Oggionese, maltrattamenti in famiglia: un 'padre-padrone' è condannato a due anni
La moglie, prima a rendere testimonianza, aveva cercato di minimizzare quanto subito nel tempo, ridimensionando il quadro a tinte cupe tracciato agli operatori della Squadra Mobile di Lecco la scorsa primavera, quando, per lei e i suoi figli, erano scattate le tutele previste dal così detto "codice rosso". L'istruttoria dibattimentale ha comunque permesso, come sottolineato la scorsa settimana dal procuratore facente funzioni Alessandro Pepè, ultimo erede di un fascicolo passato più volte di mano, di ritenere provata la penale responsabilità dell'uomo, classe 1973, con casa in un comune della cintura oggionese, in relazione ai maltrattamenti in famiglia a lui ascritti. Se il Pm aveva chiesto però una condanna pari a un anno e sei mesi, in considerazione anche della parziale incapacità di intendere e volere dell'imputato al momento della commissione dei fatti a lui addebitati come da perizia disposta nell'ambito del processo, quest'oggi il collegio giudicante - presidente Enrico Manzi, a latere le colleghe Nora Lisa Passoni e Giulia Barazzetta - ha irrogato una sentenza meno mite: 2 anni a cui sommare ulteriori 2 anni di libertà vigilata.
La moglie del 48enne e i ragazzi avrebbero subito, stando all'impianto accusatorio, minacce, ingiurie e forme di violenza fisica, fino alla decisione della signora, nel febbraio 2020, di lasciare l'abitazione di famiglia per recarsi fuori provincia da una conoscente, nell'intenzione di chiedere poi la separazione dall'uomo, sposato nel 1999. Attivata altresì l'associazione Telefono Donna che ha offerto ospitalità alla richiedente e ai suoi figli, fino alla scelta della stessa di far rientro a casa. Nel marzo 2020, a uscirvi è stato poi l'imputato a seguito di provvedimento di allontanamento disposto dal Questore, dopo l'interessamento appunto della Squadra Mobile che aveva raccolto la denuncia della persona offesa. La stessa aveva descritto l'imputato come un marito possessivo, rigido, incline a perdere subito la pazienza, facendo altresì accenno a insulti quotidiani e a episodi di violenza anche nei confronti dei figli, uno dei quali ancora minorenne. La settimana scorsa la parola era passata al 48enne, poco lineare nel ricostruire il vissuto tra le mura domestiche. Alle conclusioni del dr. Pepè, quest'oggi, hanno fatto seguito quelle dell'avvocato difensore Elena Ammannato. Ed infine la sentenza, letta direttamente alla presenza dell'imputato.
La moglie del 48enne e i ragazzi avrebbero subito, stando all'impianto accusatorio, minacce, ingiurie e forme di violenza fisica, fino alla decisione della signora, nel febbraio 2020, di lasciare l'abitazione di famiglia per recarsi fuori provincia da una conoscente, nell'intenzione di chiedere poi la separazione dall'uomo, sposato nel 1999. Attivata altresì l'associazione Telefono Donna che ha offerto ospitalità alla richiedente e ai suoi figli, fino alla scelta della stessa di far rientro a casa. Nel marzo 2020, a uscirvi è stato poi l'imputato a seguito di provvedimento di allontanamento disposto dal Questore, dopo l'interessamento appunto della Squadra Mobile che aveva raccolto la denuncia della persona offesa. La stessa aveva descritto l'imputato come un marito possessivo, rigido, incline a perdere subito la pazienza, facendo altresì accenno a insulti quotidiani e a episodi di violenza anche nei confronti dei figli, uno dei quali ancora minorenne. La settimana scorsa la parola era passata al 48enne, poco lineare nel ricostruire il vissuto tra le mura domestiche. Alle conclusioni del dr. Pepè, quest'oggi, hanno fatto seguito quelle dell'avvocato difensore Elena Ammannato. Ed infine la sentenza, letta direttamente alla presenza dell'imputato.