Casatenovo: imputato per stalking verso la sua ex, il PM chiede una condanna a 4 anni
Il vice procuratore onorario Caterina Scarselli ha chiesto la condanna dell'imputato alla pena di quattro anni. Toccherà a parte civile e difesa - il prossimo 20 luglio - discutere, poi il giudice in ruolo monocratico Martina Beggio pronuncerà la sua sentenza.
Si chiuderà dunque entro la fine del mese la vicenda giudiziaria con protagonista un sessantenne imputato per stalking nei confronti dell'ex compagna, all'epoca dei fatti residente a Casatenovo.
Una relazione di lungo corso la loro, conosciutisi sul luogo di lavoro e rimasti insieme per circa vent'anni, nel corso dei quali però la donna - secondo la tesi sostenuta dalla Procura lecchese - sarebbe stata sottoposta a manipolazioni psicologiche talmente pesanti da restare completamente isolata dal suo sistema di amicizie e affetti familiari. Lo avrebbe testimoniato la sorella, riferendo di aver recuperato il rapporto con la congiunta solo da pochi anni, da quando cioè si era rivolta al Centro antiviolenza di Merate dopo aver sporto denuncia ai carabinieri
Una volta trovato il coraggio di lasciare il compagno però, le cose sarebbero ulteriormente peggiorate: pedinamenti, appostamenti sotto casa e sul luogo di lavoro, telefonate, messaggi e lettere di minaccia. Un quadro pesante, tale da compromettere la serenità della sua esistenza quotidiana. Molti dei testimoni escussi hanno descritto il rapporto tra i due come esclusivo e possessivo.
Alla fine della relazione, l'imputato avrebbe persino contattato l'ex marito della donna, fingendosi un investigatore privato. Stando a quanto emerso in aula, la presunta vittima avrebbe anche perso il suo lavoro a causa dei comportamenti ossessivi dell'ex compagno. Quest'ultimo si sarebbe che appostato in auto nel parcheggio dell'esercizio commerciale presso il quale aveva trovato un'occupazione, arrivando anche a fermare le colleghe, parlando appunto della sua ex.
Un'istruttoria, quella che sta per esaurirsi, caratterizzata da continue eccezioni sollevate dalla difesa e plurime richieste di deposizioni documentali. E' stata anche presa visione del telefono cellulare della presunta vittima - costituitasi parte civile - acquisito dal tribunale come prova del reato.
Si torna in aula fra cinque giorni per la discussione e la sentenza finale.
Si chiuderà dunque entro la fine del mese la vicenda giudiziaria con protagonista un sessantenne imputato per stalking nei confronti dell'ex compagna, all'epoca dei fatti residente a Casatenovo.
Una relazione di lungo corso la loro, conosciutisi sul luogo di lavoro e rimasti insieme per circa vent'anni, nel corso dei quali però la donna - secondo la tesi sostenuta dalla Procura lecchese - sarebbe stata sottoposta a manipolazioni psicologiche talmente pesanti da restare completamente isolata dal suo sistema di amicizie e affetti familiari. Lo avrebbe testimoniato la sorella, riferendo di aver recuperato il rapporto con la congiunta solo da pochi anni, da quando cioè si era rivolta al Centro antiviolenza di Merate dopo aver sporto denuncia ai carabinieri
Una volta trovato il coraggio di lasciare il compagno però, le cose sarebbero ulteriormente peggiorate: pedinamenti, appostamenti sotto casa e sul luogo di lavoro, telefonate, messaggi e lettere di minaccia. Un quadro pesante, tale da compromettere la serenità della sua esistenza quotidiana. Molti dei testimoni escussi hanno descritto il rapporto tra i due come esclusivo e possessivo.
Alla fine della relazione, l'imputato avrebbe persino contattato l'ex marito della donna, fingendosi un investigatore privato. Stando a quanto emerso in aula, la presunta vittima avrebbe anche perso il suo lavoro a causa dei comportamenti ossessivi dell'ex compagno. Quest'ultimo si sarebbe che appostato in auto nel parcheggio dell'esercizio commerciale presso il quale aveva trovato un'occupazione, arrivando anche a fermare le colleghe, parlando appunto della sua ex.
Un'istruttoria, quella che sta per esaurirsi, caratterizzata da continue eccezioni sollevate dalla difesa e plurime richieste di deposizioni documentali. E' stata anche presa visione del telefono cellulare della presunta vittima - costituitasi parte civile - acquisito dal tribunale come prova del reato.
Si torna in aula fra cinque giorni per la discussione e la sentenza finale.
G. C.