per complicità, ma limitatamente a due specifici episodi avvenuti nel mese di aprile, Emiliano Trovato, 50 anni (figlio del boss Franco Coco Trovato, tornato in libertà dopo aver scontato diversi anni in carcere per la condanna irrogata nell'ambito del processo Oversize) e la moglie Simona Poerio, 43, entrambi residenti a Lecco. I due coniugi compariranno a dibattimento davanti al giudice Martina Beggio, convinti di poter dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati.
Per quanto riguarda Iracà invece, stamani il pubblico ministero d'udienza Caterina Scarselli ha chiesto una condanna a un anno e sei mesi. Si è invece battuto per l'assoluzione perché non è stata raggiunta la prova della responsabilità penale del suo assistito, l'avvocato Perillo. Si torna in aula il prossimo 30 giugno per la sentenza.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.